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Azioni, bond, titoli corporate, oro: ecco come investe…

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Azioni, bond, titoli corporate, oro: ecco come investe «Mr. Mondo»

Azioni in maggioranza, ma anche tanti titoli di Stato e nel complesso una buona diversificazione fra le varie classi di investimento. Lo si considerasse come un unico soggetto investitore, un ipotetico «Mr. Mondo» avrebbe un portafoglio del genere: 124mila miliardi di dollari di valore impiegati per poco meno del 42% nelle Borse di tutto il globo, per il 24% in obbligazioni sovrane, per il 17% in titoli corporate, per quasi il 6% nel settore immobiliare e con quote residuali in oro, bond ad alto rendimento, private equity, titoli indicizzati all’inflazione e debito dei Paesi emergenti.

Un portafoglio «ben strutturato ed equilibrato» che, secondo le elaborazioni di State Street Global Advisor (Ssga), è più che raddoppiato rispetto ai 57mila miliardi di dollari di 10 anni fa e che avrebbe comunque un rendimento atteso del 3,1% in questo 2018 e del 3,8% medio nell’arco dei prossimi 5 anni. Con una volatilità (calcolata in termini di deviazione standard di ciascuna delle asset class e correlazione fra di esse) pari al 9,3%, in lieve riduzione rispetto agli anni immediatamente precedenti e in gran parte imputabile alla quota preponderante di azioni.

Strumento per tutte le stagioni
Prendendolo nel suo complesso questo Global Market Portfolio (un’idea proposta da James Tobin addirittura nel 1958 e successivamente affinata da William Sharpe nel 1964) lo si potrebbe considerare come una sorta di punto di partenza: «un benchmark da utilizzare in chiave strategica e al quale adattare poi i singoli portafogli in base all’area di provenienza e soprattutto alle caratteristiche di ciascun investitore», sottolinea Danilo Verdecanna, country manager di Ssga per l’Italia. Uno strumento valido insomma per tutte le stagioni, tale mettere magari insieme le scelte di un fondo pensione (che deve impiegare il denaro a lungo termine) e quelle di un istituto di credito (che invece ha un orizzonte temporale meno esteso), e anche per questo da integrare e rimodellare con decisioni tattiche.

IL PORTAFOGLIO DEL “SIGNOR MONDO”
L'evoluzione dei pesi delle sigole classi di investimento negli ultimi dieci anni. Dati in percentuale. (Fonte: State Street Global Advisor)

Il portafoglio di «Mr. Mondo» può rivelarsi però anche utile per svelare i differenti orientamenti presenti fra le diverse aree, per capire (ex post) chi abbia compiuto le scelte giuste e per studiare la sua evoluzione nel corso del tempo. Sotto quest’ultimo aspetto la quota di azioni è senz’altro rilevante e pure in crescita, ma resta sempre sensibilmente inferiore al 50% registrato nel 2008, prima della crisi finanziaria. La circostanza potrebbe forse apparire controintuitiva, se si pensa che i principali indici azionari (Wall Street in testa) viaggiano ai massimi storici.

“I Governi hanno emesso un enorme ammontare di debito pubblico ’annacquando’ la quota di azioni nel portafoglio globale”

Danilo Verdecanna, State Street 

«Bisogna però considerare che in questo ultimo decennio i Governi hanno emesso un enorme ammontare di debito pubblico, finendo in qualche modo finito per “annacquare” la percentuale di azioni presenti nel portafoglio globale», avverte Verdecanna. In effetti dalla fine del 2007 la quota di titoli di Stato è balzata da poco più del 20% al 30% per poi assestarsi, rimanendo comunque rilevante. E sono aumentati in modo significativo pure high yield (più che triplicati da 477 a 1.400 miliardi di dollari, per una quota dell’1,6%) e debito emergente (da mille a 3.600 miliardi, 2,9%) che si possono accostare maggiormente alle azioni, almeno sotto il profilo dell’appetito per il rischio.

Allo stesso tempo si è ridotta la fetta della torta destinata all’oro, che ha raggiunto il suo splendore massimo al 3,7% nel 2011 (non a caso l’anno in cui il lingotto ha raggiunto il valore record di 1.900 dollari l’oncia) per poi ridimensionarsi nel momento in cui le Banche centrali hanno iniziato a «stampare moneta» e attestarsi al 2,3 per cento. In ripresa infine l’immobiliare, dopo lo «sboom» post crisi subprime e il susseguente crollo delle quotazioni che aveva ridotto il suo peso in un solo anno dal 5,6% al 3,5 per cento.

A caccia di alternative
Nel complesso, le proiezioni di State Street lasciano pensare che gli investitori possano raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati nel lungo termine replicando o variando in modo soltanto marginale il Global Market Portfolio. Nel caso in cui un rendimento del genere fosse però insufficiente a garantire i ritorni assoluti «promessi» da certi fondi, oppure a coprire le passività future, sarebbe necessario correre ai ripari attraverso un’allocazione del capitale più aggressiva. Ponendo cioè una maggiore enfasi sugli asset più orientati alla crescita o con un ricorso a una gestione più attiva: un rischio che, sottolineano in ogni caso gli analisti, «va maneggiato con molta cura».

OPPORTUNITÀ TATTICHE
Le indicazioni di sovrappeso e sottopeso secondo State Street. (Fonte: State Street Global Advisor)

A titolo di esempio, State Street suggerirebbe di sovrappesare la quota di azioni in portafoglio del 10% (portandola quindi al 51,6%), di ridurre al tempo stesso dell’8% (fino al 16,4%) il peso dei titoli di Stato e di effettuare ulteriori marginali cambiamenti a favore di oro (+1%) e a svantaggio di high yield (-1%) e real estate (-2%). Ma si tratta di decisioni tipicamente tattiche, perché nel lungo termine il portafoglio di «Mr. Mondo» resta un buon esempio da seguire se si vuole effettuare una scelta equilibrata e diversificata.

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