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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2014 alle ore 19:15.
L'ultima modifica è del 03 settembre 2014 alle ore 08:08.

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Il colosso energetico tedesco E.On accelera il disimpegno totale dall'Italia. E ci sono anche investitori cinesi tra i 20 soggetti appena ammessi alla data room dove si stanno per formulare le offerte vincolanti per la vendita di tutti gli asset nel nostro paese, per la maggior parte impianti di generazione elettrica e strutture di vendita anche ai clienti retail, a suo tempo rilevati da Endesa all'epoca della conquista di Enel del primario operatore spagnolo sull'onda delle disposizioni antitrust. Enel che peraltro punterebbe a rientrare in possesso di alcune delle strutture commerciali riferibili a ciò che aveva ceduto.

Riferiscono gli analisti di Quotidiano Energia che le procedure di vendita sono in realtà due: una gara competitiva, che avrebbe appunto una ventina di partecipanti, e per altri due candidati "una trattativa privata parallela al resto della procedura, che prevede tra l'altro visite agli impianti". Questa seconda corsia preferenziale sarebbe stata dedicata ad Edison e a una cordata italo-svizzera composta tra l'altro da una investment company elvetica e un primario operatore cinese, disposta ad acquisire l'intero perimetro degli asset che comprendono circa 6 gigawatt di generazione a cui si aggiungono le quote del rigassificatore Olt di Livorno e del progetto per il gasdotto Tap oltre a quasi 900 mila clienti elettricità-gas.

Tempi stretti
I partecipanti alla short list individuata dopo le manifestazioni di interesse (una quarantina) presentate nelle settimane scorse all'advisor Goldman Sachs avrebbero un paio di settimane per decidere se passare o meno alla fase decisiva delle offerte vincolanti. In ogni caso lo stato maggiore tedesco di E.On vorrebbe chiudere l'operazione in tempi strettissimi, entro ottobre, dunque in anticipo rispetto al programma originario che prevedeva la conclusione dell'operazione a fine dell'anno o all'inizio 2015.

In dirittura d'arrivo si sarebbero fatti avanti alcuni operatori italiani, uno straniero e la consueta moltitudine di fondi. All'idroelettrico - precisano gli analisti di QE – puntano in particolar modo utility come A2A e la bolzanina Sel ma anche Erg Renewables alla quale non dispiacerebbe acquisire anche gli impianti "verdi". Le strutture di vendita sono invece nel mirino di Enel, ma anche di Gdf-Suez, Hera e ancora di A2A. Per la centrale sarda di Fiumesanto, per il quale è stata imbastita un'ulteriore trattativa privata separata, sono in pista Ottana Energia (in partnership con Contour, venture capital Usa) e Gala.

Sono ben 11 i fondi presenti nella lista. Nel loro mirino soprattutto le rinnovabili ma anche le strutture di vendita. Si tratta di Terra Firma, Brookfield, Capital Stage, Gore Street Capital, Kgal, il britannico Aquila, lo svizzero Gefin, i cinesi Epk e China Huadan, gli statunitensi Energy Capital Partners e Isquared, il fondo di private equity Platina.

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