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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 06:43.

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Prototipo di film plastico Omet per applicazioni fotovoltaichePrototipo di film plastico Omet per applicazioni fotovoltaiche

DOLZAGO (Lc). Dal nostro inviato
Sui tavoli da lavoro sedili Ferrari, sci ultraleggeri, componenti di moto Yamaha, piedi per disabili, giubbotti antiproiettile, cassette per munizioni. «Questa – ci spiega Claudio Bonomelli indicandoci una console nera – pesa un decimo rispetto all'acciaio, e per un sommergibile la leggerezza è un valore». Nei laboratori Mako Shark di Dolzago i prodotti sono i più disparati, l'elemento unificante è la tecnologia.

Tutte le produzioni, dall'automotive al militare, dall'aeronautica allo sport sono effettuate con materiali avanzati come carbonio, kevlar o vetroresina e in molti casi gli sviluppi sono legati alla collaborazione con il polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano. E il caso di Mako Shark non è affatto isolato perché nel territorio sono decine le aziende che a vario titolo partecipano a progetti di ricerca con il Politecnico o ne sono addirittura diretta emanazione. Tre spin-off attivi, 11 aziende incubate in passato, una presente oggi e una decina di brevetti sono i numeri che sintetizzano gli effetti più diretti in termini di trasferimento tecnologico, azione che nei prossimi anni potrà solo aumentare. «L'investimento in nuovi laboratori – spiega il prorettore Marco Bocciolone – rappresenta per noi una svolta, finora ci siamo un po' arrangiati ma ora il supporto alle imprese sarà più incisivo».

La svolta è il varo del nuovo polo universitario, con un investimento di 51 milioni per realizzare 2.795 posti studente in 27 aule, 5 nuovi laboratori per la ricerca scientifica e 3 centri di competenza, progetto realizzato in 11mila metri quadri di nuove costruzioni recuperando altri 5mila metri quadri di edifici già esistenti. I benefici di un legame tra Politecnico e impresa sono numerosi, con ricadute dirette nella vita quotidiana delle aziende. Il consorzio di Premana, ad esempio, ha sviluppato una certificazione tecnologica delle forbici con il progetto di arrivare ad un riconoscimento europeo, un'azienda di minuteria ha creato un modello per verificare la coppia di serraggio delle viti, un'altra riesce a misurare a costi ridotti la temperatura superficiale dei metalli.

«Noi – spiega Bonomelli di Mako Shark – abbiamo sviluppato insieme al Politecnico delle protezioni per gallerie e ora dalla Svizzera c'è grande interesse per questo prodotto». La ricerca applicata prevede ricadute di mercato in tempi rapidi, come ad esempio è nelle intenzioni di Omet, produttore di macchine per stampa che ha avviato un progetto per realizzare celle fotovoltaiche su supporto plastico. L'idea nasce nel Polo di Lecco, viene sviluppata nei laboratori dell'Istituto italiano di Tecnologia a Milano, prevede da parte di Omet un impegno diretto sia in termini finanziari che di personale tecnico.

«Noi mettiamo a disposizione un macchinario – spiega il presidente di Omet Antonio Bartesaghi – investiamo centinaia di migliaia di euro e forniamo competenze tecniche per sviluppare questa produzione riducendo i costi del processo. Nel 2014 vorremmo arrivare ad avere i primi pannelli, per poi sviluppare la produzione su larga scala. Il Polo di Lecco? La vicinanza fisica è fondamentale, anche se oggi esistono strumenti per poter comunicare con tutto il mondo la prossimità resta cruciale, è il "la" che consente di avviare attività e progetti».

Un'esperienza analoga è vissuta dal gruppo meccanico Maggi, attivo nella produzione di catene, che grazie alla collaborazione con i laboratori locali del Cnr ha sviluppato un brevetto nelle tecnologie della "superelasticità". «Visitando il Cnr ho visto applicazioni interessanti – spiega l'imprenditore Corrado Maggi – e così mi è venuta l'idea di verificare nuove possibilità nelle leghe in nickel-titanio a memoria di forma». L'obiettivo è ottenere una maggiore elasticità del materiale anche alle basse temperature, migliorando così le performance delle catene da neve. L'investimento iniziale è di 10mila euro, che diventeranno almeno il triplo all'avvio della seconda fase di sperimentazione. «Entro un anno puntiamo ad avviare la produzione – aggiunge Maggi – che sarà realizzata certamente a Lecco e non all'estero. Quando si sviluppa una tecnologia superiore e ci si riesce a spostare in una fascia a più alto valore aggiunto, l'Italia resta un paese competitivo». Il progetto evidenzia il circolo virtuoso attivabile attraverso la ricerca, che spostando verso l'alto l'asticella della performance e della qualità riesce a mantenere competitive le nostre aziende, pur in un quadro poco soddisfacente per costo del lavoro, energia, credito e fisco.

L'azione del Polo territoriale di Lecco si estende anche ad altri campi, creando ad esempio un'aggregazione nelle tecnologie per gli ambienti di vita, con il coinvolgimento di 12 aziende lecchesi. Il Politecnico è inoltre capofila del distretto locale sull'edilizia sostenibile, con l'obiettivo di arrivare entro il 2014 ad un "protocollo" di interventi che permetterà di standardizzare gli interventi di recupero del patrimonio immobiliare, riducendo drasticamente il consumo di energia. «Abbiamo investito 35mila euro – spiega il prorettore Bocciolone – per un elicottero-drone in grado di mappare gli edifici ed effettuare tutti i rilievi necessari senza l'utilizzo di impalcature, questa è un'area di ricerca che può avere ampie ricadute sul territorio». Il rapporto di collaborazione con le imprese è visto globalmente in modo positivo ma anche qui servirebbe un salto di qualità. «Fare rete resta difficile – spiega Bocciolone – e la gestione dei brevetti congiunti è complessa, spesso fonte di diffidenze. Eppure unire le forze ormai è necessario, perché reti e gruppi di imprese sono la precondizione per ottenere i finanziamenti in Italia e in Europa. Su questo aspetto c'è ancora da lavorare e credo che il nuovo Campus saprà dare un forte impulso a questa attività, anche rilanciando le start-up incubando 1-2 nuove aziende all'anno».

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