Sale il peso della Cina negli indici azionari Msci. Lo ha comunicato la società in una nota in cui ha fatto sapere che il “fattore di inclusione” delle azioni di classe A quotate sulle piazze di Shanghai e Shenzen è destinato gradualmente a salire dal 5 al 20% quest’anno. Il percorso avverrà in tre fasi e si concluderà a novembre al termine dei quali il peso dei listini cinesi negli indici dedicati ai mercati emergenti è destinato a salire al 3,3% dall’attuale 0,71 per cento. Attualmente gli indici comprendono solo le azioni di società cinesi quotate su piazze offshore come Hong Kong e Shanghai.
La decisione di Msci è destinata a generare un flusso di capitali verso la Cina stimato in circa 125 miliardi di dollari. Questo perché gli i fondi che prendono come riferimento (benchmarck) gli indici Msci (a livello globale si parla di fondi con asset in gestione per almeno 1900 miliardi di dollari) dovranno comprare più azioni cinesi per replicare l’andamento degli indici. La Borsa cinese ha festeggiato la decisione con un rialzo del 2% sull’indice Csi300. Da inizio anno l’indice delle maggiori società quotate cinesi ha registrato una delle migliori performance a livello globale.
Il mercato azionario cinese capitalizza qualcosa come 6400 miliardi di dollari ed è la seconda piazza finanziaria al mondo. Storicamente tuttavia il suo peso all’interno degli indici è stato minimo perché la compravendita di azioni di classe A quotate sulle piazze di Shanghai e Shenzen è stata appannaggio dei soli investitori domestici. Per i fondi esteri l’unico modo per investire in Cina era farlo operando sulle società cinesi quotate sulle piazze estere: Hong Kong e Wall Street soprattutto.
Il quadro tuttavia sta radicamente cambiando: in questi anni la Cina ha messo in atto una serie di riforme per aprirsi al mercato. Ci sono voluti anni perché questo processo di liberalizzazione fosse messo in atto e, nonostante i primi programmi di apertura messi in atto dal 2011 abbiano comportato un primo importante afflusso di capitali, i grandi investitori istituzionali sono sempre rimasti ai margini.
La svolta c’è stata nel 2018 con la prima inclusione delle azioni cinesi di classe A negli indici Msci. La decisione presa ieri è un nuovo passo in avanti in un cammino avviato circa cinque anni fa e, in prospettiva, c’è da aspettarsi nuovi progressi in futuro. «Il mercato azionario cinese è potenzialmente in grado di arrivare a pesare per il 40% dell’indice Msci Emerging Market» si legge in una nota di Msci. Perché una piena inclusione avvenga tuttavia è necessario che il processo di liberalizzazione avviato dalle autorità cinesi faccia ulteriori passi avanti.
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