L’oro tornerà a correre, con la «ragionevole prospettiva» di arrivare a 2mila dollari l’oncia tra qualche anno, mentre per le società aurifere il consolidamento è appena iniziato. A vederla così è Joe Foster, portfolio manager di VanEck, uno degli uomini più influenti nell’industria dell’oro, che si è lasciato intervistare dal Sole 24 Ore. Attraverso diversi fondi VanEck gestisce 48 miliardi di dollari ed è tra i primi azionisti di tutte le maggiori società aurifere.
In pochi mesi avete ridisegnato le attività di M&A nel settore. Lei è stato il primo ad alzare la voce contro la megafusione Barrick-Newmont, un’opinione forse decisiva perché si rinunciasse a favore di una joint venture nel Nevada. Poi ha protestato sulle condizioni
del merger tra Newmont e Goldcorp, ottenendo dalla prima un dividendo speciale anticipato. All’assemblea di dopodomani
VanEck voterà a favore dell’acquisizione, dunque deduco che la somma vi abbia soddisfatto. È così?
Il dividendo speciale è qualcosa che non avevamo mai visto prima nel settore aurifero. In pratica Newmont ci sta versando
in anticipo quelle che ritiene che saranno le sinergie con Goldcorp. Stiamo ricevendo parte, non tutto il beneficio futuro
della fusione. E forse in futuro otterremo il resto, in forma di altri dividendi o di apprezzamento delle azioni.
La scalata di Barrick a Newmont non avrebbe portato benefici?
Barrick avrebbe creato un’enorme società aurifera, di dimensioni mai viste. Secondo me c’è un limite alle dimensioni che
si possono raggiungere, si rischia di creare un gruppo troppo grande per poterlo gestire in modo efficace. Francamente non
mi andava di vederlo accadere.
Newmont con Goldcorp diventa comunque il primo gruppo aurifero al mondo. Questo non è troppo grande?
No, direi di no. Anche se in effetti con Newmont-Goldcorp e con Barrick-Randgold (merger da 20 miliardi di $ completato a gennaio, NdR) si crea una nuova classe di aurifere: quella delle supermajor. Nessuna combinazione di altre società darebbe vita
a qualcosa di paragonabile. Certo, ora devono dimostrarci che è possibile realizzare fusioni di questo calibro. Mettere insieme
Barrick e Newmont tuttavia avrebbe creato qualcosa di molto, molto più grande, che in questo momento a mio giudizio sarebbe
stato ingestibile.
Perché «in questo momento»? In futuro potrebbe essere possibile?
Forse sì. Se queste due supermajor fanno le cose per bene e raggiungono gli obiettivi che si sono poste, tra 2-3 anni magari
potranno pensare a un mega-merger. Comunque un altro motivo per cui non volevo vedere una fusione Barrick-Newmont è che entrambe
le società hanno un ottimo management. Goldcorp invece è stata gestita molto male negli ultimi anni e sono felice che finisca
in mano a Newmont, perché i suoi dirigenti decisamente non hanno fatto un buon lavoro.
Anche la ricca liquidazione ai top manager di Goldcorp l’aveva irritata parecchio, anzi addirittura «scioccato» se ricordo
bene.
Sì. Avevo anche detto che bisognerebbe considerarla un crimine e credo ancora che Goldcorp dovrebbe decurtare queste somme.
Ma non mi sembra una questione sufficiente per votare contro la fusione con Newmont, considerate le sinergie e tutti i benefici
che ne deriveranno.
La fase di consolidamento tra le società aurifere è destinata a proseguire?
Ci sono due categorie di M&A nel settore: da un lato le acquisizioni che le società fanno per mantenere o accrescere la
capacità produttiva, dall’altra le operazioni in cui due big si mettono insieme non per diventare più grandi, ma per diventare
migliori. Spero che i deal di questa seconda categoria si moltiplichino e che vedano più coinvolte anche società medie, se
non addirittura junior.
E per l’oro è sempre rialzista? Il rally sembra essersi fermato.
Sono rialzista dal 2016, forse ho cominciato troppo presto. Ma la Federal Reserve non ha mai avviato un ciclo di stretta
monetaria senza che ci fosse una recessione e non vedevo perché stavolta dovesse essere diverso. Poi la Fed si è fermata e
in un attimo è tornata la compiacenza sui mercati: a fermare l’oro è stata la ripresa del rally delle borse. Adesso vedremo
cosa succederà, ma credo che nei prossimi 12-18 mesi l’oro tornerà ad apprezzarsi. L’Europa è già sull’orlo della recessione
e credo che anche gli Usa seguiranno entro il prossimo anno. Con un’economia debole e alti livelli di indebitamento, anche
per le imprese, gli investitori cominciano a innervosirsi e questo potrebbe portare l’oro ad uscire dal range in cui è rimasto
negli ultimi cinque anni: se si innesca questo tipo di dinamica potremmo arrivare a 1.400, forse 1.500 dollari l’oncia entro
fine anno. Più a lungo termine potrebbe anche instaurarsi un nuovo bull market, in grado di riportare le quotazioni sui massimi
del 2011, sopra 1.900 dollari l’oncia, e forse anche oltre. In uno scenario in cui il sistema finanziario è sotto stress
quota 2mila dollari è un aspettativa ragionevole.
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