Si apre la sfida per il rinnovo del consiglio di amministrazione del Creval. E la contesa si profila tra due azionisti di rilievo della banca, entrambi francesi: Denis Dumont e il Credit Agricole che, a meno di intese ad oggi improbabili, si dovrebbero presentare su fronti opposti. Il board della banca valtellinese ha convocato l’assemblea chiesta dallo stesso Dumont (socio attraverso la holding Dgfd al 5,78%) per il 12 ottobre prevista a Milano. I soci saranno chiamati a votare sulla revoca del cda e, in caso di approvazione della mozione, la nomina del nuovo board, la cui scadenza naturale era fissata per la prossima primavera.
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Le prossime due-tre settimane saranno dunque decisive. La scadenza per la presentazione delle liste dei candidati al prossimo board è fissata per il 17 settembre. Fino ad allora ci sarà dunque tempo per capire i rapporti di forza tra i soggetti in campo e definire eventuali alleanze. Di certo al momento appare difficile che si raggiunga un accordo nella maggioranza dell’azionariato che consenta al cda di presentare una lista unitaria, come invece era previsto dal board.
Del resto, con una mossa dirompente come la richiesta di revoca dell’intero cda, Dumont va allo scontro aperto con l’attuale vertice e chiede a tutti gli azionisti di schierarsi, con o contro di lui. Non è un caso che l’imprenditore transalpino - che ha fondato nel 1992 a Lione la catena di supermercati Grand Frais e oggi risiede in Svizzera - sia al lavoro sulla propria lista di candidati per costituire un board di qualità in grado di attirare il supporto dei fondi di investimento. Si guarda a professionalità italiane, mentre sarebbe da escludere un suo impegno in prima persona.
Proprio ieri tra l’altro il cda del Creval ha esaminato le contestazioni fatte alla banca dallo stesso imprenditore a inizio agosto e ha approvato una controrelazione con cui risponde punto per punto alle accuse mosse. Una relazione in cui, a quanto risulta al Sole 24Ore, la banca mette in evidenza i risultati raggiunti nel corso degli ultimi mesi sotto la guida del Ceo Mauro Selvetti, dall’aumento di capitale da 700 milioni ai progetti di pulizia degli asset realizzati, in linea con la road map approvata a larghissima maggioranza dall’assemblea dei soci lo scorso dicembre.
Certo è che il guanto di sfida, oramai è lanciato. In particolare contro il presidente Miro Fiordi, che nel corso degli ultimi mesi aveva detto no all’ipotesi di un ricambio nel cda chiesto a gran voce proprio dall’imprenditore francese, desideroso di avere una propria rappresentanza nella stanza dei bottoni. Come non è escluso che dietro l’accelerazione di Dumont ci sia l’ingresso sulla scena del Credit Agricole. La richiesta di revoca del cda - che arriva a a distanza di oltre un anno dal suo approdo nell’azionariato - è giunta poche settimane dopo che la banca francese ha acquisito il 5% del Creval nell’ambito di un accordo di bancassurance. L’alleanza con la Banque Verte, che prevede il potenziale rafforzamento fino al 9,9% del Creval entro fine anno, avrebbe infatti un orizzonte di medio periodo, ben diverso da quello ipotizzato inizialmente dal mercato, che confidava in un merger a breve. Ora, dunque, all’Agricole spetta decidere come muoversi, con l’eventuale promozione di una lista a supporto dell’attuale management che trovi il consenso del mercato.
L’assenza di un nocciolo duro nell’azionariato del Creval rende la partita incerta, e non è da escludere, almeno in linea teorica, un ribaltone. Gran parte dell’esito finale dipenderà dalle scelte dei fondi di investimento che compongono la quasi totalità dell’azionariato, e che fino ad oggi hanno dato fiducia all’attuale vertice avendo sottoscritto integralmente l’aumento di capitale da 700 milioni.In cima alla lista ci sono soggetti come Hosking partners (5,05%) e Algebris di Davide Serra (5,28%). Ma anche una miriade di fondi che ora avranno in mano il destino del l’ex popolare valtellinese.
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