Che cos’è la finanza sostenibile? Come si può definire un green bond? Dopo anni di presentazioni di nuovi prodotti finanziari ispirati al mondo Esg (ambiente, sociale, governance), c’è ancora poca sintonia nel mondo sulla “tassonomia” ovvero sulle classificazioni. Tanto che la Commissione Ue ha costituito un gruppo di esperti che dovrà stabilire i criteri di etichettatura (Ecolabel) di fondi, Etf, obbligazioni che vorranno essere definiti come green o, più in generale, sostenibili. In attesa che da Bruxelles diano il via libera ufficiale alla tassonomia del mondo sostenibile europeo, qualche notizia trapela almeno sul versante dei green bond.
I parametri di Cbi
Le obbligazioni sono soltanto una fetta del grande mondo della finanza responsabile: 160 miliardi di dollari di emissioni nel 2017 in tutto il mondo e 250 miliardi di dollari le stime per il 2018. Le previsioni sono di Climate Bonds
Initiative (Cbi), l’associazione non governativa le cui pubblicazioni sono considerate una sorta di bibbia del settore green bond. Lunedì 2 luglio, in occasione dell’Italian Sustainability Day organizzato da Borsa Italiana in Piazza Affari, sono intervenuti due rappresentanti di Cbi. «Bruxelles ha deciso di utilizzare come riferimento la tassonomia di Climate Bonds Initiative per i green bond – ha detto Matteo Bigotti, certification manager di Cbi, di fronte alla platea di Palazzo Mezzanotte nel corso della sua relazione –. E a quanto pare anche la Cina starebbe convergendo sulle stesse decisioni della Ue». A questo punto vi sarebbero standard comuni per i maggiori emittenti di green bond: secondo i dati Cbi, le obbligazioni verdi europee sono il 37% di quanto è stato emesso dal 2007 (anno del primo green bond) al primo trimestre 2018.
Non è una questione di etichetta
La classificazione è importante ma non deve essere il tema dominante nella finanza sostenibile. «Non credo che l’etichetta sia una questione cruciale per definire un
green bond – dichiara Pietro Negri, presidente del Forum per la finanza sostenibile e responsabile Sostenibilità e Corporate governance di Ania, a margine dell’evento di Borsa –. Se l’investitore viene informato sull’obiettivo degli investimenti, riceve la rendicontazione e l’impatto è misurato, per me quell’obbligazione è un green bond. Sono più importanti le procedure che l’etichetta». Le riforme di Bruxelles in tema di finanza sostenibile sono state fra i temi forti delle tavole rotonde che si sono svolte nel corso dell’Italian Sustainability Day. Sull’argomento è intervenuta anche Giulia Genuardi, responsabile del settore sostenibilità di Enel che ha chiesto all’Europa di non abbandonare gli standard Gri, i parametri per la rendicontazione di sostenibilità più usati al mondo. «Utilizziamo gli standard Gri da almeno 15 anni – ha dichiarato Genuardi –. Per un’azienda è importante anche lo “storico” delle rendicontazioni. Se viene accantonato questo standard anche le aziende rischiano di perdere credibilità».
I Millennial nei consigli d’amministrazione
La speranza è che l’Europa, nella smania di regolamentare il mondo della sostenibilità, non cambi dunque tutti i parametri già usati fino ad ora. Saranno sufficienti però le riforme Ue a consolidare e rilanciare i temi della finanza responsabile? Per Franco Amelio, partner e responsabile della sostenibilità di Deloitte in Italia, non ci sono ormai alternative per le aziende alla rendicontazione integrata di informazioni finanziarie e non finanziarie (Esg). Ma ancora non basta. Per diffondere la cultura della sostenibilità «è necessario che venga abbassata l’età dei consigli d’amministrazione. Nei board devono entrare i Millennial. Sono loro che possono dare la spinta finale alla finanza responsabile».
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