Impresa & Territori IndustriaMiliardi e proteste per la festa del calcio
Miliardi e proteste per la festa del calcio
di Roberto Da Rin | 20 maggio 2014
Il Brasile non è un Paese per principianti, diceva Tom Jobim, uno degli inventori della Bossa Nova. Troppo ricco di materie prime per essere equo nella distribuzione della ricchezza. Per più di cento anni relegato a un limbo sottilmente crudele, quello di "Paese del futuro", si è imposto nelle classifiche mondiali per aver saputo sradicare dalla povertà decine di milioni di persone ed esser approdato nel pantheon dei 6 Paesi più ricchi del pianeta. Resta molto da fare, ma fino a metà luglio il Brasile sarà ipnotizzato (o quasi) dal maxi-evento, a Copa, il campionato del mondo di calcio. Trentadue squadre giocheranno (dal 12 giugno al 13 luglio) in 12 città distribuite su tutto il territorio, grande 27 volte l'Italia.
Il Paese delle 5 "esse" – soccer, samba, sand, sun, sex – secondo una definizione un po' velenosa degli inglesi, ospiterà sì le squadre più forti del mondo, i giocatori più blasonati e gli sponsor più ricchi, ma sarà chiamato a sostenere due esami durissimi: quello dell'efficienza e quello della sicurezza. Due temi che il candidato Brasile affronterà (anche in vista delle Olimpiadi 2016) sapendo di non poter esser portato per la materia, di non aver grande predisposizione nel proprio patrimonio genetico, pardòn, antropologico.
Una pioggia di denaro, quella arrivata sui mondiali di calcio, impossibile da calcolare. Il Governo brasiliano ha stanziato 10 miliardi di euro; cui però seguono, secondo la Banca nazionale di sviluppo economico e sociale (Bnds), oltre 60 miliardi di euro di investimenti diretti nel settore del turismo e delle comunicazioni.
Numero quest'ultimo contestato dall'opposizione, che in vista delle elezioni presidenziali di ottobre cerca di contrastare la rielezione di Dilma Rousseff, per ora in vantaggio sugli altri candidati.
I benefici derivanti dal flusso di denaro che ha ricoperto i Mondiali riguardano la costruzione di infrastrutture, stadi, aeroporti, arterie di grande comunicazione, porti. Un maxi-evento quindi e - come le Olimpiadi del 2016 - una grande occasione per rafforzare il sistema infrastrutturale brasiliano. E poi gli interventi sugli stadi. Il nodo dei ritardi dovrebbe essere superato e alla fine, prima del fischio di inizio della partita inaugurale, i teatri della festa del calcio dovrebbero essere pronti. A costi salati. La ristrutturazione degli stadi, in Brasile, è costata 2,7 miliardi di euro, più della somma dei costi sostenuti da Germania e Sud Africa che spesero, rispettivamente, 1,1 miliardi di euro e 1 miliardo di euro.
Si intrecciano business economici, industriali e naturalmente sportivi: l'evento catalizza l'attenzione di circa tre miliardi di telespettatori. I calciatori che giocheranno negli stadi brasiliani avranno un ritorno di visibilità senza precedenti e per questo i giornalisti brasiliani stilano classifiche di ogni genere. Interessante quella pubblicata il 14 aprile scorso sul sito web di "Valor" (sulla base di un'indagine Pluri), relativa al valore di mercato di ogni giocatore, calcolato con criteri diversi dal solito, riconducibili a 18 parametri: tra questi l'età, le doti tecniche, la forma fisica, il ritorno di marketing e il potenziale di miglioramento. È la Spagna, secondo questo metodo di calcolo, la squadra che vale di più (solo ottava l'Italia).