Seduta di recupero per l'Europa, con Milano che chiude vicino ai massimi di giornata, mentre Oltreoceano Wall Street è poco mossa sulla scia di dati sul mercato del lavoro considerati deludenti. Anche se il tasso disoccupazione è sceso al 3,9%, nel mese di luglio sono stati creati 157mila posti di lavoro, contro una attesa degli analisti per 190mila unità. Intanto continuano le tensioni internazionali sui dazi con la Cina che non ha fatto attendere una sua risposta, minacciando di imporre tariffe per 60 miliardi di dollari sulle importazioni che arrivano dagli Stati Uniti. A Piazza Affari il Ftse Mib ha guadagnato lo 0,8%, con lo spread che è tornato a destare preoccupazione dopo una fiammata in mattinata a 270 punti, per poi chiudere a 254 punti, in rialzo ma appunto sotto i massimi.
GUARDA IL VIDEO / Il precedente di giugno: Piazza Affari brucia 11 miliardi, lo spread sfiora i 270
Andamento contrastato per i bancari, Ubi +2%
In questo contesto, i titoli bancari hanno avuto un andamento contrastato per gran parte della giornata per poi migliorare sul finale dopo che il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha espresso «soddisfazione per l’accordo sulle linee del quadro programmatico proposte, che confermano la compatibilità tra gli obiettivi di bilancio già illustrati in Parlamento e l’avvio delle riforme contenute nel programma di governo in tema di flat tax e reddito di cittadinanza». Tra i titoli, in evidenza Ubi Banca (+2,11%) che oggi ha dato i conti, e Mediobanca (+1,64%), sotto i riflettori per le indiscrezioni stampa di un interessamento del fondo Elliott, secondo le quali il fondo Usa sarebbe già entrato nel capitale con una quota dell’1% e sarebbe intenzionato a fare pressione per migliorare la governance puntando come vero obiettivo a quello di effettuare una scissione della partecipazione in Generali (+0,84%). Mentre hanno subito vendite Banco Bpm (-0,83%) e Bper (-0,26%), che comunque hanno ridotto le perdite nel finale.
Vendite su Mps nonostante secondo trimestre in utile, pesa calo Cet1
Fuori dal segmento principale, Carige (-3,33%) e Mps (-1,74%) hanno chiuso la giornata in rosso. L’istituto senese ha prima visto una reazione positiva ai risultati del primo semestre 2018, terminato con un utile netto di 288,5 milioni di euro, confrontato con una perdita di oltre 3 miliardi di euro un anno fa. Per il secondo trimestre consecutivo la banca ha riportato utili, tuttavia, ha visto peggiorare i ratios patrimoniali, con il Cet1 sceso al 13% nel secondo trimestre dal precedente 14,4%, proprio a causa dell’andamento dello spread degli ultimi mesi e questo ha fatto emergere le vendite. Per quanto riguarda Carige, il cda della banca ha approvato i conti del primo semestre, che vedono un forte miglioramento del risultato netto (-20,5 milioni da -155 milioni dell'anno scorso) e convocato per il 20 settembre l'assemblea dei soci per la proposta di revoca dell'intero consiglio avanzata da Mincione e dalla famiglia Malacalza. Tra gli altri numeri di bilancio spiccano un mol in crescita del 51,8% a 24,8 milioni e un risultato netto normalizzato che al netto «degli effetti one-off derivanti dalle legacy del passato» è a break even operativo (20,2 milioni) e in linea col piano. Prosegue il percorso di derisking degli Utp con la conclusione di operazioni di cessione, saldo e stralcio per complessivi 127 milioni e la ricezione di offerte vincolanti per altri 400 milioni con closing previsto nel terzo trimestre. Il Cet 1 Ratio si attesta all'11,8%. Presentando i risultati, Paolo Fiorentino, ad dell'istituto ligure, ha dichiarato che Banca Carige può «riuscire a raggiungere il target di capitale fissato dalla Bce anche nello scenario avverso di mancata emissione del bond».
Fca regina di seduta, attese per futuro Magneti Marelli
A Milano protagoniste di seduta sono state Fca (+2,86%) e la controllante Exor (+2,52%). Secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg, Fca sta andando avanti con il progetto di scissione della controllata
Magneti Marelli, sebbene abbia ricevuto manifestazioni di interesse da parte di controparti asiatiche e altri soggetti, tra
i quali Apollo e Bain Capital. Sempre secondo indiscrezioni riferite dall'agenzia, il valore di Magneti Marelli potrebbe arrivare
anche a 6 miliardi di euro, livello superiore alle valutazioni circolate di recente tra i 4 e i 6 miliardi di euro. Bene anche
Cnh Industrial (+1,69%), mentre Ferrari, dopo una fiammata fino a guadagnare il 4%, ha perso smalto per chiudere in calo dello 0,65%, quando
è scattato il conto alla rovescia per la presentazione del piano al 2022 il prossimo 18 settembre a Maranello.
Deludente debutto all'Aim per Sciuker Frames, perde il 20%
Prima seduta da dimenticare per la matricola Sciuker Frames che oggi ha fatto il debutto sull'Aim Italia, il mercato di Borsa
Italiana dedicato alle Pmi. I titoli del’azienda di Avellino che progetta e produce finestre ecosostenibili in legno alluminio
e in legno vetro strutturale hanno chiuso perdendo il 20% a 1,12 euro, contro un prezzo alla quotazione di 1,4 euro. In fase
di collocamento la società ha raccolto 5 milioni di euro, mentre il flottante al momento dell’ammissione è del 29,4%. Nel
2017 Sciuker Frames ha fatturato 11 milioni di euro. Intanto, a mercati chiusi, Borsa Italiana ha comunicato che da lunedì
6 agosto 2018 e fino a successiva comunicazione sulle azioni ordinarie Sciuker Frames non sarà consentita l'immissione di
ordini senza limite di prezzo.
Euro ancora sotto soglia 1,16 dollari, petrolio debole
Sul fronte dei cambi, la moneta unica ha perso terreno verso il dollaro ma ha recuperato dai minimi di seduta, oscillando
in chiusura sulla soglia di 1,16 dollari per chiudere a 1,5982 dollari (1,1579 in avvio e 1,1615 alla vigilia). La moneta
unica vale anche 128,876 yen (129,34 e 129,44), con il biglietto verde che passa di mano a 111,118 yen (111,66 e 111,44).
Infine, il petrolio è debole con il contratto sul Wti consegna settembre che perde lo 0,4% a 68,68 dollari al barile.
Negli Usa sale il deficit commerciale. Creati meno posti di lavoro delle attese
Negli States oggi sono stati annunciati due dati importanti: uno relativo al mercato del lavoro, l'altro sulla bilancia commerciale.
Nel dettaglio è stato reso noto che a luglio le aziende statunitensi hanno continuato ad assumere ma lo hanno fatto a un
passo meno veloce delle stime: sono stati creati 157.000 posti di lavoro, mentre gli analisti attendevano un aumento di 190.000
unità. Il rialzo segna comunque il 94esimo mese di fila in cui i datori di lavoro a stelle e strisce hanno reclutato personale,
un nuovo record. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 4% al 3,9% (minimo dello scorso maggio), in linea alle stime. Inoltre
è stato annunciato che il deficit commerciale Usa è balzato a giugno al passo più veloce dal novembre 2016, riflesso di un
aumento delle importazioni e di un calo delle esportazioni. Tuttavia il dato è inferiore alle previsioni. Stando a quanto
annunciato dal Dipartimento del Commercio, il deficit è salito del 7,3% rispetto al mese precedente a 46,35 miliardi.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
© Riproduzione riservata