«Non si accettano contanti». Forse la Svezia, uno dei Paesi più digitali del mondo, l’unico che vanta una capitale con densità di startup di successo seconda solo alla Silicon Valley, ha esagerato nell’essere così allegramente “cashless”: nella nazione dove persino l’offerta in chiesa si paga con carta di credito o smartphone, monete e banconote sono utilizzate ormai solo per l’1-2% dei pagamenti. Con grande beneficio della lotta contro evasione fiscale, spaccio di droga e lavoro nero. Ma probabilmente il Paese che per primo nel 1661 adottò le banconote ha fatto troppo per eliminarle, tanto che la stessa Banca centrale svedese è in allarme per la volatilizzazione quasi assoluta del contante da alcune zone del Paese, in particolare quelle più remote del Nord.
La Riksbank, la Banca centrale svedese, teme che il rapido addio al contante porti alla scomparsa delle stesse infrastrutture necessarie all’utilizzo di banconote e monete, rendendo di fatto parte del Paese completamente “cashless”. In caso di catastrofe naturale o tecnologica, avere intere regioni completamente sprovviste di denaro sotto forma cartacea o metallica può rappresentare un problema serio, perché renderebbe impossibili i pagamenti anche per gli acquisti indispensabili alla sopravvivenza. «Il contante è importante in situazioni di crisi - spiega Patrik Andersson, ceo di Loomis, azienda di Stoccolma specializzata nel trasporto di banconote - gli svedesi probabilmente non si rendono conto di cosa potrebbe accadere in caso di vera emergenza».
I numeri del resto parlano da soli: l’anno scorso il contante in circolazione in Svezia è sceso al livello più basso dal 1990, con un crollo di ben il 40% rispetto al picco del 2007. La diminuzione di “cash” del 2016 e del 2017 è stata la maggiore mai registrata nella storia del Regno scandinavo. Il Paese sta per ritrovarsi in una situazione in cui «i mezzi pubblici di pagamento sono controllati da commercianti privati - come ha sottolineato con preoccupazione Stefan Ingves, Governatore della Banca centrale - e questo può diventare un problema, in particolare in situazioni di crisi». Forse è arrivato il momento di dare un colpo di freno alla febbre “cashless” della sempre più digitale società svedese, tornando a riempire i portafogli del popolo nordico con un po’ di vecchie, logore, fruscianti ma in fondo care banconote.
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