Impresa & Territori IndustriaGuerra senza fine agli sfregi
Guerra senza fine agli sfregi

Napoli in testa
La provincia più colpita è quella di Napoli, con cinque siti per un'estensione di 22.600 metri quadrati, scoperti in varie località, tra cui Ponticelli e Giugliano. Quest'ultima città è una presenza costante dei rapporti Ecomafia di Legambiente: insieme a Qualiano e Villaricca forma l'epicentro della terra dei fuochi.
Il fenomeno del ricorso agli pneumatici fuori uso continua a vivere di abusivismo. Con l'avvio del sistema nazionale di raccolta gratuita degli pneumatici non c'è infatti più alcuna convenienza ad abbandonarli in discariche o luoghi improvvisati mentre invece continua come in un pozzo senza fondo l'acquisto o il cambio di pneumatici privi di scontrino e quindi la necessità degli operatori coinvolti di occultare gli pneumatici fuori uso, testimoni viventi (e dunque appetibili per la camorra che li raccoglie e li smaltisce dandogli fuoco) dell'avvenuto cambio in "nero".
Fortuna che, di pari passo alla scalata dell'illegalità, cresce il richiamo della legalità. Nel 2013 sono state raccolte in Campania 24.632 tonnellate di pneumatici fuori uso e i dati 2014 aggiornati a fine aprile (messi a disposizione del Sole-24 Ore da Ecopneus) indicano, nelle due province di Napoli e Caserta, altri 40 prelievi per complessive 175,1 tonnellate.
Le campagne di sensibilizzazione
Molto ha inciso la campagna "Io scelgo la strada giusta" promossa dalla stessa Ecopneus con il ministero dell'Ambiente, Comuni e Prefetture di Napoli e Caserta e collegata alle attività del protocollo per la raccolta degli pneumatici fuori uso abbandonati proprio nella terra dei fuochi.
A Scisciano, solo per fare un esempio, il 7 ottobre 2013 è partita l'operazione di svuotamento del "cimitero delle gomme": 8.483 tonnellate di pneumatici fuori uso ((la vicenda è raccontata in questa stessa pagina, ndr). Sono state necessarie 500 missioni di automezzi per prelevare quei 26mila metri cubi di materiale che giacevano lì da oltre venti anni.
Oltre i due terzi del materiale prelevato sono stati avviati a recupero e trasformati in granuli e polverino di gomma, messi poi a disposizione per diventare asfalto (che dura di più ed è più silenzioso), superfici sportive, campi da calcio, materiale insonorizzante, elementi dell'arredo urbano, pavimenti antitrauma e molte altre applicazioni. «È un risultato straordinario – ha dichiarato il sindaco, Edoardo Serpico – frutto di un lavoro incessante dell'amministrazione comunale e delle istituzioni, ma soprattutto è una vittoria della comunità sciscianese».
Ricette "appetibili"
Del resto, allo scempio del territorio non si può che rispondere con la presa di coscienza di un collettività, troppo spesso piegata, e con la ripresa del territorio. Presa e ripresa passano da quello stesso ambiente che vuole reagire con progetti di sviluppo sostenibile.
«È giunto il momento, dopo tanti "bocconi" amari – dichiara al Sole-24 Ore Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania – di gustare e assaporare la speranza. Una varietà dove affondano le radici di un futuro diverso, pulito, sano e si coltivano le eccellenze che il mondo ci invidia».
Il nuovo progetto di sviluppo sostenibile di Legambiente – che nel frattempo lo accompagna con l'iniziativa "La terra dei cuochi", che ha dato vita a un libro e punta a raccogliere le ricette esclusivamente campane – nasce dalle sollecitazioni del territorio e, in particolare, da una lettera di un piccolo allevatore della terra dei fuochi che alleva bufale e che gridava la sua disperazione per un mercato ormai distrutto.
Così Legambiente, Libera (l'associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti) e Slow food (la no profit con oltre 100mila soci in 130 Paesi) con Ccpb, un ente di controllo e certificazione di Bologna, hanno deciso di incontrare nei mesi scorsi una decina di allevatori di bufale e alcuni rappresentanti di caseifici particolarmente sensibili al tema della qualità.
Mozzarelle con firme d'autore
A loro è stata fatta una proposta: rafforzare una parte della filiera, che va dal foraggio al trattamento e al benessere dell'animale, dalla trasformazione del latte di bufala fino al prodotto finito e venduto. «In questi mesi che precedono l'estate – spiega al Sole-24 Ore Beppe Croce, responsabile nazionale agricoltura di Legambiente – andremo a verificare i metodi di coltivazione agrozootecnici, il contesto ambientale e il rispetto delle condizioni di lavoro e della legalità. Il disciplinare del Consorzio per la tutela della mozzarella di bufala campana dop sarà un punto di partenza per andare oltre. Per questo abbiamo deciso di partire con pochi allevatori e pochi caseifici. Se la cosa funzionasse nulla vieta che quei criteri diventino linee guida per altri allevatori o imprenditori o altre tipologie di prodotti».
Legambiente, Libera e Slow food ci metteranno la faccia perché garantiranno con i loro loghi sulla confezioni di mozzarella, che verranno vendute grazie alla grande distribuzione, la qualità sopraffina del prodotto. «Non abbiamo nessun obbligo e soltanto se ci saranno le rigide garanzie alla base del progetto – rileva Croce – in autunno partiremo con una campagna di comunicazione con la quale ci metteremo in gioco come garanti di qualità e salubrità».
Non resta che aspettare ottobre per capire se il progetto avrà trovato terreno fertile.
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com