Nella speranza di strappare agli Stati Uniti il condono dalle sanzioni, Rusal continua a prendere le distanze da Oleg Deripaska. Il gigante russo dell’alluminio ha annunciato le dimissioni della ceo Aleksandra Bouriko, in carica da appena tre mesi, e di sette consiglieri considerati vicini al magnate oggi nel mirino di Washington, una mossa che ha spinto in rialzo di oltre il 7% il titolo della società a Hong Kong.
Rusal, in un comunicato distinto, ha affermato che sta facendo «tutti i passi possibili», compreso trattare con gli Usa, per proteggere gli azionisti, i creditori e i partner commerciali. Se non otterrà la rimozione delle sanzioni o quanto meno una nuova licenza a operare, potrebbe infatti incorrere in guai seri.
«Le opportunità di procurare al gruppo finanziamenti con termini commerciali ragionevoli saranno molto limitate», avverte Rusal. «La società potrebbe non essere in grado di mantenere la sua performance operativa al livello richiesto per il servizio e il pagamento dei debiti e questo potrebbe dare luogo a un’accelerazione delle richieste di rimborso da parte degli attuali creditori».
Washington ha già fatto qualche concessione a Rusal dopo il 6 aprile, giorno in cui erano state annunciate sanzioni durissime contro una serie di soggetti e società ritenuti legati al Cremlino e colpevoli di «attività maligne».
Le misure contro la società, tra i maggiori produttori mondiali di alluminio, allumina e bauxite, avevano gettato nel caos il mercato dei metalli, convincendo il dipartimento del Tesoro a concedere più tempo a clienti e fornitori per interrompere le relazioni commerciali: fino al 23 ottobre invece che fino al 5 giugno.
Washington aveva anche chiarito che per Rusal «la strada verso il sollievo dalle sanzioni passa dal disinvestimento e dall’abbandono del controllo da parte di Deripaska».
Il magnate russo, con la consulenza e la mediazione di Greg Barker, ex ministro britannico che è rimasto presidente della holding En+, sta seguendo il suggerimento. Ai primi di maggio aveva promesso «in linea di principio» di rinunciare al controllo di En+, che a sua volta possiede il 48% di Rusal, e aveva lasciato tutti gli incarichi nelle due società. Adesso fa pulizia ai vertici, allontanando le persone che gli sono considerate più vicine.
La ceo Bourika – che Deripaska stesso aveva messo alla guida di Rusal a febbraio (nel tentativo, si diceva, di evitare le sanzioni) – lascia con effetto immediato, sostituita ad interim da Evgeny Nikitin. I sette membri del board, tra cui Vladislav Soloviev, ex ceo della società, di dimetteranno il 28 giugno per essere sostituiti da consiglieri indipendenti.
© Riproduzione riservata