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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2014 alle ore 10:45.
L'ultima modifica è del 02 dicembre 2014 alle ore 18:01.

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Guai a correre troppo e male. Guai ad andare all'arrembaggio del traguardo. Si rischiano affanni, lesioni e perfino qualcosa di peggio. Vale anche per i record vantati dal nostro Paese sull'energia solare. Gli incentivi dello scorso decennio hanno spronato. Il mercato ha risposto con entusiasmo ma con troppa improvvisazione. Ha ragione chi denuncia l'eccessiva deriva di un mercato speculativo, con installazioni poco curate nei materiali, nelle tecniche, nella pianificazione e poi subito dopo nella necessaria manutenzione?

Sembra proprio di sì. Dai nostri 19 GW di parchi fotovoltaici sta ormai affiorando un campo minato. Minato dalla qualità non sempre sufficiente di componentistica orientale accaparrata a prezzi ridotti all'osso pensando di massimizzare anche così gli introiti degli incentivi, e anche dalla scarsa attenzione a curarne l'esercizio. «Ci siamo occupati di circa 1 gigawatt di impianti e ci siamo accorti che circa uno su quattro ha dei problemi», spiega Mauro Moroni, ceo della società di consulenza Moroni & Partners nel workshop promosso a Roma dagli esperti del portale specializzato QualEnergia.it.

Uno su quattro a rischio. È una proporzione sinistramente ricorrente nell'energia italiana. Un quarto delle centrali elettriche tradizionali da chiudere, come ha appena riferito il Sole 24 Ore rivelando i piani riservati delle società elettriche. Un pannello solare su quattro a rischio di prematura vecchiaia. Anche se - puntualizza per QualEnergia Giulio Meneghello - il nostro parco fotovoltaico sostanzialmente funziona, tanto che la produzione da solare è passata dallo 0,24% del totale del 2009 all'8,7% stimato nel 2014, crescendo dunque di 36 volte». «Il dato di Moroni, che si occupa di grandi impianti, comprende anche problemi che portano a riduzioni delle performance molto lievi, ma di certo un problema di installazioni che non mantengono le promesse c’è».

Gli inconvenienti più frequenti? «Quelli dovuti a scarsa qualità dei materiali, cattiva installazione, problemi alle cabine inverter. Difetti – spiega Moroni a QualEnergia.it - che possono compromettere di molto la produttività» con un calo di efficienza non dovuto solo ai normali parametri di degradazione ma che unito alle installazioni non sempre ottimali «può portare a perdite anche del 60-70% nel modulo» con un calo di produzione complessiva del 20-30%.

Effetto boomerang
Un bel problema. Anche perché con i tagli ai sussidi appena disposti con il decreto spalma incentivi (quello che dovrebbe servire a finanziare il taglio del 10% alle bollette delle piccole medie imprese promesso dal governo) massimizzare la produzione degli impianti, specie di quelli un po' vecchi ma che possono godere ancora di un residuo di incentivazione, potrebbe essere addirittura - notano gli analisti - «una questione di sopravvivenza» per gli aveva confidato invece in un flusso continuo di introiti.
Certo, come spesso accade in questi casi il mercato ha il suo premio di consolazione. Per ogni macchina rotta c'è qualcuno disposto a ripararla. Sta dunque nascendo e crescendo il business della manutenzione anche per i pannelli solari. E, collegato ad esso, quello del riciclo, con tutte le incognite che il nostro Paese ben conosce quando si parla di corretto smaltimento. Che anche in questo caso è imposto da precise norme di legge entrate ufficialmente in vigore già da qualche anno con la prevista obsolescenza delle nostre installazioni.

Business del riciclo
Un settore che comincia a far sentire il suo peso, e che ha solide basi per svilupparsi ulteriormente. Si legge nell'ultimo Solar Energy Report del Politecnico di Milano che alla fine dello scorso anno erano già attivi 93 operatori nei servizi «post-vendita» per impianti fotovoltaici, un terzo dei quali specializzati in manutenzione e riparazione tecnica (O&M, Operation and maintenance) con un giro d'affari stimato già oggi in circa 400 milioni di euro l'anno, di cui 20 milioni solo per il riciclo dei pannelli non più recuperabili. Nel 2016 è attesa una vera e propria ondata nelle necessità di manutenzione e sostituzione quando scadranno i primi cinque anni di vita critica degli impianti installati grazie ai sussidi del secondo e terzo conto energia (lo scorso anno si è arrivati al quinto e, almeno per ora, ultimo).

D'altra parte per i gestori dei pannelli solari e dei relativi sistemi (gli inverter, le connessioni, le interfacce con la rete pubblica) non è solo una questione di efficienza e di prolungamento della redditività. La legge impone, appunto, precisi adempimenti. I Decreti interministeriali del 5 maggio 2011 (Quarto conto energia) e del 5 luglio 2012 (Quinto conto) sanciscono, per gli impianti funzionanti dal 1° luglio 2012, l'obbligo per i produttori dei pannelli o comunque per chi si fa carico del commercio, di aderire a un Sistema/Consorzio che ne garantisca il recupero e il corretto riciclo a alla fine della loro vita operativa. Tutto ciò sulla base di un registro certificato pubblicato dal Gestore dei Servizi Energetici (Gse).

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