L’analisi è in corso ma l’obiettivo è chiaro: coinvolgere Cassa Depositi e Prestiti per cercare una soluzione di sistema alla crisi del settore costruzioni. La misura del coinvolgimento dipenderà dai risultati di questo primo esame di valutazione sullo stato di salute del comparto e, più in particolare, del gruppo Astaldi. L’impressione, però, diffusa negli ambienti finanziari, è che Cdp potrebbe presto dover affrontare concretamente il dossier anche se dall’ente fanno sapere che allo stato non c’è nulla sul tavolo.
Il progetto - sicuramente gradito alle banche - in ogni caso dovrebbe ruotare attorno a un perno chiave: l’ingresso della Cassa nel capitale di Salini Impregilo con l’intento di creare un’entità sufficientemente forte per affrontare prima la messa in sicurezza di Astaldi e poi quella degli altri grandi operatori in difficoltà. Nei prossimi giorni, secondo quanto si apprende, saranno vagliate in modo approfondito le differenti opzioni di intervento.
Dopo il via libera del Tribunale di Roma al finanziamento concesso da Fortress all’azienda in panne, decisione che ha gettato le basi perché si possa procedere al salvataggio in continuità del costruttore, ora si guarda alla scadenza del 21 gennaio. Entro lunedì dovrebbero infatti arrivare sul tavolo degli advisor di Astaldi, Vitale & co e Rothschild, le offerte vincolanti dei due soggetti in gara, IHI e Salini Impregilo. Questi ultimi, però, stante anche lo scenario in evoluzione, seppure al momento concentrati sull’ipotesi di rilevare solo il pacchetto costruzioni, avrebbero tutta l’intenzione di prendersi il tempo sufficiente per esaminare ogni possibile risvolto. Compreso, evidentemente, un possibile asse con Cdp. Per questo, da parte di Salini Impregilo non dovrebbe arrivare alcuna proposta concreta prima della fine di gennaio o dell’inizio di febbraio.
Secondo quanto si apprende le ipotesi sul tavolo sarebbero sostanzialmente due. La prima guarda all’ingresso della Cdp direttamente nel capitale del gruppo Salini Impregilo con una partecipazione rilevante. Non sono chiare ancora le modalità attraverso cui potrebbe avvenire l’operazione ma l’idea di fondo è che la Cassa metta a disposizione mezzi freschi da destinare poi all’acquisizione degli asset di Astaldi. Oggi Salini Impregilo è controllata con il 68% da Salini Costruttori, quota evidentemente che in caso di ingresso di Cdp potrebbe scendere. Fino a che punto dipenderà da quanto sarà articolato il progetto di rilancio del settore costruzioni.
Uno scenario di questo tipo, in ogni caso, avrebbe il pregio di veder rafforzata patrimonialmente la società attorno a cui si verrebbe poi a realizzare il nuovo polo delle grandi opere. Senza contare che avere alle spalle lo Stato e al fianco le banche creditrici renderebbe meno ambiziosa la sfida di costruire attorno a se stessa un sistema di costruzioni italiane più solido, del quale Astaldi sarebbe dunque solo il primo tassello. L’intenzione, come detto, sarebbe quella di procedere in seconda battuta ad analizzare modalità di intervento su altri gruppi di costruzioni in crisi, da Grandi Lavori Fincosit a Condotte.
Proprio in questi giorni, peraltro, il Governo ha avviato un tavolo di lavoro per definire le possibili mosse per rimettere in sesto un comparto che vede numerosi grandi player fuori dai giochi perchè tutti coinvolti, sebbene su scala diversa, in procedure concorsuali. Si tratta, oltre ad Astaldi, di Condotte, Grandi Lavori Fincosit, Mantovani, Trevi e Cmc e molti osservatori ormai da tempo auspicano una manovra che vada ben oltre il tamponare le singole emergenze. Il comparto richiederebbe una revisione profonda che permetta di superare il limite dell’eccessiva frammentazione grazie a una soluzione di sistema.
All’interno di questo scenario esiste poi una seconda opzione che vede Cdp sempre impegnata in prima persona ma su un piano differente. In particolare, Cassa Depositi e Prestiti potrebbe acquistare una partecipazione nella newco che verrà eventualmente creata da Salini Impregilo per rilevare la attività nelle costruzioni della società controllata per ora dalla famiglia Astaldi. Un veicolo in cui le banche creditrici dovrebbero essere presenti con una quota importante e che dovrebbe essere costruito in modo tale da non lasciare che Salini sia costretta a caricarsi del peso del debito di Astaldi. Nei giorni scorsi la compagnia ha fatto intendere, infatti, di non essere disposta a far fronte a un debito che anche dopo la fase concordataria complessivamente supererà il miliardo di euro.
Parallelamente procede anche l’offerta di IHI. I giapponesi hanno in mente tutt’altra strada. In particolare, la manifestazione d’interesse a suo tempo presentata sebbene poco dettagliata ricalcherebbe lo schema dell’intesa siglata con Astaldi prima della crisi. Nel dettaglio i giapponesi punterebbero a entrare nella partita attraverso un aumento di capitale. Da capire se in una eventuale good company o se nella realtà esistente.
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