NEW YORK - La seconda parte degli stress test condotti dalla Federal Reserve - quella che esamina qualità della gestione e piani di capitale - ha promosso e approvato i dividendi e i buyback proposti dalla grande maggioranza delle principali banche americane. Ma ha congelato ai livelli dell'ultimo anno i payout di due protagonisti di Wall Street, Goldman Sachs e Morgan Stanley, che cadrebbero altrimenti sotto requisiti minimi di solidità richiesti. E bocciato la divisione statunitense di Deutsche Bank.
Complessivamente, le 34 banche su 35 che hanno ricevuto il via libera ai piani di capitale potranno versare il 95% dei loro utili previsti, con Citigroup e Wells Fargo autorizzate a payout superiori al cento per cento. Ancora nel 2013 le banche, impegnate a risanare le loro finanze scosse dalla crisi, erano state autorizzate a versare il 60% dei profitti, una differenza che mostra la fiducia e stabilità riconquistata in questi anni dal settore bancario negli Stati Uniti.
La Fed, tuttavia, ha esplicitamente bocciato la travagliata divisione statunitense di Deutsche Bank, che aveva già pesantemente criticato l'anno scorso: nel suo esame qualitativo ha trovato «ampie carenze» nei sistemi interni di controllo e nei dati. La divisone, di conseguenza, dovrà rispettare limiti nei profitti che può rimpatriare a vantaggio della casa madre in Germania. Deutsche, in un comunicato, ha risposto indicando di aver compiuto passi avanti nei controlli e che gli stress test non condizioneranno la capacità del gruppo tedesco di premiare gli investitori.
Nel caso di Goldman e Morgan Stanley, il problema rilevato dalla Fed potrebbe invece rivelarsi una eccezione: è derivato anzitutto dalla riforma delle tasse americana, che nell'immediato ha generato un onere straordinario in grado di indebolire i livelli di capitale dei due istituti anche se nel più lungo periodo dovrebbe generare significativi risparmi e sostenere i profitti dell'intero settore. Segno di questa considerazione, la Fed ha utilizzato una soluzione senza precedenti: quella, appunto, di congelare dividendi e buyback ai livelli del recente passato senza respingere tout court i disegni delle banche. Oggetto di alcune critiche della Fed è stata infine State Street, per la sottovalutazione del rischio posto dall'eventuale fallimento di un partner nel trading.
Passano, al contrario, a pieni voti i principali quattro istituti statunitensi: JP Morgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo. Bank of America ha annunciato che il suo dividendo aumentera' del 25% e che lancerà un più generoso piano di riacquisto di titoli propri da 20,6 miliardi contro i 12,3 miliardi dell'anno scorso. Wells Fargo piu' che raddoppiera' il suo buyback a 24,5 miliardi e incrementerà le cedole del 10 per cento. Sei banche, al cospetto comunque degli stress considerati più difficili negli otto anni dal loro inizio, avevano però ridimensionato in extremis i loro progetti per essere certi di ottenere il semaforo verde delle autorità, tra queste la stessa JP Morgan e American Express.
Randal Quarles, il governatore della Fed nominato da Donald Trump quale vicepresidente responsabile della supervisione bancaria, ha affermato ieri sera che «le più grandi banche americane hanno robusti livelli di capitale e dopo aver effettuato le approvate distribuzioni di capitale manterrebbero la loro abilità di concedere prestiti anche durante una severa recessione». La prima parte degli stress test, che aveva esaminato la generale resistenza delle banche a scenari recessivi, si era concluso la scorsa settimana come una universale promozione.
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