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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2013 alle ore 08:27.

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La parola chiave è «pensiero innovativo – rimarca Calza – un concetto addirittura prioritario rispetto a quello di internazionalizzazione, che i nostri giovani hanno già nel sangue e che dovrebbe permeare ogni ambito del business aziendale, in ogni settore. In questo senso il passaggio generazionale, nella regione più anziana d'Italia, potrebbe diventare un pesante vincolo al rinnovamento». L'Istao non è solo nel promuovere l'innovazione nelle imprese. Confindustria Ancona nell'ultimo anno ha debuttato con il progetto San (Strumenti, audit, network) per aiutare gli imprenditori a confrontarsi con gli innovatori mondiali e a "contaminarsi". Il gruppo Giovani di Confindustria Ascoli ha, invece, presentato venerdì scorso "Yes Start up", per supportare la trasformazione di idee innovative in progetti tangibili facilitando anche l'incontro con potenziali investitori. Gli industriali di Pesaro hanno avviato a marzo il progetto "E se funzionasse?" per fare scouting di nuove idee capaci di dare linfa all'imprenditoria.

Se per l'industria la situazione è difficile, ma in evoluzione, per l'artigianato emerge – ed è la prima volta negli ultimi decenni – «la totale assenza di prospettive, con imprese pentite di aver fatto investimenti, perché si sono esposte senza alcun ritorno di mercato; e parliamo, comunque, di appena un 6,5% delle microimprese che investe, meno di una su 15», sottolinea Giovanni Dini, ricercatore dell'Ebam, l'Ente bilaterale artigianato Marche. Ciò significa che se la ripresa arriverà, troverà le Pmi marchigiane «impreparate, in ritardo nell'inserimento di nuove tecnologie e di maestranze competenti nel loro utilizzo – prosegue Dini – e stremate». Il calo di fatturato è, infatti, più marcato della flessione di addetti e retribuzioni – sintomatico della "resistenza" del manifatturiero – e oltre un terzo delle aziende oggi lavora utilizzando meno della metà della capacità produttiva e la quota di export sul fatturato non tocca il 4%: le chance di riuscire a sopravvivere nel medio-lungo termine sono basse. «Eppure la molla è carica, c'è molta domanda compressa in attesa solo di un segnale di ripresa», aggiunge Dini. I dati diffusi ieri dalla "Giuria della congiuntura" di Unioncamere Marche sui primi tre mesi del 2013 (-6,2% la produzione, -4,6% il fatturato, -5,8% gli ordinativi) confermano che dopo il settimo trimestre consecutivo di recessione ancora non si vede la fine del tunnel. «È urgente intervenire con politiche fiscali e monetarie adeguate a rilanciare gli investimenti, perché la crisi sta iniziando a intaccare la tenuta e la coesione sociale della regione», lancia l'allarme il presidente di Unioncamere, Adriano Federici.

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