Che ci faceva ieri a Parigi l’amministratore delegato di Telecom Italia, Amos Genish? Era in visita a Vivendi, chiamato “a rapporto” dal primo azionista del gruppo, cosa in passato avvenuta in coincidenza con avvicendamenti alla guida della compagnia. Questa volta però la situazione è più complicata perchè la media company che fa capo a Vincent Bollorè non ha più formalmente il comando, essendo stata messa in minoranza in consiglio dall’iniziativa attivista del fondo Elliott. Il manager israeliano ha minimizzato: è normale che incontri periodicamente i principali azionisti come ha fatto un paio di settimane fa proprio con gli uomini di Paul Singer.
Ma non è “normale” - e di fatto foriera di continua instabilità - una governance da public comany con un azionista alla soglia dell’Opa che, forzando la mano, potrebbe sempre cercare di tornare in sella. E l’occasione si offrirà tra l’altro entro l’autunno quando si terrà l’assemblea per la nomina della società di revisione (nomina “sabotata” ad aprile proprio da Vivendi che aveva bocciato tutte le proposte) che potrebbe essere convocata dal consiglio Telecom di lunedì. Tant’è che si è saputo - a distanza di qualche settimana dal fatto - che Genish ha inviato una missiva in inglese al presidente Fulvio Conti e al lead independent director Dante Roscini (che poi l’ha girata agli altri consiglieri indipendenti) per lamentare in sostanza il clima teso e chiedere se la sua presenza in azienda fosse ancora gradita. Chi l’ha letta ha avuto l’impressione che fosse stata scritta da un legale.
Fatto sta che l’incontro parigino di ieri sarebbe durato poco perchè Genish sarebbe stato chiamato a Londra da emergenze familiari, tant’è che oggi non si sa se parteciperà fisicamente alla riunione del comitato strategico in preparazione di un board che si prospetta particolarmente denso.
Giocoforza si tornerà a parlare di dismissioni, visto che il fondo di private equity I Squared è tornato alla carica per Persidera, la società dei mux (i canali televisivi per la trasmissione in digitale terrestre) che fa capo per il 70% a Telecom e che Vivendi, quando aveva il controllo di fatto della compagnia telefonica, si era impegnata con l’Antitrust Ue a far cedere. Il problema resta il prezzo di carico della quota di minoranza, quel 30% nel portafoglio di Gedi, che è più alto e che qualche mese fa aveva impedito la vendita.
Probabilmente ci sarà un passaggio anche su Sparkle che per l’ad di Tim non è strategica, mentre per l’ex presidente, nonchè ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, non va ceduta (salvo “correzione” interpretativa successiva, che sarà ceduta cioè solo in accordo col Governo, come ovvio visto che la società dei cavi internazionali è soggetta al golden power). Possibile anche che si inizi a ragionare su un alleggerimento della quota in Inwit - dall’Ipo ferma al 60% - che potrebbe aiutare a sostenere gli elevati esborsi per l’asta del 5 G.
Ma si parlerà anche di una possibile espansione in Brasile, con un’ampia informativa su Nextel, la società americana in vendita da anni che si è affidata a Rothschild per chiudere la partita. Si tratta di un operatore, in precedenza presente in diversi Paesi dell’America latina, che utilizzava una tecnologia criptata sviluppata per mantenere la segretezza delle comunicazioni militari Usa e che in Brasile conserva ancora 3,2 milioni di clienti. Quello che però è più interessante agli occhi di Telecom è lo spettro utilizzabile a San Paolo e Rio che colmerebbe il gap strutturale tra Vivo (l’operatore mobile di Telefonica in Brasile) e Tim Brasil. Il cambio è favorevole, ma non è un’operazione semplice visto che per chiuderla servirebbe una modifica regolamentare e che il dossier è sul tavolo anche dei concorrenti su piazza, oltre che gli spagnoli anche i messicani di America Movil. Nextel si aspetta riscontri per fine mese. Valuterà il consiglio Telecom, che finora non ha mai bloccato Genish, se conferire mandato al management di approfondire il tema.
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