Dai livelli raggiunto a fine gennaio le Borse dei Paesi emergenti sono in profondo rosso. L’indice Msci emerging market cede il 16% e quello “future settembre 2018” è in rosso del 19%. Si tratta di livelli significativi perché secondo gli addetti ai lavori quando un ribasso supera la soglia del 20% tecnicamente non è una bella notizia. Perché il 20% è considerata la soglia che delimita una correzione tecnica dall’ingresso nel “mercato Orso”. In questo secondo caso la correzione è ben più profonda essendo il mercato completamente orientato al ribasso.
Le prossime settimane saranno quindi cruciali per capire quale delle due direzioni prenderanno le Borse dei Paesi emergenti. E molto dipenderà dal dollaro. Perché la direzione di questi listini è collegata all’andamento del biglietto verde. Se il dollaro si rafforza per i Paesi emergenti non è una bella notizia perché questi hanno contratto negli ultimi anni - quelli dei tassi bassi negli Usa e del quantitative easing - ingenti quantità di prestiti in dollari, una valuta molto più forte rispetto alle locali divise dei Paesi emergenti.
Ecco perché se il dollaro si rafforza - e da inizio anno lo ha fatto scontando aspettative crescenti di rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve in virtù di un’inflazione galoppante che negli Usa ha raggiunto la soglia del 2,8% a maggio - per i Paesi emergenti e per i loro debiti in valuta forte (dollari) son dolori.
Di quella la chiara correlazione inversa tra Borse emergenti e andamento del dollar index, l’indicatore che sintetizza l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di sei grandi valute.
Il tema dazi è a questo punto cruciale per il destino dei Paesi emergenti. In prima battuta l’escalation delle tensioni legati ai dazi imposti da Trump ha indebolito il dollaro. Ma in seconda battuta rischia di rafforzarlo. Perché il dollaro resta - dopo franco svizzero e yen - il terzo bene rifugio per gli investitori. E quando le cose vanno male sono in molti a coprirsi con i dollari per proteggersi da future tempeste finanziarie. Quindi paradossalmente, se il tema dazi (che nasce dagli Usa) diventerà un problema globale potrà rafforzare (anziché indebolire) il dollaro. E questo rischia di essere una miccia per il sottile equilibrio su cui si reggono oggi le quotazioni azionarie dei Paesi emergenti.
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