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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2014 alle ore 17:17.
L'ultima modifica è del 17 ottobre 2014 alle ore 19:38.

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Il via libera alla cannabis per uso terapeutico può portare giovamento ai pazienti con patologie gravi come Sla, sindrome di Tourette, Alzheimer, Parkinson e diversi tipi di sclerosi, per i quali il principio attivo contenuto nella pianta si è dimostrato utile ma anche rappresentare un'opportunità economica per gli agricoltori con la creazione di nuovi posti di lavoro. A sostenerlo è un'indagine Coldiretti/Ixe' presentata a Cernobbio nel corso del Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione, secondo la quale quasi due italiani su tre (64 per cento) sono favorevoli alla coltivazione della cannabis ad uso terapeutico in Italia, per motivi di salute ma anche economici e occupazionali.

La stragrande maggioranza dei cittadini accoglie dunque con favore, secondo Coldiretti, la firma del protocollo per l'avvio della produzione di cannabis terapeutica nello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze da parte del Ministro della difesa Roberta Pinotti e del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. I primi prodotti farmaceutici saranno pronti entro il 2015 e saranno valutati da un gruppo di lavoro interministeriale con la presenza di amministrazioni locali e autorità sanitarie: il progetto pilota si pone l'obiettivo di rendere disponibili a farmaci a prezzi più accessibili, ma anche di arginare la diffusione e il ricorso a prodotti non autorizzati, contraffatti o illegali che è in rapida espansione.

“La coltivazione, trasformazione e commercio in Italia della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti in Italia e all'estero - sottolinea il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo - può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro dai campi al flaconi”.

Per la Coldiretti si potrebbero utilizzare gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell'ortofloricoltura. “Si tratta di ambienti al chiuso – precisa il presidente della Coldiretti - dove più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte dell'autorità preposte per evitare il rischio di abusi”. In tutto circa mille ettari che taglierebbero il costo dell'import (15 euro al grammo) e “avviarebbero un progetto di filiera italiana al 100 per cento unendo l'agricoltura all'industria farmaceutica”.

Questa prima sperimentazione, inoltre, secondo Coldiretti, potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione anche in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l'Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici. “L'agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura delle persone affette da malattia - spiega Moncalvo - : si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all'avanguardia nel mondo”.

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