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A Wall Street scoppia la febbre per i «veggie burger»

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A Wall Street scoppia la febbre per i «veggie burger»

NEW YORK - A Wall Street è scoppiata una gara a investire nelle società produttrici di “veggie burger” hi-tech. Hamburger vegetali costruiti in laboratorio, più simili per consistenza e sapore alla carne vera. Tanto che c'è chi parla già di moda e di rischio bolla. Ricordando quanto avvenuto, giusto pochi mesi fa, con le criptovalute.

Beyond Meat è stata la prima società interessata da questa caccia all'investimento. La start up che produce hamburger vegetali di nuova generazione, con le barbabietole che simulano il sangue della carne, nella recente Ipo ha visto raddoppiare il prezzo delle sue azioni nelle contrattazioni pre mercato che hanno preceduto la quotazione. I motivi del boom sono presto detti: gli analisti prevedono che le vendite di “carne vegetale” esploderanno. Secondo le stime di Barclays, il mercato degli hamburger alternativi potrebbe crescere del 1.000% nei prossimi dieci anni, raggiungendo un giro d'affari di 140 miliardi di dollari. Ma il rischio perdita è dietro l'angolo. Le quotazioni di Beyond Meat, spinte dai ribassi generali dei mercati azionari degli ultimi giorni, sono ora sotto al prezzo della quotazione, con una capitalizzazione che comunque ha raggiunto i 4,3 miliardi di dollari. Non male per una start up.

La vicenda dell'Ipo di Beyond Meat non è un caso isolato. La rivoluzione della carne a base di proteine vegetali è spinta dalle preoccupazioni dei consumatori più giovani, Millennials e Generazione Z, per il climate change, la sostenibilità e il benessere animale, “i danni che la produzione alimentare di massa causa al pianeta” scrive Barclays e dalla maggiore attenzione per la cura del corpo e a un'alimentazione meno ricca di grassi. Tyson Foods, la più grande società produttrice di carne degli Stati Uniti, ha annunciato di recente che introdurrà nel suo portfolio un prodotto a base di proteine vegetali. McDonald's ha già cominciato in via sperimentale a vendere hamburger vegetali nei suoi fast food in Germania, paese tra i più grandi consumatori di carne. Burger King entro la fine dell'anno proporrà in tutti i ristoranti americani della sua sterminata catena un Whopper menù con un hamburger vegetale. Ha già fatto sapere i particolari di ciò che offrirà: il menu veggie si chiamerà Impossible Whopper, costerà un dollaro in più di quello tradizionale a base di carne grigliata. E porterà ricavi aggiuntivi alla catena. Si chiamerà “Impossible” perché il fornitore delle polpette veggie di Burger King sarà la start up Impossible Foods concorrente di Beyond Meat, nella realizzazione in laboratorio di un hamburger vegetale più simile alla carne come consistenza, gusto e sensazione visiva.

PER SAPERNE DI PIÙ / Al Ces rilanciato il burger veggie 2.0

L'altra start up di veggie burger creati nei laboratori dei biologi della Silicon Valley si chiama Lightlife: i suoi hamburger vegetali a partire da giugno saranno introdotti nell'offerta di Whole Foods, la catena dei supermercati americani di fascia alta acquisiti da Amazon per 13,7 miliardi nel 2017. Gli economisti di Bloomberg Intelligence sostengono che il successo iniziale dell'Ipo di Beyond Meat spingerà i colossi americani del cibo come Kraft Heinz, Kellogg's e Conagra a investire nell'innovazione legata alle proteine vegetali e ai succedanei della carne costruiti in laboratorio.

La cosa curiosa dietro al boom delle polpette vegetali, spinta dalle preoccupazioni “bio” dei millennials per l'inquinamento causato dagli allevamenti intensivi di carne, è che l'alternativa salutista alla carne proprio bio non è: molte delle proteine vegetali a base degli hamburger veggie di nuova generazione ad alto tasso di innovazione, sono costruite in laboratorio e utilizzano materie prime a base di vegetali biotech, piante geneticamente modificate, a partire dalla soia che negli Stati Uniti è venduta in maniera indifferenziata (quella biotech e quella non biotech) alla borsa merci di Chicago, la più importante al mondo.

Ma in ogni caso, fanno notare diversi analisti, è un fatto acclarato ormai, il trend di consumare meno carne e meno grassi, anche in una società come quella americana dove il fast food, lo junk food, il cibo spazzatura, sono parte della cultura nazionale. Le masse tendono a consumare meno carne, e il consumo di veggie burger da fatto elitario è diventato mainstream.

La mossa di Tyson Foods che ha deciso di produrre carne vegetale “è un buon indicatore di quanto si sia riscaldato negli ultimi tempi il mercato delle carni a base di proteine vegetali. Nel prossimo futuro vedremo entrare altri concorrenti in questo mercato”, ha detto Will Sawyer analista di CoBank. “Si è trattato davvero di una rapida evoluzione per una società che per decenni ha avuto un business orientato nella produzione di proteine animali e che ora ha deciso di espandere il suo raggio di azione in un comparto industriale che nessuno avrebbe mai immaginato 10 anni fa”.

Non è l'unico dei colossi della carne a investire nei veggie burger. I burger Lightlife presto disponibili da Whole Foods e in migliaia di altri supermercati americani, sono controllati dal gigante canadese della carne Maple Foods.
Gli hamburger che McDonald's propone ai consumatori tedeschi vengono prodotti da Nestlé.

Morningstar Farms, il ramo di Kellogg's che produce veggie burger, sta studiando ora dei prodotti vegetali a imitazione della carne di pollo. Prodotti ad alto tasso di innovazione dietro i quali ci sono cospicui investimenti in ricerca e sviluppo per far sì che il sapore alla fine sia buono o almeno si avvicini a quello della carne vera. Anche se sarà difficile riuscire a imitare una bistecca Fiorentina.

Non tutti i veggie burger hanno avuto successo. La catena di fast food Wendy's qualche anno fa aveva provato a vendere degli hamburger vegetali a base di fagioli, ma non andavano ed è stata costretta a fare marcia indietro dopo qualche tempo. Insomma il rischio perdite è dietro l'angolo, nonostante le stime di crescita di questo particolare comparto dell'industria alimentare. “It's crazy”, è folle, dice Henk Hoogencamp, consulente e componente dei cda di diverse grandi aziende americane del food riferendosi alla crescita di questo mercato e alla febbre scoppiata tra gli investitori. “Ci sono start up nate in un garage che ora dettano la linea alle grandi aziende dell'industria alimentare per i gusti mutati dei millennials. Insomma attenzione a non scottarsi, come quando si cuoce un hamburger sulla griglia.

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