Al giallo del caso finanziario Orcel-Santander-Ubs si aggiungono nuovi dettagli, legati al diverso trattamento fiscale dei maxi-redditi tra Spagna e Svizzera che avrebbero complicato il passaggio del banchiere italiano alla guida del colosso bancario spagnolo. La storia, come noto, è partita alla fine di settembre 2018 quando la presidente di Santander Ana Botin aveva annunciato al mercato l’ingaggio come nuovo chief executive officer di Andrea Orcel, da sei anni in Ubs alla guida dell’investiment banking. Il contratto di assunzione del nuovo ceo, anche secondo le versioni ufficiali di Santander e Ubs, era stato bloccato per le difficoltà della banca spagnola a giustificare il subentro a Ubs nel pagamento del bonus da circa 50 milioni che Santander, tra cash e azioni, avrebbe dovuto pagare al banchiere.
Un esborso complicato dal diverso trattamento fiscale tra i due Paesi e, in particolare, dalla precedente residenza fiscale di Orcel che, quando sei anni fa andò a lavorare in Svizzera, scelse la cittadina di Thun nel cantone di Berna. Distante oltre un’ora dalla sede di Ubs a Zurigo, la residenza a Thun era forse un po’ scomoda ma aveva il privilegio fiscale di un’aliquota massima sui redditi vicina al 25%. Livello pari a quasi la metà del circa 50% della tassazione spagnola. Se il bonus da 50 milioni che Orcel doveva incassare dagli svizzeri di Ubs fosse passato a carico del Santander, con l’emissione di azioni Santander soggette a regime fiscale spagnolo, il divario fiscale avrebbe sostanzialmente raddoppiato l’emolumento lordo da versare al banchiere. Una variabile che, sorprendentemente, pare non fosse stata valutata dai vertici del Santander che - anche ufficialmente - hanno poi ammesso di non aver considerato inizialmente il costo complessivo dell’ingaggio di Orcel.
Fatto il pasticcio, come finirà la vicenda Santander-Orcel? L’ipotesi di una causa giudiziaria per il mancato ingaggio, pur ventilata sul mercato, pare improbabile mentre pare che si vada verso qualche forma di compensazione col banchiere che tenga nel dovuto conto i rapporti passati e quelli futuri. Il Santander svelerà le proprie strategie future il prossimo 3 aprile quando sarà alzato il velo sul nuovo piano industriale pluriennale.
E Orcel che farà? Il banchiere d’investimento aveva ricoperto in precedenza un ruolo analogo a quello in Ubs quando era ai vertici di BofA-Merrill Lynch, guidando tutte le grandi operazioni di M&A di UniCredit e Santander (da cui derivava anche lo storico rapporto quasi filiale con Emilio Botin, scomparso pochi anni fa). Orcel è noto in Europa per aver pilotato tutti i grandi deal del settore finanziario degli ultimi venti anni, non tutti andati per il verso giusto a partire dalla clamorosa Opa sull’olandese Abn Amro da parte della cordata finanziaria composta da Royal Bank of Scotland, i belgi di Fortis e il solito Santander. Lanciata poco prima dello scoppio della crisi del 2007, la maxi-Opa portò al sostanziale fallimento e al salvataggio pubblico di Rcs e Fortis. Se il Santander si salvò, mantenendo solo gli asset sudamericani di Abn Amro, fu perché riuscì - sempre grazie ai buoni uffici di Orcel - a vendere al volo e a prezzi record (9 miliardi) a Monte Paschi l’unica controllata italiana di Abn, ovvero Banca AntonVeneta. Quella che poteva essere la disfatta del Santander si trasformò nella Caporetto di Mps, avviandone la crisi che poi l’ha portata a finire sotto il controllo statale.
Tutto ciò per ricordare che Orcel si è sempre e solo occupato di grandi deal. E che anche nel suo periodo in Ubs, che coincide con gli anni della grande crisi finanziaria in Europa, il banchiere ha giocato ruoli decisivi in svariate partite. Forse non tutti ricordano per esempio che fu lui con Ubs a tessere le trame per Intesa Sanpaolo nel “case study” di aggregazione poi sfumata con Generali. Decisivo in positivo, invece, fu il suo ruolo nel garantire a fermo 500 milioni del miliardo (l’altra metà fu garantita dai rivali storici di Mediobanca) di aumento di capitale che Bce chiese al Banco Popolare guidato da Pierfrancesco Saviotti (ex Comit, ma anche ex Merrill Lynch)come condizione per poter procedere alla fusione poi realizzatasi con Bpm.
Orcel fu chiamato in Ubs dal ceo Sergio Ermotti, anche lui ex Merrill Lynch oltrechè ex UniCredit. E Ora le indiscrezioni parlano di una successione al vertice di Ubs con l’approdo nel ruolo di ceo - in sostituzione di Ermotti che secondo alcuni potrebbe diventare il presidente della banca - di Christian Meissner, guarda caso anche lui proveniente da Bofa-Merrill Lynch dove guidava fino a poco fa la divisione investment banking insieme all’italiano Diego De Giorgi (anche lui uscito dal gruppo poche settimane fa).
Nel grande mondo delle banche d’affari capitano spesso spostamenti di top banker ma, a ben vedere, spesso il calciomercato avviene all’interno dello stesso “giro” di squadre. Non è escluso dunque che, in assenza di altre posizioni scoperte in Europa, Orcel possa tornare alla guida dell’investment banking di Bofa-Merrill Lynch. Ma finchè non sarà concluso a fine marzo il suo periodo di sei mesi di «gradening leave», obbligatorio perchè il banchiere provi a ottenere da una riottosa Ubs il proprio bonus, sarà impossibile avere indicazioni certe sulla sua futura destinazione.
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