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dopo le novità in legge di bilancio

Corcos (Assogestioni): «Pir, regole da rivedere. Servono i fondi chiusi»

«Assogestioni mantiene con Mef e Mise un dialogo aperto, costruttivo e di costante collaborazione». È questa la premessa di Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni, prima di commentare le novità normative che interesseranno i Pir di nuova istituzione in seguito alle modifiche apportate dalla legge di bilancio 2019.

Dottor Corcos, la nuova legge però sta creando un certo scompiglio tra gli operatori...

Sì, perché la norma così come è scritta non funziona. Anche se capiamo la logica sottostante alla modifica dell’investimento qualificato, perché le piccole imprese hanno beneficiato meno dei flussi provenienti dai Pir, non si può chiedere a un fondo aperto di avere una percentuale così rilevante investita su strumenti illiquidi, non solo per motivi tecnici, ma anche di mercato.

Vale a dire?

Il fondo da regolamento non può detenere più del 10 per cento in attività illiquide; con il vincolo del 7% che è stato introdotto, in presenza di riscatti c’è il forte rischio di superare questo limite; inoltre questi nuovi investimenti, che presentano un rischio decisamente più elevato, rischiano di alterare il profilo Mifid dei prodotti esistenti. Non solo. Il fondo è tenuto a valorizzare quotidianamente la quota calcolando il nav giornaliero e se una percentuale del patrimonio è immobilizzata su strumenti illiquidi e per di più di difficile valorizzazione, diventa molto complicato farlo. Con questo voglio dire che inserire componenti illiquide in un fondo aperto non va bene, anche in vista degli stress test a cui verranno sottoposti in futuro i fondi. Per queste ragioni faccio quindi molta fatica a pensare che si riesca ad adeguare i portafogli ai criteri imposti da questa normativa. E c’è anche un altro aspetto da considerare.

Quale?

Il mercato del venture capital in Italia al momento non ha dimensioni tali da soddisfare gli eventuali investimenti richiesti dalla normativa.

E quindi quale soluzione proponete?

Un’idea potrebbe essere quella di istituire un prodotto ad hoc, così come avviene in Francia e Uk, ad esempio fondo chiuso Pir compliant con una soglia di 150mila euro da versare però in un’unica soluzione. Ai benefici fiscali tipici del Pir si potrebbe pensare di aggiungere una detrazione. Nei piani inglesi questi profili esistono. In questo modo si risolverebbe il problema legato alla liquidabilità dell’investimento e si potrebbe destinare una quota più rilevante del patrimonio verso le realtà aziendali più piccole.

“Inserire componenti illiquide in un fondo aperto non va bene, anche in vista degli stress test a cui verranno sottoposti in futuro i fondi”

Tommaso Corcos 

Un bilancio di questi due anni di vita dei Pir evidenziandone i pregi e i difetti?

Direi che sono stati conseguiti tanti risultati importanti, ma c’è anche qualche elemento di criticità.

Partiamo dai pregi.

I Pir hanno avuto la capacità di riavvicinare gli investitori istituzionali alle pmi, un segmento in genere ignorato e questo prima ancora di considerare gli effetti dell’investimento diretto sull’economia reale. Hanno riportato le valutazioni dei titoli delle pmi su livelli corretti e sono riusciti a spingere molti imprenditori a quotarsi. Inoltre, hanno avvicinato gli investitori retail ai fondi comuni e, nonostante l’andamento negativo dei mercati finanziari, hanno sempre conseguito saldi di raccolta positivi.

I difetti?

Hanno investito poco sulle piccole aziende.

E sul fronte costi? I Pir sembrano piuttosto cari..

Non è vero che i Pir sono più cari dei fondi tradizionali. A parità di profilo di rischio hanno in media un costo più basso.

Alcune Sgr dopo l’approvazione della manovra hanno bloccato la sottoscrizione dei Pir, permettendo solo di incrementare gli investimenti in essere a chi è già titolare di un piano di risparmio. Avete dato voi come Assogestioni indicazioni in questo senso?

No, le società si sono mosse in via totalmente autonoma adeguandosi alla nuova normativa, la quale precisa che i fondi Pir esistenti non consentono più l’agevolazione per i nuovi investitori.

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