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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2013 alle ore 09:51.

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Tra gli obiettivi strategici dell'Unione europea per il 2020 c'è la crescita dello spirito imprenditoriale. La Scuola superiore Sant'Anna di Pisa ha scelto questa missione fin dai primi anni '90 del secolo scorso, dopo la trasformazione da collegio in istituzione universitaria autonoma, nel 1987. Con risultati fin qui record: 39 gli spin-off generati (di cui 34 ancora attivi e 26 accreditati), nelle applicazioni hi-tech di robotica, fotonica, microingegneria, biomedicale, Ict, ambiente e consulenza finanziaria.

«La carta vincente è stata quella di guardare a una visione innovativa dell'eccellenza, superando la tradizionale preminenza teorica che portava a un naturale isolamento accademico, in favore di un rapporto equilibrato tra conoscenza e esigenze della società, in modo da orientare opportunamente le attività di formazione e di ricerca», spiega Riccardo Varaldo, 77 anni, economista e professore emerito del Sant'Anna, di cui è stato direttore (dal 1993 al 2004) e poi presidente fino a un anno fa, quando gli è succeduto Giuliano Amato che presiede anche l'associazione degli ex allievi.
Varaldo è in qualche modo il padre nobile dell'attuale Scuola guidata dal rettore Maria Chiara Carrozza (dimissionaria perchè eletta in parlamento). Ed è l'ispiratore di quell'apertura mentale nei confronti delle imprese, sia come disponibilità al dialogo che come abbattimento delle barriere burocratiche per collaborare, che ha ispirato l'ex collegio Sant'Anna negli ultimi quindici anni, facendolo diventare un punto di riferimento a livello italiano e internazionale nell'attività di ricerca, sperimentazione e trasferimento tecnologico, con un ruolo trainante nell'area pisana, dove oltre all'Università operano realtà importanti come il Cnr, la Scuola Normale e, a valle della filiera di formazione, una rete di incubatori e parchi tecnologici che va da Navacchio a Pontedera.

Dalle aule e dai laboratori del Sant'Anna passano circa 2mila studenti all'anno, di cui 300 seguono i corsi ordinari (nel campo delle scienze giuridiche, politiche, agrarie, biotecnologiche, mediche, di ingegneria industriale e dell'informazione, con altrettanti istituti di ricerca), 300 dottorandi e 150 impegnati nei master. I docenti, ordinari e associati, sono 60 ma l'attività ne coinvolge nel complesso circa mille. Il budget annuale è di 50 milioni: poco più di 24 da finanziamenti pubblici (fondi europei), il resto sono contributi privati.
«Abbiamo attuato un processo di progressiva de-statalizzazione del nostro bilancio - spiega Varaldo - così come ci siamo focalizzati su una tipologia d'insegnamento e di docenti che fosse aperta e predisposta a dialogare con le aziende: quelle del territorio e le multinazionali».

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