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Compagnie in volo verso altri record nonostante scioperi e caro-petrolio

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Compagnie in volo verso altri record nonostante scioperi e caro-petrolio

Compagnie in volo verso altri record  (Ansa)
Compagnie in volo verso altri record (Ansa)

Gli scioperi e l’aumento del costo del carburante per ora non sembrano minacciare lo stato di salute di un settore che resta in piena forma: gli utili resistono, i passeggeri continuano a volare senza sosta e per il nono anno consecutivo si avvia ad archiviare un alto anno positivo. Difficile eguagliare il record del 2017, tuttavia il mondo delle compagnie aeree resta ancora prepotentemente in nero. Il profitto netto complessivo che nel 2017 si era attestato a 38 miliardi di dollari, con oltre 4 miliardi di passeggeri, secondo le stime Iata nell’anno in corso scenderà a 33,8 miliardi di dollari.

La domanda continua ad essere sostenuta, come dimostrano i dati di giugno con i passeggeri in crescita del 7,8% rispetto a maggio e del 7% nei primi sei mesi. La voglia di volare, complici le basse tariffe, non si ferma neppure di fronte alla crisi economica: si conta che in un anno siano stati effettuati 36,8 milioni di voli pari a 70 partenze al minuto. L’Italia non è da meno: da gennaio dagli aeroporti italiani sono transitati 84,9 milioni di passeggeri, +5,8% rispetto allo stesso periodo all’anno scorso, secondo i dati Enac. Tra i principali aeroporti, Roma Fiumicino ha registrato un aumento del 4,8%, Milano Malpensa +11% e Bergamo del 4,9 per cento. A Milano Linate, invece, i passeggeri sono calati del 2,9% a 4,5 milioni. Dati che anticipano un’estate da record.

Petrolio e scioperi sono le incognite che pesano sui bilanci delle compagnie aeree benché nel primo semestre le ricadute siano ancora marginali con l’Ebit salito al 5,6% rispetto al 4,9% dello stesso periodo del 2017, secondo i dati Iata. Il costo del carburante si sta stabilizzando, ma le quotazioni sono ancora del 33% più alte rispetto ai livelli dello scorso anno, una voce che conta in media per il 22% sui costi totali del settore: se nel 2017 i vettori hanno staccato un assegno di 149 miliardi di dollari per il carburante, quest’anno la “bolletta” sarà ancora più alta arrivando a 188 miliardi.

Le compagnie si difendono coprendosi dai rialzi del petrolio con strumenti derivati. Più difficile “difendersi” dagli aumenti del costo del lavoro che pesano più del carburante, circa il 24%: Ryanair, ad esempio, ha pagato lo scotto di avere dovuto affrontare una delle fasi più impegnative della sua storia per i numerosi scioperi in tutta Europa, l’ultimo venerdì 10 luglio, e migliaia di voli cancellati. La conseguenza è stata un calo degli utili del 20% nel primo semestre anche a causa dell’aumento del costo del lavoro.

Ad Air France-Klm le agitazioni di piloti e personale di bordo sono costate il posto al precedente numero uno Jean-Marc Janaillac che ha rassegnato le dimissioni per non avere accettato la proposta dei dipendenti di un aumento degli stipendi, e lo stesso clima ha accolto il suo successore. Gli scioperi che ne sono derivati sono costati alla compagnia 335 milioni di euro e un calo delle azioni in Borsa del 35% da inizio anno. Nonostante ciò, il gruppo franco-olandese a luglio ha riportato un aumento del traffico dell’1,7% a 9,8 milioni di passeggeri e ha compensato gli effetti negativi degli scioperi aumentando il revenue per passeggero. Utili in calo anche per il gruppo Lufthansa nel secondo trimestre mentre in controtendenza easyJet una delle poche compagnie a rivedere al rialzo il target degli utili per l’anno in corso.

Consolidamento al via

Il problema dell’Europa resta il processo mancato di consolidamento, diventato una necessità dopo il default di alcune compagnie europee da Air Berlin a Monarch Air e su cui oggi si gioca anche il futuro di Alitalia. Un mercato, quello europeo, in cui diventa sempre più difficile guadagnare di fronte alla accesa concorrenza e alla guerra tariffaria in atto: gli utili medi delle compagnie europee viaggiano sui 7,53 dollari per passeggero contro i 19,56 dollari negli Usa. Il mercato è frammentato con più di 200 vettori, il doppio dei carrier statunitensi. Negli Usa, le operazioni di fusione tra i giganti del cielo hanno trasformato radicalmente il settore al punto che oggi le prime sei compagnie controllano il 90% del mercato a stelle e strisce. In Europa la situazione e molto diversa dal momento che i primi sei vettori hanno una quota complessiva pari al 45 per cento.

I CONTI
(Fonte: Iata)

I costi del petrolio e la guerra tariffaria costringeranno molte compagnie a rivedere il modello di business. Il ceo di Ryanair, Michael O’Leary da tempo va dicendo che il consolidamento porterà ad avvicinare l’Europa agli Usa con 4-5 compagnie dominanti. Il processo di consolidamento è l’ultima tappa della deregulation dei cieli iniziata nel 1978: allora un biglietto Milano-Parigi costava 16 volte di più rispetto ad oggi. Tra petrolio e scioperi, viaggiare a basso costo sarà sempre più difficile. Meglio sfruttare gli ultimi scampoli di questa estate low cost perché potrebbe essere l’ultima.

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