Paul Singer ruba la scena al piano dell’ad di Tim, Amos Genish. Mentre era in corso il consiglio Telecom - che, iniziato alle 10 di mattina, si è prolungato fino alle 18 - il fondo Elliott ha confermato, precisandole, le indiscrezioni della nottata, riportate da Bloomberg, che hanno fatto volare il titolo in Borsa, con un ultimo prezzo di 0,77 euro, in rialzo di quasi il 6% dal giorno prima.
Dunque, un portavoce del fondo attivista Usa - in campo da quarant’anni - ha confermato volontariamente di avere preso una posizione in Telecom sia su azioni ordinarie che di risparmio, ma di «non avere superato a oggi le soglie rilevanti secondo le leggi italiane». Tuttavia il fondo ha spiegato che, come investitore di Telecom, ha «speso tempo e risorse significanti negli ultimi mesi per analizzare la società e le sue alternative strategiche» per concludere che «la governance, la valutazione del titolo, le linee strategiche e le relazioni con le autorità italiane di Telecom Italia potrebbero essere migliorate rimpiazzando alcuni membri del board con nuovi amministratori, completamente indipendenti e altamente qualificati». In più Elliott ha fatto sapere di stare valutando di muoversi per raggiungere questi obiettivi, aggiungendo che potrà crescere ancora nel capitale di Telecom e che quando lo dovesse fare comunicherà ogni superamento di soglia, precisando che «non cerca e non cercherà di ottenere il controllo di Telecom Italia».
Fin qui la comunicazione ufficiale. Quello che ha potuto appurare «Il Sole-24 Ore» è che il fondo di Singer ha al momento una quota inferiore al 3% del capitale ordinario, che quando sarà superata sarà comunicata senza avvalersi della facoltà di non denunciare la posizione fino al superamento del 5% (cosa che è consentita ai fondi) e che se supererà il 5% comunicherà anche il superamento di questa soglia ai fini dell’esercizio del golden power, sebbene la normativa in materia preveda che questo debba essere fatto solo se la partecipazione permette di avere la disponibilità e il controllo degli asset strategici. Questo perchè, assicurano fonti vicine al dossier, l’operazione vuole essere “friendly” nei confronti del mercato e anche delle istituzioni italiane.
Quale operazione? L’obiettivo è di chiedere in assemblea la revoca dei cinque amministratori non indipendenti nominati dalla lista Vivendi, inclusi quindi presidente e amministratore delegato. Tra i nomi che circolano insistentemente per la posizione di candidato ad c’è quello di Paolo Dal Pino, che ha lavorato in passato sia nei media sia nelle tlc come ad di Wind e che recentemente si è dimesso dalla guida dell’ex Pirelli industrial, andata in sposa ai cinesi di Aeolus. Tipicamente, il fondo Usa si muove in situazioni di sottovalutazione del titolo (è senz’altro il caso di Telecom) e quando la gestione non è soddisfacente per proporre il modello della public company nell’interesse delle minoranze, gli investitori istituzionali, per oltre la metà del capitale esteri, che in questo caso sono la stragrande maggioranza. Sebbene il fondo dichiari di muoversi da solo - le sue dimensioni lo consentono - risulta che nell’azionariato della compagnia telefonica ci siano già diversi fondi pronti ad appoggiare le iniziative di Singer. Non trovano riscontro invece le voci circolate negli ultimi mesi secondo le quali Intesa interverrebbe in appoggio ai fondi. La banca guidata da Carlo Messina, infatti, non ha intenzione di intervenire direttamente in questa partita, perchè non sarebbe coerente nè col piano aziendale nè con le linee strategiche dell’istituto.
Fonti vicine a Elliott smentiscono l’ipotesi che si voglia promuovere la cessione di Tim Brasil (le voci additavano un possibile interesse di AT&T) e che l’intervento su Telecom sia in “accordo” con il gruppo Berlusconi che del resto non avrebbe alcun interesse di “liberare” i francesi dai vincoli regolamentari (l’incrocio con Telecom) che impediscono di completare la scalata a Mediaset. Sul fronte Telecom, il presidente Arnaud de Puyfontaine, che è anche ceo di Vivendi, all’uscita del consiglio ha dichiarato alle agenzie che «tutti gli azionisti sono benvenuti ed è una cosa positiva che la società sia considerata attraente dagli investitori». La ricerca di eventuali alleati in chiave difensiva e preventiva rispetto alle mosse che Elliott potrebbe fare - secondo fonti di mercato qualche “sondaggio” sarebbe già in corso - nel caso di Vivendi si scontra con il limite della soglia d’Opa, che per Telecom è del 25%, e che la media company presieduta da Vincent Bolloré - già al 23,94% del capitale ordinario - finora non ha mai preso in considerazione di lanciare.
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