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Perché aumentano i prezzi di Netflix

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Perché aumentano i prezzi di Netflix

Adesso anche in Italia. Dopo i rincari negli Usa anche per il nostro Paese Netflix decide di ritoccare i prezzi dei propri abbonamenti. E se per gli abbonati Base (un solo schermo e definizione standard dell'immagine) il prezzo rimarrà fermo a 7,99 euro al mese, per chi ha optato per il piano Standard (due schermi con HD) e per chi ha optato per quello Premium (quattro schermi con Ultra HD) ci sarà da aggiungere un euro in più nel primo caso (da 10,99 a 11,99 euro) e due in più nel secondo (da 13,99 a 15,99 euro).

Il colosso del videostreaming fa partire da oggi i rincari, in Italia come in altri Paesi europei come la Francia. «Di tanto in tanto, i nostri prezzi subiscono delle variazioni che riflettono i significativi investimenti che facciamo in nuovi programmi e film, così come i miglioramenti al nostro servizio», spiega un portavoce con una nota. I cambiamenti saranno applicati immediatamente a tutti i nuovi utenti che si abboneranno al servizio mentre quelli già iscritti riceveranno una notifica via e-mail e all’interno dell’app Netflix con almeno un mese di anticipo rispetto all’applicazione dei nuovi prezzi.

Arriva così un aumento che ha tante sfaccettature, oltre a quella dell’esborso per i consumatori. Innanzitutto le motivazioni. Per quanto riguarda le produzioni Netflix ha investito in Italia nelle produzioni locali negli ultimi anni, e ha una serie di progetti attualmente in corso, a valere su un piano da 200 milioni annunciato di recente per il nostro Paese. Dopo i successi di Suburra e Baby, il colosso di Los Gatos ha una serie di progetti attualmente in corso, tra cui “Luna Nera, Curon, il reboot di Tre Metri Sopra il Cielo e ha annunciato l'acquisizione dei diritti audiovisivi del romanzo candidato al Premio Strega Fedeltà di Marco Missiroli, che diventerà una serie drammatica.

Maggiori investimenti, in Italia come all’estero, in un quadro in cui Netflix ha aumentato il suo sforzo a livello globale, aumentando il debito salito oltre i 12 miliardi anche a seguito di una nuova recente emissione di bond per 2,1 miliardi di dollari. Certo, tutto questo avviene proprio mentre si sta allargando la platea dei soggetti intenzionati a entrare nell’agone del videostreaming. Disney+ sarà lanciato il 12 novembre negli Stati Uniti, quindi nel 2020 nel resto del mondo. Ma da WarnerMedia (HBO) a NbcUniversal-Sky, e anche in qualche modo Apple, la piazza si fa sempre più affollata, con una Amazon Prime Video che sta crescendo.

Netflix ora gode della sua posizione di vantaggio, con 148 milioni di abbonati nel mondo sulla sua piattaforma. Tuttavia già in occasione della presentazione dei conti del primo trimestre 2019 la società californiana ha riportato una trimestrale con fatturato e profitti migliori delle attese, ma con guidance prudente. E intanto si aumentano i prezzi. Una manifestazione di forza evidentemente di chi sa di poter spingere sull’acceleratore. Ma dall’altra parte è anche una presa d’atto che arrivati a questo punto, con spese per i contenuti che si aggirano ben sopra i 12 miliardi di dollari annui, la sola crescita degli abbonati non può bastare.

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