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Bitcoin, la grande bolla è scoppiata: -30% in una…

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Servizio |IL CROLLO DEL VALORE

Bitcoin, la grande bolla è scoppiata: -30% in una settimana, -80% dai massimi

Nonostante tutto qualche incrollabile ottimista rimane. Come Sonny Singh, Coo dell’operatore di pagamenti in criptovalute BitPay, che ancora giovedì si diceva sicuro che il bitcoin tornerà tra 15 e 20mila dollari per la fine del 2019. Con il bitcoin non si può escludere nulla, ma di questi tempi è difficile essere così fiduciosi. L’ultima settimana è stata infatti di vera passione per le criptovalute, a partire dal bitcoin, che ha perso quasi un terzo del suo valore in sette giorni, crollando ai minimi dall’ottobre 2017.

La criptovaluta più famosa è infatti crollata attorno a 4.400 dollari, dopo un tentativo di rilancio fino a 4.800, rispetto alla fascia attorno a 6.400 in cui era rimasta da prima dell’estate, all’insegna di un’innaturale stabilità. In questi giorni ha recuperato anche la sua tradizionale propensione alla volatilità, balzata di oltre il 400%. La capitalizzazione totale di bitcoin è così crollata a 75 miliardi di dollari, meno di un quarto dei 330 miliardi del dicembre scorso, quando le quotazioni avevano toccato il picco a un soffio da quota 20mila dollari.

La flessione del bitcoin è stata una delle peggiori della sua storia, arrivata proprio in questo periodo a celebrare i dieci anni, sempre caratterizzata dall’elevata volatilità, e ha trainato al ribasso l’intero comparto delle criptovalute, il cui valore complessivo è sceso sotto i 140 miliardi, una frazione degli 800 circa toccati a inizio anno. Particolarmente fragile appare Ethereum, superata da Ripple come seconda criptovaluta per capitalizzazione, pagando lo scotto delle vendite legate al ritiro o alla decadenza di diverse Ico, le offerte iniziali di valuta che utilizzavano proprio ether come moneta di pagamento.

Tra le criptovalute maggiori le uniche che hanno mostrato una sostanziale tenuta sono le stablecoin, quelle legate a un valore esterno al mondo digitale, per lo più il dollaro. A partire da Tether, la discussa criptovaluta fissata alla parità con il dollaro, di cui si dubita che sia coperta da riserve in biglietti verdi. Lo stesso Dipartimento alla Giustizia Usa ha aperto un’inchiesta contro la società emittente del Tether, legata anche all’exchange Bitfinex, con l’accusa di aver manipolato il mercato.

L’accusa rischia di diventare particolarmente grave tenendo conto anche della crescente pressione da parte della Sec, che ha condannato gli operatori legati a due recenti Ico, sulla base della considerazione che si tratta di operazioni legate a “securities”: l’authority finanziaria Usa conferma così di ritenere che, a eccezione di bitcoin ed ethereum, le criptovalute sono tutte strumenti equiparabili a securities e che quindi devono sottostare alle regole dei mercati tradizionali.

Insomma, lasciata alle spalle l’ondata speculativa dell’anno scorso che aveva dato vita a una bolla ingiustificata, il clima attorno al settore cripto sembra tornato decisamente negativo. A rafforzare il clima di confusione e l’immagine di un mercato dominato da pochi attori senza alcuna governance è stata la nuova scissione nella famiglia di bitcoin, cosumata il 15 novembre. Il Bitcoin Cash, nato ad agosto dalla biforcazione della blockchain di bitcoin per rendere più efficienti le transazioni, si è spaccato tra BitcoinAbc e Bitcoin Sv, senza che fosse possibile comprendere le motivazioni reali del cambio di standard software.

Anche dal punto di vista tecnico le prospettive non sono rassicuranti. Per il momento la discesa si è fermata in area 4.400 dove il supporto ha tenuto anche oggi, dopo un timido tentativo di rimbalzo. Ma se tale livello viene rotto al ribasso si scende velocemente verso 3.500. E forse anche più giù.

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