Vivendi prepara il terreno per rimettere mano alla governance Telecom e tornare in sella. Il report di Exane (del gruppo Bnp-Paribas, che incidentalmente è la banca depositaria di Bolloré) ha acceso la miccia e ieri la media company transalpina ha soffiato sul fuoco attaccando il consiglio formato Elliott. Martedì gli analisti di Exane avevano brutalmente tagliato il target price di Telecom, abbassandolo da 0,55 a 0,38 euro. L’effetto degli acquisti dell’ad Amos Genish, che ha comprato un milione di azioni sul minimo di 52 centesimi, è durato lo spazio di poche ore, col timido rimbalzo tentato in avvio di seduta. Nonostante Equita avesse provato a contrastare il sentiment negativo, infatti, Telecom ha finito per chiudere nuovamente in ribasso: -1,45% a 0,5174 euro.
Vivendi, che già ha svalutato la partecipazione in Telecom in occasione dell’ultima semestrale, vede materializzarsi l’incubo di dover un’altra volta portare a casa pesanti minusvalenze con l’impairment test di fine anno. E a fronte di quotazioni precipitate alla metà del suo nuovo prezzo di carico, pari a 1 euro, ha reagito con un comunicato che fa quadrato intorno a Genish e attacca invece la governance ispirata dal fondo di Paul Singer. Vivendi - si legge nella nota diffusa dopo la chiusura di Piazza Affari - «è profondamente preoccupata per la disastrosa gestione di Telecom Italia da quando Elliott ha preso il controllo del consiglio». Da Parigi la società che fa capo a Vincent Bolloré ha sottolineato la «drammatica» performance del titolo, che ha perso il 35% dal 4 maggio, quando invece Elliott aveva promesso «il raddoppio delle quotazioni in due anni». Col ribaltone il primo socio, col suo 23,94%, si è dovuto accontentare dei cinque posti su 15 riservati alla minoranza. In quota Vivendi anche il manager israeliano che però aveva incassato la fiducia dell’assemblea, ed è stato riconfermato ad dal nuovo board. Vivendi, che si professa convinta del potenziale di sviluppo della sua partecipata, punta il dito contro il «fallimento» della nuova governance e i rumor di sottofondo che, incluse quelle sulla dipartita dell’ad, stanno provocando «disfunzioni dannose per l’operatività e i risultati di Tim».
Quale lo scopo di questo intervento a gamba tesa, oltre ad esprimere la legittima preoccupazione di un azionista che è esposto per 4 miliardi e a questi prezzi soffre una minusvalenza potenziale di 2 miliardi? Secondo le dietrologie, che si sprecano, l’obiettivo potrebbe essere quello di provocare il board “alieno” che potrebbe essere tentato di dare una spallata all’ad voluto da Vivendi, creando così un incidente funzionale a giustificare la restaurazione dell’ordine francese. Ma più facile che Bollorè punti direttamente alla rivincita riconquistando il controllo del cda in occasione dell’assemblea che dovrà tenersi entro fine anno per nominare la società di revisione, nomina che in primavera non era passata proprio per l’opposizione di Vivendi. Una variante è che Vivendi, golden power permettendo, possa approfittare del ribasso delle quotazioni per lanciare un’Opa a sconto e aggiudicarsi il controllo incontrastato della compagnia telefonica (per farne cosa è da vedere). A supporto di questo scenario, analogamente dietrologico, ci sarebbero voci di mercato che avrebbero visto quest’estate servire azioni in vendita da un fondo supposto vicino ai francesi.
Elliott non ha voluto commentare, ma la sua posizione non sarebbe molto distante da chi fa notare che il nuovo board non ha mai ostacolato alcuna iniziativa dell’ad che detiene tutti i poteri gestionali. Da parte sua il presidente Telecom, Fulvio Conti, ha espresso «profondo rammarico per le accuse assurde e infondate, che rigetta, sull'operato dell'azienda». Conti sottolinea che «il cda sin dalla sua nomina e nella sua interezza è stato ed è tuttora al lavoro per attuare il piano strategico, elaborato dalla stessa Vivendi durante la sua gestione». È «paradossale», nota con una punta di malizia il presidente Tim, che a pesare sui corsi di Borsa della compagnia telefonica sia un condensato di «elementi negativi», tutti «provenienti da Oltralpe»: leggasi il report di Exane e la concorrenza sottocosto di Iliad.
Sabato l’ex presidente Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi, interverrà alla manifestazione DigithOn, organizzata dal pd Francesco Boccia a Bisceglie, incontro al quale sono attesi anche il premier Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e che si presterà forse per uno scambio di battute sulla vicenda che, da azionista al 4,9%, coinvolge anche Cdp.
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