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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2013 alle ore 16:39.

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Il Parco Scientifico TecnoMarche ha promosso un centro che propone alle imprese soluzioni continuamente rinnovate da una giuria internazionale ed esposte nei Material PointIl Parco Scientifico TecnoMarche ha promosso un centro che propone alle imprese soluzioni continuamente rinnovate da una giuria internazionale ed esposte nei Material Point

Davide contro Golia. È una lotta impari contro la crisi quella che il piccolo parco scientifico e tecnologico di Ascoli Piceno, TecnoMarche, sta conducendo partendo da Ict, domotica e materiali hi-tech. Per rifornire di carburante innovativo un motore produttivo giù di giri: nell'ultimo anno la crisi ha falcidiato nelle Marche 1.200 imprese e 9mila posti di lavoro; i disoccupati sono saliti a quota 90mila e solo un'azienda su sei è convinta di poter migliorare i livelli di attività in questa primavera travestita da inverno, dopo un 2012 chiuso con una flessione di ordinativi e fatturato prossima al 7% (indagine Unioncamere) e investimenti in caduta.
Ma TecnoMarche è armato solo di una trentina di ricercatori, risorse al contagocce e numeri da fondo classifica rispetto agli altri 29 iscritti all'Apsti, l'associazione nazionale dei parchi scientifici: pochi spazi, nessun incubatore, né macchinari all'avanguardia e neppure brevetti da vantare, «perché il nostro scopo è mettere in circolo la conoscenza, fare da ponte tra università, centri ricerca e le esigenze più o meno consapevoli di innovazione delle nostre Pmi», racconta il direttore Roberto Bedini, che ha chiuso il 2012 con un valore della produzione di 1,9 milioni (quasi il doppio sul 2010) a fronte di neanche 700mila euro di risorse pubbliche negli ultimi sette anni, tra capitale sociale e commesse tecniche. «Siamo riusciti comunque – aggiunge il direttore – a raddoppiare dimensioni e attività dal 2007 a oggi, abbiamo rafforzato le sinergie con istituzioni e atenei, aperto un material point a Macerata che sta avendo ottimi risultati, inaugurato da poco una sede a Sant'Elpidio a Mare a servizio del calzaturiero. E ora debutteremo a Pesaro, con un acceleratore di impresa, che presenteremo il prossimo mese».

Tecnomarche nasce nel 1992 da soci pubblici (44%) e privati (56%, tra cui Confindustria Marche e Ascoli) come parco per il Mezzogiorno, ma di fatto è operativo sui temi della ricerca industriale e della clusterizzazione solo dal 2005. Negli ultimi cinque anni ha avviato una settantina di progetti di R&S, coinvolgendo 350 Pmi e attivando investimenti privati per circa 80 milioni, oltre a immettere nei circuiti aziendali 150 giovani tecnologi formati internamente. Ma sono oltre 800 le piccole aziende entrate in contatto con il parco scientifico, «che ha un solo obiettivo: accrescere la competitività delle Pmi e del territorio generando occupazione - sottolinea il presidente Emidio Andreani – attraverso la creazione e il trasferimento di conoscenza e tecnologie. Un'ottica di pura utilità pubblica». E gli imprenditori che hanno lavorato con Tecnomarche ne riconoscono competenza multidisciplinare e strategicità, «perché per quanto piccolo e sottocapitalizzato è l'unico riferimento tecnologico che abbiamo, con mission e competenze valide», commenta Luciano Vizioli, direttore di Confindustria Ascoli Piceno.

«Dovevamo ridurre i costi di manodopera e migliorare la qualità del prodotto. TecnoMarche ci ha affiancato, ci ha messo in rete con l'Università di Modena e oggi abbiamo un macchinario innovativo su misura e siamo più competitivi. È una sinergia da portare avanti, perché solo con nuove tecnologie possiamo salvare il made in Italy», racconta Luca Calcagni, titolare della Greenline di Recanati (Mc), piccola Srl che recupera e rigenera scarti tessili, venduti poi per il 70% all'estero. La Safe Way di Ascoli si è creata una nicchia hi-tech nel distretto calzaturiero: scarpe da lavoro con microchip, tre brevetti registrati, altri tre in itinere. «La moda da sola non basta a reggere la sfida globale, ci vuole tecnologia. Ma senza supporto le nostre aziende polverizzate non hanno capacità innovativa», commenta Gianni Silvestri, titolare di Safe way e presidente degli industriali calzaturieri di Ascoli, che con Tecnomarche ha cominciato a lavorare, quasi per caso, sette anni fa e da allora ha il parco come partner fisso, interfaccia di ricerca e processi, in rete con atenei come Camerino, Padova, la Federico II di Napoli.

Partito da Ascoli con la piattaforma Ict a servizio del made in Italy (capofila di progetti del bando Industria 2015) e quella per la domotica assistita (35 aziende coinvolte in 5 anni dando vita a un cluster regionale assieme ad Enea, Synesis e a una ventina di dipartimenti universitari italiani), Tecnomarche ha scommesso poi sulle piattaforme per l'innovazione dei materiali, i "material point" della rete Material Connextion, aperti prima a Macerata nel 2010 (300 contatti con imprese in tre anni) e poi, lo scorso settembre, a Sant'Elpidio, in pieno distretto calzaturiero, puntando al sistema moda. «Con poche risorse abbiamo offerto uno stimolo all'innovazione delle Pmi con vetrine delle eccellenze mondiali in tema di nuovi materiali, continuamente rinnovati da una giuria scientifica internazionale», spiega il direttore. La nuova sfida si chiama invece RedSeed, un acceleratore di imprese che debutterà a Pesaro in aprile nel costituendo polo digitale, in cui TecnoMarche è stato chiamato a gestire i processi in logica abilitante. «Un acceleratore privato che nasce a Pesaro ma non ha confini geografici - racconta il direttore di RedSeed, Elisa Schembari, un passato in multinazionali e nella consulenza aziendale – e che sarà il cuore pulsante del progetto di polo digitale che vede già seduti attorno a un tavolo enti pubblici locali e imprenditori non solo pesaresi. Il nostro obiettivo è individuare una decina di progetti ad alto potenziale innovativo ogni anno da accompagnare nel passaggio a start-up, sfruttando le competenze trasversali di una compagine societaria di altissimo livello. Sperando anche di trattenere qui i nostri giovani». Tra i soci promotori di RedSeed c'è la pesarese Websolute, web-digital agency che lavora con Tecnomarche dal 2007 e tuttora è suo partner sul progetto Sprinter (finanziato dall'Ue con 8,5 milioni) per trasferire nel retail domotica, 3D immersivo e web in ottica social e di categorizzazione. «Per noi – spiega Lamberto Mattioli, dg di Websolute – sarebbe stato impossibile gestire un bando europeo. È stato Tecnomarche a contattarci. È un team che sta capillarizzando la presenza in regione, abituato da sempre a lavorare sul privato, senza contributi. E oggi è più aggressivo e competitivo di tante altre infrastrutture pubbliche a servizio della ricerca e dell'hi-tech».

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