La guerra del sorgo è già finita, ma l’agricoltura americana non si è ancora messa in salvo da possibili dazi. Diversi prodotti della terra sono stati indicati come potenziali bersagli di ritorsione nella liste che Unione europea e India hanno depositato alla Wto: in quella di Bruxelles figurano mais e riso, in quella di New Delhi l’olio di soia.
Solo poche ore prima la Cina aveva revocato le pesanti restrizioni imposte un mese fa all’import di sorgo dagli Stati Uniti: un dietrofront che è stato interpretato come un gesto distensivo durante i colloqui sulle relazioni commerciali attualmente in corso con Washington.
Ufficialmente il ministero del Commercio cinese ha giustificato con motivi di «interesse nazionale» il ritiro delle «misure temporanee anti-dumping», che obbligavano gli importatori di sorgo Usa a depositare il 178,6% del valore della merce: l’imposizione si sarebbe dimostrata troppo onerosa per gli allevatori locali, che già devono confrontarsi con un forte ribasso dei prezzi della carne di maiale. Il cereale è impiegato soprattutto nei mangimi animali, oltre che per la distillazione di un liquore cinese. Le somme finora depositate, ha precisato il ministero, saranno rimborsate.
In realtà la misura – benché sia durata poco e benché riguardasse un prodotto di nicchia – si è dimostrata un efficace avvertimento per Washington. A poche ore dall’entrata in vigore, lo scorso 17 aprile, diversi carichi di sorgo americano in Cina sono stati costretti a cambiare rotta perché respinti dagli acquirenti. La stessa sorte è toccata nelle settimane successive ad almeno una ventina di carichi, secondo la Reuters. Molti sono stati rivenduti altrove, soprattutto in Arabia Saudita, Giappone e Spagna, a prezzi fortemente scontati. Archer Daniels Midland (Adm), uno dei colossi americani dell’agribusiness, ha ammesso di aver perso 30 milioni di dollari a causa della vicenda.
Ci sono state anche ripercussioni sul mercato del mais: il prezzo del sorgo negli Usa è infatti crollato dopo lo stop degli acquisti da parte della Cina, che assorbe l’80% dei raccolti americani, e molti distillatori di etanolo hanno fatto incetta, spiazzando per l’appunto forniture di mais.
Il danno alla fine è stato circoscritto anche perché il sorgo è una voce minore della bilancia commerciale: nel 2017 la Cina ha acquistato 4,8 milioni di tonnellate dagli Usa, per 1,1 miliardi di dollari, bruscolini in confronto al valore dell’export di altri prodotti agricoli per cui Pechino minaccia dazi. La soia da sola ha fruttato 14,6 miliardi.
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