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Goldman Sachs farà trading su Bitcoin, Coinbase tratta per entrare a Wall Street

Foto Ap
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Goldman Sachs si prepara a rompere il fronte delle grandi banche di Wall Street sulle criptovalute. La data non è stata ancora fissata, ma il board of directors ha già dato il via libera per aprire una divisione operativa di trading su una serie di strumenti legati a Bitcoin.

Il passo del colosso di Wall Street, anticipato dal New York Times, rappresenta una nuova, autorevole legittimazione per la criptovaluta che fino a un paio d’anni fa era considerata uno strumento adatto solo per traffici illeciti ei riciclaggio di denaro.

In questo stesso periodo Coinbase, la piattaforma numero uno per le criptovalute, è impegnata in una strategia di diversificazione e di accreditamento che potrebbe portarla direttamente nel mondo ufficiale della finanza globale. L’exchange sta infatti trattando con la Sec, l’authority Usa dei mercati finanziari, per ottenere una licenza ufficiale come broker e ottenere l’autorizzazione come mercato elettronico. La tappa finale di questo percorso potrebbe essere l’Ipo con tanto di quotazione.

Goldman apre al criptotrading
Il primo trader in “digital asset” è stato assunto un paio di settimane fa, secondo quanto ricostruito dal Nyt: Justin Schmidt, 38 anni, aveva lasciato l’hedge fund Seven Eight Capital per fare trading per conto proprio sulle valute virtuali. Ora è stato posizionato al desk del Forex di Goldman perché il Bitcoin è stato in qualche modo assimilato per la sua volatilità a una valuta emergente.

Sarà lui a guidare il team di trading sulle criptovalute, sempre che la banca ottenga le opportune approvazioni regolamentari da parte della Federal Reserve e delle autorità di New York. In ogni caso, almeno inizialmente, il desk non farà operazioni dirette in Bitcoin, ma sarà autorizzato a utilizzare fondi propri della banca per permettere ai clienti di operare sul mercato futures, sia al Cme che al Cboe. Secondo le indiscrezioni, Goldman starebbe pensando anche a una propria versione di contratto future più flessibile, il cosiddetto non deliverable forward, per i propri clienti.

Per ora la possibilità di fare trading è riservata ai soli investitori istituzionali, che in più occasioni si sono mostrati intenzionati a investire nella criptovaluta alla stregua di una commodity simile all’oro. Goldman, finita sotto accusa per la sua grande attività sui derivati sintetici legati ai mutui subprime prima della grande crisi del 2008, ha cercato negli ultimi anni di posizionarsi come la banca tecnologicamente più sofisticata di Wall Street.

Coinbase diventa broker?
Intanto il colosso delle piattaforme per criptovalute Coinbase sta trattando per diventare ufficialmente un broker, un altro passo che aprirebbe ulteriormente le porte di Wall Street alle valute virtuali. La licenza come broker costringerebbe la Sec a esaminare per la prima volta le pratiche del mercato delle criptovalute per metterlo in regola con la rigida regolamentazione dei mercati finanziari.

Allo stesso tempo Coinbase otterrebbe la possibilità di offrire anche securities, titoli rappresentativi di aziende, collocati al pubblico nell’ultimo anno con il nuovo strumento delle Ico, l’offerta di nuove valute virtuali, che è arrivato a raccogliere 4 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2018. Molte di queste operazioni sono state frenate dalla Sec perché considerate alla stregua di azioni e, di conseguenza, assoggettate alle regole attuali.

Un’eventuale licenza come broker ottenuta da Coinbase, che punta anche a una Ipo in tempi non troppo lunghi, avrebbe l’effetto di cambiare radicalmente il mercato legato alle criptovalute. E allo stesso tempo di convincere altre piattaforme a chiedere lo stesso trattamento entrando sotto l’ombrello regolamentare di Wall Street.

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