LONDRA -Arrivando alla stazione della Overground - la metropolitana di superficie - di White Hart Lane, il treno è strapieno e una folla si avvia composta all’uscita. Sono i tifosi del Tottenham, blasonato club di Londra nato in un sobborgo oggi fagocitato dalla metropoli, che vanno a vedere la partita, sotto un cielo grigio che minaccia pioggia (e che poi puntualmente arriverà e a tratti sarà pure neve) e un freddo invernale che gela le ossa. Per gli amanti del calcio quel nome è molto più di un indirizzo di Londra: sta al pallone come Abbey Road sta alla musica.
Mercoledì sera, con la partita di campionato contro il non irresistibile Crystal Palace, è stato inaugurato il nuovo gigantesco stadio del club: 9 piani per ospitare 62.062 persone. Impossibile trovare un biglietto, anche negli esclusivi posti Extra Premium (al costo di 200 sterline): sono tutti esauriti da tempo.
Periferia&Business
Il nuovo stadio è una faraonica bolla in cristallo e acciaio, incastonata tra le basse case popolari e le villette monofamiliari
della Middle England che abita la periferia suburbana di Londra, disseminata di mini market africani, kebab e pub. Sembra
una nave spaziale atterrata tra le case a mattoncini gialli e marroni. Lungo il breve tragitto dalla stazione allo stadio,
l'eccitazione dei tifosi è palpabile: «Non vedo l’ora di entrare» dice William, che indossa la jersey del Tottenham, leggins
da allenamento e scarpe da ginnastica rigorosamente Nike. Come lui, decine di altri tifosi sprizzano adrenalina.
È l’evento sportivo dell’anno, l’inaugurazione più importante di Londra dai tempi del grattacielo Shard, e anche il quartiere, zona degradata dove anni fa ci furono violente rivolte, cerca di avere le sue briciole di business: lo Spur Restaurant da fuori parrebbe un ritrovo di tifosi, ma è solo un kebab. Alla porta adesivi di tutte le carte di credito e pure di GooglePay, la app per pagare col telefono, ma poi dentro l’unica cosa che accettano sono i pezzi di carta con l’effigie della Regina Elisabetta. Non sono gli unici: tutti i baretti e take away della zona oggi hanno misteriosamente le linee occupate e prendono solo contanti. Il Mediterraneo insegna.
Niente ressa, siamo inglesi
Nessuno direbbe che qui si sta radunando praticamente una media città di provincia: tutto scorre liscio, ordinato. Strade
pulite, nessuna ressa o folla, solo un paio di bancarelle che vendono sciarpe. In Italia, c'è più confusione persino in una
partita di Serie C. Quello che è stato aperto ai tifosi è il più grande stadio di Londra e di tutta l'Inghilterra, secondo solo all’Old Trafford, altro luogo storico del calcio inglese (lo stadio del Manchester United). Il Tottenham New Stadium, nome che più banale
non si può, è stato già ribattezzato New Hart Lane dai tifosi ma in ogni caso non sarà nemmeno quello perché il club, quotato alla Borsa di Londra e in mano ai due soci di maggioranza Daniel Levy e Joe Lewis, ha già deciso di vendere
il nome a uno sponsor (pratica ormai diffusissima tra i club, vedi Juventus e Bayern che hanno entrambe intestato lo stadio all’Allianz): c'è già
stata una lite prima che la faraonica struttura venisse aperta. Pare che la Nike fosse pronta a mettere sul piatto 1 miliardo di sterline, ma la notizia è stata smentita e ora pare che la Coca-Cola metterà il suo nome.
Lo stadio più moderno al mondo
Costato la sbalorditiva cifra di 1 miliardo di sterline (400 milioni la sola struttura più tutte le opere accessorie), la nuova, o meglio ritrovata, casa del Tottenham è oggi lo stadio più all’avanguardia al mondo e lo stato dell’arte in fatto
di intrattenimento. Il campo è divisibile e retrattile; il prato, croce e delizia di ogni stadio, è interamente smontabile.
Quando il bomber Harry Kane & soci non giocheranno, e lo stadio ospiterà concerti o eventi, l’erba sarà completamente rimossa
e messa in un magazzino dotato di luci al led e irrigazione automatica per mantenerlo verde e soffice.
Il settore unico più grande è stato riservato alla “curva” (Home End, il lato di casa): ben 17.300 posti per gli ultras senza divisioni. È stato studiato per avere un’onda sonora di tifo che carichi la squadra e spaventi gli avversari. Il tutto amplificato
da un’acustica all’avanguardia.
I nove piani, collegati da scale mobili e ascensori ospitano decine di lounge, un ristorante stellato Michelin, alle salette private, fino agli spazi comuni della curva, ognuna per il livello di biglietto. Per la sete dei tifosi, lo
stadio ha un suo micro-birrificio interno: si calcola che spillerà milioni di litri all’anno. E per chi non soffre di vertigini, è possibile fare un’arrampicata sulle
pareti e salire fino a 40metri di altezza, ma non oggi visto il tempo inclemente.
C’è chi dice no
«Odio dannatamente questo nuovo stadio (l’espressione è un po’ più colorita a dire il vero e prevede la parola che inizia
per f…)» si lamenta Stuart, inglese fino al midollo e tifoso degli Spurs dalla nascita mentre si ripara dalla pioggia sotto
il tendone di un mini-market gestito da pakistani. Quando era bambino, ricorda, un biglietto costava 50 pence. Oggi ci vogliono
almeno 50 sterline per entrare nel tempio dell’industria dell’intrattenimento. «Le vedi quelle scale mobili? - e indica il
grandioso ingresso delle Tribune che porta alle varie lounge - ti pare uno stadio? È un dannato centro commerciale (e in effetti la cupola trasparente ha all’interno anche un’area per
lo shopping e pure un hotel). Dov’è il calcio di un tempo?». Ci sono voluti 4 anni di lavori, ritardi cronici (il primo progetto risale al 2007) e un mare di polemiche prima che il
Tottenham tornasse a giocare nel suo storico stadio (ma il vecchio, per il dispiacere di Stuart e della vecchia guardia, è
stato demolito). Nel frattempo gli HotSpur erano stati ospitati in un altro tempio, il Wembley Stadium (che per l’Italia bianconera
regala un dolcissimo ricordo, ossia la vittoria in rimonta in Champions League l’anno scorso con i gol di Dybala e Higuain
e il passaggio ai quarti di finale).
Chissà cosa direbbe Stuart se sapesse quanto è costato alla sua amata squadra tornare a casa (e all’ingresso campeggia un
mega schermo a led con la scritta Welcome Home). Ma non è colpa del Tottenham: la partita finirà 2 a 0 per i padroni di casa.
Stuart l’ha vista in tv dal pub dietro all’odiato stadio. Il calcio verace e autentico di una volta di cui ha nostalgia è
solo un ricordo. Oggi il pallone è business. E il nuovo stadio degli HotSpur ne è il simbolo più sublime, oggi, nel mondo.
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