Impresa & Territori IndustriaCrisi ed eccellenze, la regione bifronte
Crisi ed eccellenze, la regione bifronte
di Domenico Palmiotti | 11 novembre 2014
Sito produttivo Alenia Aermacchi a Monteiasi-Grottaglie (Taranto)
«Ma non bisogna più ragionare di Puglia in termini unici. Serve, invece, scomporre le aree con strategie diversificate avendo l'export come riferimento - dice Alessandro Laterza, vice presidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno -. A Bari, per esempio, c'è un manifatturiero con numeri di rilievo anche su scala nazionale e al quale la città metropolitana può dare un aiuto importante. A Lecce e nel Salento il turismo non è più un'integrazione di altro ma qualcosa su cui investire. A Taranto, al netto della vicenda giudiziaria dell'Ilva, la Smart area, ovvero il riposizionamento dell'industria in chiave ambientale, è un progetto da portare avanti».
Prima della pausa estiva Confindustria Puglia ha presentato un documento dal titolo “Sostenere l'industria per sostenere la crescita della Puglia”. Sono state proposte quindici azioni tematiche che vanno dallo sviluppo del manifatturiero all'internazionalizzazione delle imprese, dalle nuove reti di impresa e dal rilancio dei distretti allo sviluppo ecosostenibile. Un promemoria per la Regione in merito alla nuova programmazione europea. Alla quale la Puglia giunge con una buona capacità di spesa. Secondo i dati aggiornati ad ottobre, la spesa certificata rispetto a maggio 2014 è stata incrementata di 94 milioni di euro con riguardo al Fondo sociale europeo (Fse) e di 215 milioni di euro per il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), in relazione al quale il target previsto per ottobre risulta superato di 108 milioni di euro. In termini assoluti, esplicita la Regione, l'importo più elevato di spesa pubblica cumulata riguarda l'asse VI relativo a “Competitività dei sistemi produttivi e occupazione” che, con circa 678 milioni di euro di pagamenti certificati, rappresenta il 23,5% della spesa dell'intero Fesr. «Come impegno e velocità la Puglia è ai primi posti - afferma Favuzzi -, purtroppo, peró, questo dato non ribalta l'andamento negativo della regione. Si sarebbe potuto ricavare qualcosa di più senza i problemi del Patto di stabilità e se ci fosse stata più collaborazione con le imprese».
La nostra linea per le nuove risorse Ue resta il rafforzamento delle eccellenze - dice Capone -. Quindi green economy nel suo complesso, meccanica e meccatronica, salute e benessere intesi come miglioramento della qualità della vita nelle città, aerospazio e agroindustria». Con i fondi europei, poi, la Regione, annuncia Capone, «vuole lanciare dei minibond per le start-up innovative e cercare cosí di allentare il nodo della carenza di fondi. C'è un dinamismo attorno a università e grandi imprese che va sostenuto. Intanto registriamo che il bando per le reti di impresa, proposto a dicembre scorso, aperto a settembre e chiuso a ottobre, vede, con un plafond di 30 milioni, 118 domande per 150 milioni di investimenti. Così come molto bene sta andando il quarto bando “Nidi” per start-up non innovative. C'è una dote di 54 milioni, abbiamo accolto sinora 1.936 domande, e con una procedura semplificata, senza passare dalle banche, diamo sino a 150mila euro divisi in parti uguali tra contributi a fondo perduto e mutui senza interessi».
Ma il 2015 sarà anche l'anno in cui si eleggerà il nuovo governo della Regione. «La politica regionale - dice Favuzzi - deve mettere al centro lo sviluppo e il sistema delle imprese perché sono le uniche possibilità per assicurare lavoro ai giovani. Non demonizziamo l'intervento dello Stato, ma la strada non è una massiccia ripresa delle assunzioni pubbliche nel Sud quanto un'evoluzione sia del pubblico che del privato. O c'è un focus molto forte su imprese, sviluppo e lavoro, o altrimenti, con questi numeri di disoccupazione, è a rischio la tenuta sociale».
