In una settimana segnata dalla liquidità contenuta, per via dei bassi volumi di scambio che contraddistinguono i periodi a cavallo delle festività, rendimenti e spread dei titoli di Stato italiani sono tornati a risalire. Sulla scadenza decennale si è passati dal 2,6% a 2,70% (nuovi massimi da inizio marzo) toccato nella seduta del 25 aprile.
Oltre ai bassi volumi sulle quotazioni dei BTp ha pesato l’incertezza per il pronunciamento di Standard & Poor’s sul rating italiano arrivato nella serata di venerdì con la conferma del giudizio e dell’outlook. Se nelle scorse settimane la risalita dei tassi BTp era andata di pari passo con una generale inversione di rotta dei titoli governativi (a metà mese il tasso dei Treasury americani ha rivisto quota 2,6% mentre quello dei Bund è tornato brevemente in territorio positivo) nelle ultime sedute il trend ha riguardato esclusivamente i titoli italiani. Il risultato è che lo spread è risalito: stava a quota 260 punti a inizio settimana, è arrivato a superare la soglia dei 270 punti giovedì 25 aprile per poi scendere a quota 261 punti venerdì.
In questo contesto non proprio favorevole il Tesoro è tornato a rifinanziarsi in asta collocando 6 miliardi di nuovi BoT a 6 mesi. La domanda è stata sostenuta con richieste pari al doppio dell’ammontare offerto, ma il rendimento è lievemente risalito rispetto all’analogo collocamento di un mese fa pur confermandosi in territorio negativo: -0,028 per cento.
Spread Italia-Grecia ai minimi
Il differenziale di rendimento tra Bund e BTp è risalito ma resta lontano dai massimi dell’ultimo anno. Discorso diverso per
gli spread che separano i BTp dai titoli di altri Paesi periferici come la Spagna, il Portogallo o la Grecia. I numeri in
questo caso dimostrano chiaramente come il mercato stia tornando a “prezzare” il rischio Italia. Il caso più eclatante riguarda
la Grecia, Paese simbolo della crisi dell’euro. Il premio di rischio che il mercato chiede per investire in titoli greci invece
che in BTp è sceso fino a quota 61 punti nella seduta del 25 aprile. Si tratta di un nuovo minimo da oltre 10 anni a questa
parte. Se è vero che questo calo del differenziale tra Roma ed Atene è soprattutto merito di quest’ultima, e del fatto che
il Paese sia tornato ad emettere titoli a 10 anni ponendo fine a uno stgma che durava da anni, sono numeri che fanno riflettere.
Soprattutto se si pensa che per anni lo spread tra i due Paesi è stato tra i 400 e gli 800 punti base.
Non c’è stato solo un accorciamento delle distanze rispetto alla Grecia ma, come accennato, anche un ampliamento delle distanze rispetto a Portogallo e Spagna. Oggi i titoli di stato portoghesi rendono circa 150 punti base in meno rispetto ai BTp. L’ultima volta che tra i due titoli c’è stato un simile spread è stato a novembre dello scorso anno quando i bond italiani erano in balia della speculazione per l’incertezza sull’esito delle trattative tra l’Italia e la Commissione. Si è ampliato anche il differenziale di rendimento con i Bonos spagnoli balzato nei giorni scorsi fino a 160 punti come non accadeva da due mesi a questa parte.
L’attesa per il Tltro
Che questi spread siano giustificati è tutto da dimostrare e non mancano gli specialisti come Chris Attfield, strategist
di Hsbc, che in questa fase consigliano di vendere Spagna e comprare Italia. Sullo sfondo poi resta una variabile che potrebbe
fare la differenza: il piano Tltro di finanziamenti agevolati al settore bancario deciso dalla Bce i cui dettagli sono attesi
ai primi di giugno. Benché questi prestiti siano vincolati a finanziamenti all’economia reale è previsto che ci sia una certa
flessibilità nella sua attuazione in modo tale da consentire alle banche di utilizzare i fondi per comprare titoli di Stato
lucrando sul differenziale dei tassi (“carry trade” in gergo). Solo quando la Bce pubblicherà i dettagli dell’operazione a
giugno si saprà quanto la nuova Tltro sarà generosa e ciò potrebbe giocare a favore o a sfavore dei BTp.
Secondo Antonio Cesarano, strategist di Intermonte, dietro la recente risalita dello spread, oltre all’incertezza sul rating, ha pesato anche la percezione che il piano Tltro potrebbe essere meno favorevole del previsto. «L'aggiornamento sul quadro macro arrivato mercoledì 24 aprile dall'indice IFO tedesco e dalla fiducia degli imprenditori francesi - spiega - ha dipinto uno scenario di lieve peggioramento ma su livelli migliori rispetto ai minimi del primo trimestre». Il gestore è convinto che ciò possa rappresentare agli occhi di diversi membri Bce un segnale di stabilizzazione tale da sbarrare la strada a un piano Tltro “generoso”. Anche per questo Cesarano stima che lo spread nelle prossime settimane possa tornare a 280/300 punti.
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