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Tim, grandi soci in manovra su rete unica e azioni risparmio

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Servizio |la partita delle tlc

Tim, grandi soci in manovra su rete unica e azioni risparmio

La punta dell’iceberg è quella che ha tratteggiato mercoledì 19 giugno Bloomberg: il tentativo sottotraccia di Vivendi e Elliott di sbloccare l’impasse in Telecom. Ma quello che ha infiammato il titolo, sospeso nel corso della seduta per eccesso di rialzo, è piuttosto quello che ci sta dietro. L’antefatto: quando il vertice Cdp si è recato a Parigi per condividere con Vivendi il progetto rete unica, si è visto piazzare sul tavolo da Vincent Bolloré la pregiudiziale della governance: la testa di tre consiglieri della lista Elliott in cambio di una presidente indicato dalla Cassa. Proposta irricevibile, in quanto non è nelle facoltà di Cdp revocare consiglieri indipendenti nominati con i voti del mercato. E poi potrebbero mai due presidenti di nomina Cdp trattare l’integrazione tra le rispettive società, Telecom da una parte e Open Fiber dall’altra? Infatti non se ne è fatto niente.

Ora però c’è una novità. I tempi sono ormai maturi per un’uscita dal board dell’ex ad Amos Genish, rientrato in Brasile come senior partner della banca d’affari Btg Pactual, a capo dell’unità retail del gruppo. Genish, a quanto risulta, non avrebbe difficoltà a dimettersi se questo fosse d’aiuto a Vivendi, per uscire dall’angolo in cui l’ha cacciata l’offensiva attivista del fondo Elliott. Un compromesso sulla governance che punta dritto al presidente Fulvio Conti. Vivendi e Bollorè ne fanno una questione di principio, e non solo, visto che nei mesi scorsi avevano denunciato comportamenti a loro giudizio censurabili sia ai sindaci che alla Consob. Lo scambio potrebbe non essere agevole, anche perché Conti ha una reputazione da difendere. Ad ogni modo, se ritenesse di fare un passo indietro ci sarebbe anche l’ipotesi di non sostituirlo per ora in cda, ma di affidare ad interim la carica all’ad Luigi Gubitosi, o a Michele Valensise come consigliere anziano. In attesa di completare il riassetto societario e azionario che, a logica, dovrebbe essere seguito da un rinnovo totale del consiglio che faccia spazio alla Cdp. Quanto all’eventuale sostituzione di Genish, torna a circolare il nome del presidente Generali Gabriele Galateri, una mossa che - se confermata - potrebbe essere indicativa della volontà di Bollorè di giocare sullo stesso piatto tutte le questioni rimaste in sospeso in Italia: Telecom, Mediaset, Mediobanca-Generali.

Tutto comunque lascia supporre che ci sia l’esigenza di stringere su Open Fiber, per non rischiare il rinvio indefinito della partita in assenza dell’arbitro. Se si superasse la pregiudiziale della governance, Gubitosi potrebbe essere pronto a chiedere mandato al cda per trattare l’acquisto della quota di Cdp in Open Fiber, che avverrebbe carta contro carta. Certo, ci sarebbe da affrontare il nodo Enel, che ha aspettative di valorizzazione enormemente superiori a quanto realisticamente Telecom potrebbe offrire, ma in qualche modo dovrebbero vedersela tra loro i due soci di Open Fiber, i quali tra l’altro hanno nel Tesoro l’azionista comune. Aspettare l’autunno vorrebbe dire non solo entrare nell’area grigia della manovra finanziaria, ma anche ritrovarsi il bastone tra le ruote dei francesi.

In tutto ciò c’è anche da considerare la posizione di Elliott, che non sarebbe disposto a concedere cambiali in bianco, ma vorrebbe vedere i fatti. A partire dalla conversione delle risparmio, un’ipotesi che - a parole (scritte, comunque) - era stata sposata anche da Vivendi per convincere il mercato a sostenerla nel tentativo di tornare in maggioranza nel board. La conversione tra l’altro sarebbe funzionale ad agevolare un accordo stabile tra Cdp e Vivendi senza superare la soglia dell’Opa. Il mercato ci sta già scommettendo visto che ieri le quotazioni delle due categorie di titoli si sono di molto avvicinate: le azioni ordinarie Telecom hanno chiuso a 0,475 euro (+0,76%, alla fine), le risparmio a 0,461 euro (+1,88%).

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