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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2013 alle ore 20:03.
L'ultima modifica è del 28 novembre 2013 alle ore 20:14.

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Il gigante dell'energia tedesco E.On ha deciso di mettere in vendita tutte le attività detenute in Italia, che complessivamente valgono oltre 2 miliardi di euro, considerate inefficienti. Presto inizierà la ricerca di potenziali acquirenti. Secondo alcuni analisti del settore, citati dal quotidiano tedesco Handelsbatt, i piani di dismissioni sono ancora allo stadio preliminare, ma la decisione di defilarsi dalla penisola ormai è stata presa.

Le attività in Italia detenute da E.On risalgono alle cessioni cui venne costretta Enel dalle autorità antitrust nell'ambito dell'acquisizione della spagnola Endesa, nel 2007. In pratica si tratta delle ex controllate di Endesa nella Penisola: svariate centrali sparpagliate nel territorio con una capacità di generazione complessiva da 6,2 GigaWatt. Alle centrali si aggiungono due sedi amministrative a Roma e Milano, il tutto per un numero complessivo di dipendenti che si aggira attorno alle 1.000 persone.

Interpellati sulle ipotesi di cessione, da E.On Italia si limitano a rispondere che fanno parte di una rassegna di possibili opzioni strategiche condotte con regolarità dal gruppo e che comunque «attendiamo possibili sviluppi» dal quartier generale in Germania. Sulla questione un portavoce tedesco di E.On non ha voluto commentare le indiscrezioni, ma ha rilevato che la società «è sempre alla ricerca di opzioni strategiche per il suo portafoglio, e questo include l'Italia».

Il prezzo della cessione della controllata potrebbe appunto superare i due miliardi di euro. Sulla possibile cessione delle attività italiane è intervenuto anche il presidente del Consiglio regionale dell'Umbria, Eros Brega: «In questo passaggio delicato occorre evitare lo smembramento del patrimonio produttivo e occupazione che impoverirebbe tutti, e in particolare Terni - sottolinea il presidente del Consiglio umbro - dove la crisi in atto sta investendo i più importanti e significativi siti produttivi e dove si è ancora in attesa di capire quali saranno le sorti della Tk Ast».

La volontà di evitare lo spezzatino e tutelare il sito ternano con i suoi livelli occupazionali è la preoccupazione principale di Brega: «Ho verificato le notizie della vendita e ho avuto, personalmente, la conferma dei tempi: entro marzo è prevista la presentazione delle manifestazioni di interesse, le offerte vincolanti in primavera per arrivare entro l'estate alla cessione degli impianti».

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