La decisione degli Stati Uniti di alleggerire le sanzioni contro Rusal ha portato una tregua sul mercato dell’alluminio. Le quotazioni del metallo – dopo aver perso il 7,1% nella seduta di lunedì, la più debole da otto anni – hanno continuato a scendere, fino a toccare un minimo di 2.200 dollari per tonnellata al London Metal Exchange. I valori registrati ieri restano comunque di oltre il 10% più alti rispetto ai livelli pre-sanzioni. E non è escluso che il mercato resti ancora a lungo ostaggio della volatilità, viste le numerose incertezze che permangono non solo sulle misure contro Rusal – per ora solo attenuate e non revocate – ma anche riguardo ai dazi di Donald Trump su alluminio e acciaio.
Esenzioni in scadenza al primo maggio
I principali partner commerciali degli Usa (tra cui l’Unione europea) hanno infatti ricevuto solo esenzioni temporanee, che scadranno il 1° maggio, e rischiano comunque di incappare nelle quote di importazione che Washington sta valutando di istituire per evitare che i metalli cinesi sfruttino triangolazioni. La Ue ha chiesto di partecipare alle consultazioni di Pechino alla Wto. Intanto un appello contro le barriere al libero commercio è arrivato anche dagli industriali americani, attraverso la Aluminium Association: «Gli Usa dipendono significativamente dalle importazioni di metallo – ha avvertito la ceo Heidi Brook – Le quote congelerebbero gli investimenti».
La stessa Rusal è stata finora uno dei maggiori fornitori di alluminio degli Usa, con circa 700mila tonnellate l’anno.Washington lunedì ha segnalato che la società potrebbe essere sollevata dalle sanzioni se tagliasse i legami con Oleg Deripaska. Ma una soluzione non è dietro l’angolo. E la correzione delle misure da parte del dipartimento del Tesoro non ha cancellato del tutto i problemi. In sostanza, gli americani avranno più tempo per interrompere le relazioni con Rusal (fino al 23 ottobre invece che fino al 5 giugno).
Ancora vietati gli acquisti di materie prime
Nel resto del mondo sembra esserci qualche margine di manovra in più: i contratti e le transazioni in essere possono proseguire e non c’è nemmeno (come per gli americani) l’obbligo di versare i pagamenti in conti segregati. Dovrebbe quindi essere salvo, almeno per ora, il funzionamento della maggiore raffineria europea di allumina, l’impianto irlandese Anguinish, di proprietà di Rusal, che acquista bauxite da Rio Tinto e a sua volta rifornisce molti produttori di alluminio del Vecchio continente. Gli Usa tuttavia non consentono a nessuno di rinnovare contratti con la società russa o istituire relazioni che non erano già avviate prima delle sanzioni. Anche gli acquisti spot di materie prime da Rusal, a quanto è dato di capire, resterebbero vietati: un limite che soprattutto per l’allumina, di cui c’è grande scarsità, potrebbe provocare problemi.
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