Impresa & Territori IndustriaIstat: nel secondo trimestre rischio nuovo calo del Pil
Istat: nel secondo trimestre rischio nuovo calo del Pil
di Dino Pesole | 1 luglio 2014
Una variazione del Pil nella media del 2014 «debolmente positiva». Tradotto in termini numerici, l'incremento del prodotto interno lordo potrebbe non superare quest'anno lo 0,6%, contro lo 0,8% previsto dal governo. Nella «Nota mensile» diffusa ieri, l'Istat fa sapere che la variazione congiunturale del Pil nel secondo trimestre 2014 è prevista ricadere «in un intervallo compreso tra -0,1% e +0,3 per cento». Anche nella seconda metà dell'anno - stima l'Istituto di statistica - il Pil evolverà più o meno agli stessi ritmi. Se si tiene conto del primo trimestre, che si è chiuso con un saldo negativo dello 0,1%, e dei valori centrali, la dinamica si manterrà appunto debolmente positiva.
Non vi è molto da rallegrarsi, ma l'uscita dalla crisi - com'è evidente - è lenta e nonostante si registrino alcuni interessanti segnali d'inversione, il trend resta sostanzialmente piatto, tanto che l'Istat qualifica gli attuali ritmi dell'attività economica più graduali di quanto atteso a inizio anno. Pesano gli «alti livelli di incertezza» e le perduranti difficoltà sul mercato del credito, «giudicato solo in lieve miglioramento». In un quadro di perdurante criticità, spiragli sembrano aprirsi per la spesa in beni capitali, «il principale driver per la ripresa», grazie alla maggiore liquidità attesa dallo sblocco di ulteriori tranche dei debiti commerciali della Pa e dalle operazioni di rifinanziamento a tasso agevolato annunciate dalla Bce all'inizio di giugno.
Alla luce delle informazioni più recenti, nel secondo trimestre l'attività produttiva dell'industria (al netto delle costruzioni) potrebbe risultare stazionaria. Il contributo alla variazione congiunturale del Pil nel secondo trimestre quanto meno in direzione del segno più, contribuirebbe la spesa privata per consumi mentre l'apporto delle esportazioni nette «sarà lievemente negativo».
Siamo sul versante delle stime (il dato sul secondo trimestre sarà diffuso il 6 agosto), e tuttavia fin d'ora si registra una proiezione massima circoscritta tra +0,3% e +0,4% per aprile-giugno, e una previsione minima nuovamente in negativo (-0,1% dal +0,1%). Il che vuol dire in sostanza, che se si verificasse effettivamente questa seconda ipotesi, il Pil risulterebbe negativo per il secondo trimestre consecutivo, certificando in tal modo il ritorno "tecnico" alla recessione, dopo che ne siamo a fatica usciti nell'ultimo trimestre dello scorso anno.
Scenario eccessivamente pessimistico? Forse, ma una vera, decisa inversione di tendenza ancora non si avverte, almeno stando ai dati. Per passare dalla recessione a una crescita più sostenuta (non certo da zero virgola), occorrerà ancora del tempo, anche se alcuni addendi che nelle stime dell'Istat non compaiono potrebbero (auspicabilmente) spingere maggiormente sull'acceleratore della ripresa nella seconda metà dell'anno. La maggiore liquidità nel sistema economico - come ricorda l'Istat - un più incoraggiante ritmo di inversione delle aspettative, del clima di fiducia delle imprese e dei consumatori, anche grazie alle riforme già varate e a quelle in cantiere (se verranno effettivamente realizzate), e ai primi ancorché timidi segnali di flessibilità che giungono da Bruxelles.