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La guerra dei dazi affonda la soia (e gli aiuti di Trump rischiano di fare…

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L'Analisi |prezzi ai minimi da 10 anni

La guerra dei dazi affonda la soia (e gli aiuti di Trump rischiano di fare peggio)

Il crollo dei prezzi della soia ieri si è arrestato, ma è difficile credere che il mercato riesca davvero a risollevarsi senza un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina. Gli aiuti di Stato promessi da Donald Trump agli agricoltori americani rischiano anzi di prolungare le sofferenze del settore a livello mondiale: ci sarebbe un’ulteriore aumento delle scorte – già da primato anche a causa dell’epidemia di febbre suina che sta decimando gli allevamenti cinesi – e le quotazioni dei semi oleosi, scese ai minimi decennali, potrebbero essere condannate a un lungo periodo di stagnazione.

Dopo il fallimento delle trattative con Pechino e l’ulteriore escalation nella guerra dei dazi, il presidente Usa ieri è tornato a rivolgersi agli agricoltori americani, nel tentativo di rassicurare quello che nelle passate elezioni era stato uno dei suoi maggiori serbatoi di voti. «Speriamo che la Cina ci faccia l’onore di continuare a comprare il nostro grande prodotto agricolo, il migliore – ha twittato Trump – Ma se non lo farà, ci penserà il vostro Paese a colmare la differenza».

Il riferimento è ai 15 miliardi di dollariche il presidente venerdì scorso, sempre via Twitter, aveva promesso di versare ai coltivatori di soia per comprare le eccedenze e «spedirle ai Paesi poveri e affamati in forma di assistenza umanitaria»: un piano su cui il dipartimento dell’Agricoltura (Usda) ha confermato di essersi già messo al lavoro, ma che molti esperti giudicano velleitario se non addirittura dannoso.

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La soia è impiegata soprattutto nell’alimentazione animale. «Nessun Paese in passato ha mai ricevuto come aiuto alimentare soia, né l’ha mai cercata», afferma Abdolreza Abbassian, analista della Fao.

Inoltre le leggi federali negli Usa prevedono che si debba accertare, prima dell’invio di generi alimentari in beneficienza, che possano essere stoccati adeguatamente e che in questo modo non si danneggino i coltivatori del Paese destinatario.

Gli Usa potrebbero tenersi la soia, ma le esperienze passate non sono incoraggianti: le scorte statali di grano accumulate negli anni ’80, quando l’amministrazione Carter decise di vietare l’export all’Unione sovietica, impiegarono quasi un decennio per smaltirsi e nel frattempo il prezzo del cereale rimase a lungo depresso.

Nemmeno gli agricoltori del resto mostrano di apprezzare gli aiuti offerti da Trump. «Quello che vogliamo davvero è che tutto questo finisca il prima possibile – ha commentato David Salmonsen, direttore delle relazioni istituzionali dell’American Farm Bureau Federation – Vogliamo che i dazi siano ridotti o eliminati, così possiamo riprendere il commercio con la Cina».

«I coltivatori di soia non vogliono essere il danno collaterale di una guerra dei dazi senza fine», gli ha fatto eco Davie Stephens, presidente dell’American Soybean Association (Asa), ricordando le ultime previsioni dell’Usda secondo cui le scorte di semi di soia negli Usa sono avviate a raddoppiare nella stagione in corso, a 27,1 milioni di tonnellate.

La Cina, che un tempo assorbiva un terzo del raccolto statunitense, ha quasi azzerato le importazioni di soia da Washington dopo averle gravate lo scorso luglio di un dazio del 25%. Di recente, per dimostrare buona volontà nelle trattative, i cinesi avevano ripreso a comprare qualche carico ma ora si teme che possano addirittura cancellare o respingere gli ordini già effettuati e non ancora recapitati, per un totale di 7,4 milioni di tonnellate di soia.

L’allarme ha fatto crollare le quotazioni dei semi ai minimi da dieci anni a Chicago (780,5 cents/bushel, toccati lunedì) e anche se ieri c’è stato un rimbalzo sopra 810 cents la soia è tuttora in ribasso di oltre il 20% rispetto a un anno fa.

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