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In volo il drone leggero (25 kg) lanciato dalla Oma di Foligno

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In volo il drone leggero (25 kg) lanciato dalla Oma di Foligno

LE BOURGET - Un drone leggero, pesa appena 25 kg con autonomia di volo di 24 ore, realizzato da un'azienda italiana, ha già fatto i primi voli e potrebbe arrivare sul mercato l’anno prossimo. Il drone è realizzato da Sky Eye Systems, una start up controllata interamente dal gruppo Oma, azienda aeronautica di Foligno che partecipa a quasi tutti i programmi aeronautici internazionali (dall’F-35 all’Eurofighter, dai jet di Airbus a quelli di Boeing, dall’Atr al Superjet, a diversi elicotteri).

GUARDA IL VIDEO - Primo volo del mini-drone dell'italiana Oma, il Rapier X-25

Il debutto del Rapier X-25
Si chiama Rapier X-25, ha un'apertura alare di circa 4 metri, può essere lanciato da un veicolo militare in movimento (per esempio un blindato Lince) o da un sistema a catapulta pneumatica. Nel volo di prova il prototipo industriale del Rapier X-25 è stato lanciato da un'automobile dell’azienda. Il volo è avvenuto all’aeroporto di Tassignano, vicino a Lucca. La sede operativa di Sky Eyes è a Cascina, in provincia di Pisa, la sede legale a Foligno. È una Srl, posseduta per il 49% dalla Oma Spa e per il 51% dalla Gepat Srl, la holding che gestisce il patrimonio della famiglia Tonti, proprietaria di Oma. Un modello in scala naturale del Rapier X-25 viene presentato al Salone di Le Bourget nello stand della Oma, che è nell’area delle aziende americane.

Velivolo leggero con prestazioni di macchine più pesanti
«Abbiamo l’aspirazione di fare un velivolo che con 25-30 kg ha le stesse prestazioni di macchine più pesanti fino a 150 kg e che costano molto di più. È un investimento di 10 milioni. Un prodotto realizzato al 100% da Oma», spiega il presidente e amministratore delegato di Oma, Umberto Nazzareno Tonti. Il direttore del programma Sky Eye è l’ingegner Massimo Lucchesini, già a.d. di Aermacchi e direttore generale di Alenia Aermacchi, ora d.g. di Oma e amministratore delegato della start up Sky Eye Systems. È Lucchesini che ha concepito il progetto e lo ha portato in Oma. Il programma è partito nel marzo di due anni fa. La struttura del velivolo è in fibra di carbonio, del peso di 7 kg, la capacità di carburante è fino a 10 kg, il motore è australiano, pesa da 3,2 a 6 kg secondo la configurazione, poi c'è il sensore per rilevare le immagini. Tutto incluso nei 25 kg della macchina che ha già volato.

Missioni di sorveglianza fino a 24 ore
«L'obiettivo dell'azienda è sviluppare una famiglia di nuovi velivoli senza pilota, fra i 25 e i 50 kg, grazie a personale altamente qualificato, per lo più ingegneri aerospaziali, per ridurre i tempi per approdare sul mercato, i costi e i rischi di sviluppo, con costi di acquisizione e di esercizio altamente competitivi», osserva Lucchesini. Il direttore del programma fa notare che per la classe di 25 kg di peso non serve la licenza di pilota miltare per pilotare il drone da terra. Questo riduce i costi perché può essere pilotato, nel caso delle forze armate, anche da un sottufficiale. Nella stazione di terra ci sono un pilota che guida il drone e un osservatore per leggere le immagini inviate dal drone. L'azienda dichiara che lo scopo del velivolo è l'utilizzo per sorveglianza e controllo. L’autonomia di volo di 24 ore ne consente l’impiego anche in missioni importanti in aree sensibili nel Mediterraneo.

“L'obiettivo è sviluppare una famiglia di nuovi velivoli senza pilota, fra i 25 e i 50 kg, grazie a personale altamente qualificato, per lo più ingegneri aerospaziali, per ridurre i tempi per approdare sul mercato”

Massimo Lucchesini, direttore del programma Sky Eye  

Oma fattura 75 milioni
«Il Rapier è un incubatore tecnologico. Sviluppiamo tecnologie che vanno ad essere complementari con quelle che abbiamo in azienda e che possiamo applicare subito, con una valenza industriale», osserva Tonti. La Oma - rileva il presidente e a.d. - ha un fatturato di 75 milioni di euro nel 2018 e 630 dipendenti, con un utile operativo vicino al 9% dei ricavi, ogni anno investe circa il 10% del fatturato.

Esercito e Marina potenziali clienti
Questo drone è nella categoria dei velivoli “tattici leggeri”: ci sono già contatti con potenziali clienti interessati, possono essere civili e militari, tra cui le forze armate italiane. L’Esercito italiano potrebbe essere il primo cliente. Ma anche la Marina è un potenziale acquirente. «Contiamo nel 2020 di fare il primo contratto di vendita», dice Lucchesini. L’azienda programma di poter vendere più di 200 sistemi in un arco di 20 anni. Ogni sistema comprende 3 velivoli, 2 postazioni pilota, 1 lanciatore e 1 sistema di recupero. Il “pilota” del Rapier potrebbe essere anche su un elicottero, non è necessario che sia a terra. Questo rende più flessibile l’utilizzo del velivolo e ne amplia le possibilità.

“Il Rapier è un incubatore tecnologico. Sviluppiamo tecnologie che vanno ad essere complementari con quelle che abbiamo in azienda e che possiamo applicare subito, con una valenza industriale”

Umberto Nazzareno Tonti, presidente e ad di Oma  

Concorrente di israeliani e americani
Tra i velivoli concorrenti ci sono gli israeliani, la Elbit ha lanciato l’Hermes che pesa 50 kg, inoltre c'è lo ScanEagle di Boeing. Il drone americano è stato comprato anche dalla Marina italiana, ne ha 4 , ma i militari - secondo quanto risulta al Sole 24 Ore - non sono soddisfatti delle prestazioni dello ScanEagle. Ci sarebbero contatti anche con altri gruppi industriali per valutare l’interesse a sviluppare partnership. Il piccolo Rapier X-25 potrebbe anche completare la gamma di velivoli senza piloti offerti da Leonardo, l’ex Finmeccanica, che a Le Bourget ha svelato la nuova versione più potente del collaudatissimo Falco, un velivolo da 1,3 tonnellate.

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