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Carige, piano di rilancio in tre mosse. Dalla Bce sostegno al…

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Carige, piano di rilancio in tre mosse. Dalla Bce sostegno al management

Ansa
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Derisking accelerato con ulteriore cessione di Npl e aumento delle coperture dei crediti unlikely-to-pay (Utp), realizzazione del piano di taglio dei costi annunciato, rinnovata spinta commerciale sull’aumento dei ricavi con la ripresa degli impieghi e soprattutto delle commissioni da wealth management (risparmio gestito e assicurazioni). Su questi tre pilastri si basa la strategia del management di Carige guidato dall’amministratore delegato Paolo Fiorentino, che punta ad accelerare il turnaround della banca per riportare in utile i conti già dai prossimi trimestri.

Il ritorno rapido alla redditività e il derisking sono fondamentali per dimostrare al mercato, dopo le traversie degli ultimi anni, che la banca è «viva» e in grado di produrre utili, aumentando così il valore per gli azionisti nel momento in cui il cda deciderà di sedersi al tavolo per trattare un’aggregazione auspicata dalla Vigilanza della Bce. È in questo contesto che un gruppo di fondi che pare avere acquistato in tutto il 10% negli ultimi due mesi, a partire dalla Capital Investment Trust di Raffaele Mincione con il 5,4%, ha intravisto in Carige un’opportunità di investimento con margini di upside sostituendosi - di fatto - al Credito Fondiario (che dal 5,5% post-aumento ha azzerato la posizione) e al gruppo Chenavari, in forte discesa dal 6%. I due partner per Npl e credito al consumo hanno collaborato in dicembre al buon esito della ricapitalizzazione chiesta da Bce come alternativa alla resolution, e ora si dedicheranno unicamente al ruolo di partner industriali evitando possibili conflitti d’interesse nell’azionariato.

Ne consegue una mutazione della base sociale. Accanto alla famiglia Malacalza (20%) e al gruppo Volpi (9%), scende il peso dei piccoli soci retail e cresce il ruolo degli investitori istituzionali che, come annunciato da Capital Management, guardano con fiducia all’azione di rilancio portata avanti dal team di vertice di Carige guidato da Fiorentino.

Si vedrà nei prossimi mesi se le tensioni tra i Malacalza e il vertice sono davvero finite. È certo che la banca, oltre a rapportarsi col mercato e con un azionariato in evoluzione, è tenuta sotto stretto controllo dalla Vigilanza europea della Bce che non tollera nuovi scossoni al vertice. Se ne è avuta una prova nel corso del cda di Carige di inizio febbraio, chiamato a rispondere alla lettera di rilievi dei Malacalza sull’aumento di capitale e in particolare sull’azione delle banche del consorzio di garanzia e collocamento. Nel corso della riunione, secondo fonti del board, uno dei responsabili della Vigilanza è intervenuto in call da Francoforte sollecitando l’intero consiglio a sostenere senza indugio l’azione di rilancio portata avanti dal management. Intervento che è stato verbalizzato e resta agli atti del cda.

La Vigilanza, come noto, da mesi sta monitorando Carige non solo dal punto di vista dei ratios patrimoniali ma anche della governance. In particolare l’attenzione è focalizzata sul funzionamento del consiglio di amministrazione e sui requisiti di professionalità di alcuni consiglieri. Tema che, almeno in un caso, potrebbe portare alla richiesta di sostituzioni. Il dossier è gestito dal presidente Giuseppe Tesauro e non è chiaro con che tempi si chiuderà l’interlocuzione con Bce.

Se la fase di instabilità al vertice pare comunque archiviata, la sfida per la ricerca della redditività e quindi della maggiore valorizzazione della banca è in corso.

I conti del primo trimestre 2018 saranno la prima occasione per verificare se la cura gestionale sta funzionando. E poiché la priorità strategica concordata con Bce resta la riduzione del profilo di rischio della banca, è probabile che parte del nuovo reddito venga destinata all’aumento degli accantonamenti per coprire gli Utp. Senza impatto sul conto economico avverrà invece l’annunciata ulteriore cessione di un miliardo di Npl, da realizzarsi in sede di first time adoption dei nuovi principi contabili Ifrs9. Manovra che inciderà con gradualità sull’extra buffer di capitale, quasi un add on imposto da Bce, finché Carige non avrà completato il piano di derisking. Un percorso obbligato per una banca che inizia a rivedere la luce dopo il rischio default cui sarebbe andata incontro appena due mesi fa se l’aumento di capitale non fosse andato in porto.

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