Il colpo di coda che non ti aspetti per i BTp arriva il giorno successivo a quello della tanto attesa riunione della Banca centrale europea, il cui atteggiamento più accomodante sulla politica monetaria ha in un primo momento convinto soltanto in parte i mercati. Venerdì il rendimento del titolo decennale italiano si è infatti ridotto al 2,36% dopo aver raggiunto nel pomeriggio anche quella quota 2,27% che rappresenta il livello minimo da metà maggio dello scorso anno, cioè dal momento in cui si sono esacerbate le tensioni nei confronti del Governo che di lì a poco si sarebbe formato. Anche questo movimento può essere però ricondotto in larga parte alle attese sulle mosse delle Banche centrali, che di questi tempi dettano legge sui listini.
Gran parte della discesa dei rendimenti, in Italia ma anche su scala globale, si è infatti vista nel primo pomeriggio poco dopo la diffusione dei deludenti dati sull’occupazione negli Stati Uniti, dove il numero dei posti di lavoro creati a maggio (75mila) è risultato ben al di sotto delle previsioni (185mila in media) rinforzando quindi le attese per imminenti mosse espansive della Federal Reserve. Difficile vedere la Banca centrale Usa ridurre i tassi già nella riunione del 19 giugno prossimo, gli operatori assegnano però una probabilità del 75% a un taglio di 25 punti base nell’incontro successivo di fine luglio e scontano all’80% altre due mosse simili entro fine anno. Per questo venerdì, oltre alla debolezza del dollaro (con l’euro che si è riportato stabilmente sopra quota 1,13 come non accadeva da metà marzo) si è dovuto fare i conti con una nuova brusca riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato Usa, con il T-Bond decennale che è tornato a sfiorare il 2%, ai minimi da quasi due anni.
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In Europa il mercato obbligazionario non ha potuto che comportarsi di conseguenza, anche perché la stessa Bce, pur non avendo all’arco le stesse frecce della Fed, sembra ormai passata verso un orientamento di nuovo ultra-espansivo che non esclude neppure il ritorno al piano di acquisti di titoli in caso di necessità, come sottolineato ieri dal presidente Mario Draghi in conferenza stampa. Del tutto coerenti quindi i nuovi minimi storici per il Bund tedesco (-0,26% sul decennale, 260 punti base sotto il BTp), ma anche per Francia (0,08%), Spagna (0,55%) e Portogallo (0,62%).
Altrettanto positive sono state le reazioni registrate sull’azionario, con Wall Street in lizza per chiudere la migliore settimana dell’anno a spingere anche i listini europei: Milano ha terminato in rialzo dello 0,91%, portando al 2,8% i guadagni delle ultime cinque sedute e muovendosi in linea con il resto Continente (rispettivamente +0,93% e +2,28% per lo Stoxx 600). A Piazza Affari le banche si sono peraltro mosse ancora con circospezione per le valutazioni contrastanti degli analisti sui dettagli rivelati dalla Bce sulle nuove operazioni Tltro. «Le condizioni sono meno vantaggiose in confronto alle operazioni precedenti, ma rimangono molto favorevoli rispetto alle fonti di finanziamento alternative sul mercato», spiega Fabio Iannò, Vice Presidente e Senior Credit Officer di Moody’s, sottolineando come il ragionamento valga in particolare per le banche dell’Europa meridionale, «che dipendono maggiormente dai finanziamenti Bce e hanno un costo del funding sul mercato più elevato rispetto alle loro concorrenti nord europee».
La sorpresa di giornata riguarda proprio l’Italia e i suoi titoli di Stato, che nella seduta precedente non erano stati coinvolti dall’ondata di acquisti post-Bce. In questa fase le dinamiche dei BTp restano però in parte svincolate dal resto del Continente e condizionate da forze opposte: le tensioni legate al confronto Governo-Ue sul debito pubblico da una parte e dall’altra l’affannosa ricerca di rendimenti degli investitori in un contesto di tassi sempre più ridotti. Sul primo versante ieri non ci sono state novità significative, a meno che non si voglia leggere in chiave favorevole per i mercati l’incontro avvenuto nel pomeriggio di giovedì fra i vice-premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e durante il quale si sarebbero allentate molte delle frizioni delle settimane precedenti. Una «tregua» fra le parti che guidano il Governo, è questo il ragionamento di molti operatori, spingerebbe gli investitori a riprendere la caccia ai rendimenti italiani. E contribuirebbe ad aumentare quel tira e molla sui BTp che ha caratterizzato gli ultimi mesi, fino a rendere la volatilità dei nostri titoli oltre quattro volte superiore a quella del resto d’Europa.
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