Impresa & Territori IndustriaLa rivoluzione possibile che va oltre il riciclo
La rivoluzione possibile che va oltre il riciclo
di Davide Chiaroni e Vittorio Chiesa | 4 novembre 2014

Si tratta di un modello di comportamento da parte delle imprese che si va sempre più diffondendo e che potrebbe toccare presto anche altri ambiti consumer, quali ad esempio quello degli elettrodomestici. Ad alcuni lettori saranno venuti in mente per analogia i contratti di "noleggio" dei telefoni cellulari, anche se in questo caso il modello non è perfettamente circolare, giacché è possibile per il cliente mantenerne la proprietà al termine del contratto.
È un modello che fa bene alle imprese, che tengono sotto controllo l'intera vita dei loro prodotti e che possono fare leva su un "magazzino di materie prime" che in realtà è temporaneamente nelle mani dei loro clienti. Un modello che fa bene all'ambiente, perché riduce il consumo di risorse primarie per la produzione di nuovi prodotti e garantisce il migliore "riciclo" possibile, ossia il riuso.
Un modello che potrebbe fare bene anche e soprattutto al cliente, o meglio all'utilizzatore finale. È il caso dell'automotive. L'Europa è uno dei maggiori produttori (e mercati) al mondo di automobili, con oltre 16,2 milioni di veicoli (includendo anche veicoli commerciali, autobus e camion) prodotti e 13,6 milioni venduti nel 2013. Il numero di veicoli usati che passano di mano ogni anno (oltre 34 milioni) è pari a 2,5 volte quelli nuovi venduti, con punte che arrivano a rapporti di 3,5:1 in Inghilterra e 4,6:1 nel caso del Portogallo. La valutazione dei veicoli usati si basa quasi esclusivamente, se si adotta il modello Eurotax, sulla data di acquisto, con un effetto correttivo piuttosto limitato legato al chilometraggio effettivo. Ma è corretto che un auto di media cilindrata comprata nel 2010 per 15.000 euro e con soli 1.000 km di percorrenza valga praticamente poco più di 6.600 euro oggi, contro i 5.700 euro della medesima auto ma con oltre 60.000 km di percorrenza? Cosa cambierebbe se il valore dell'auto dipendesse dall'impiego che di essa può fare un produttore di automobili, se si applicasse un modello "circolare"?
È il ragionamento che ha fatto Renault, che ha avviato recentemente un programma sperimentale di recupero e rigenerazione di componenti da auto ritirate dalla propria rete di concessionarie e che invece che essere reimmesse in commercio sul mercato dell'usato vengono smembrate per recuperare pezzi di ricambio. La casa automobilistica francese ha riconvertito uno dei suoi stabilimenti di componentistica, quello di Choisy-le-Roi, per questa operazione ed oggi (dati riportati dalla stessa Renault) è in grado di produrvi un cambio "nuovo" con il 75% di parti recuperate, ed un nuovo "motore" con il 38% di componentistica che proviene dal recupero "circolare" dell'auto. Non siamo forse lontani da un futuro dove "noleggeremo" l'auto nella logica della circular economy e dove il suo valore nel tempo dipenderà dallo stato della sua componentistica, valutato e "pagato" dallo stesso produttore.
Energy & Strategy Group, Politecnico di Milano