Economia

Dossier «Registrazioni con meno burocrazia»

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    «Registrazioni con meno burocrazia»

    Paese che vai registrazione che trovi. E dossier che devi preparare, con tutto il fardello di documentazione che serve conoscere. Spesso nella lingua originale perché in paesi come la Cina, ma anche il Giappone o l’India, le norme non sono in inglese, ma nella lingua ufficiale del paese e tutta la documentazione va presentata nella stessa lingua. Che significa, per un’azienda, dover trovare persone estremamente competenti da un punto di vista tecnico, ma anche linguistico.

    Per le imprese è arrivato il momento che le istituzioni europee negli accordi bilaterali con Cina, Stati Uniti e altri paesi aprano un capitolo sui vari aspetti regolamentatori perché questa situazione sta causando un vero e proprio «svantaggio competitivo», come dice il vicepresidente di Federchimica, Paolo Lamberti, proprio perché l’export è trainante per l’industria chimica. E lo è spesso in paesi come la Cina e gli Stati Uniti. A non essere trainanti sono invece le registrazioni che oggi creano una barriera in più quando si deve andare fuori dalla Ue, ossia fuori dall’area dove è valido il Reach (ossia il regolamento europeo concernente la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche).

    «In Cina, per esempio - racconta Lamberti –, devono essere registrate tutte le sostanze nuove, quelle che non sono inserite nell’inventario dei prodotti chimici cinesi. L’azienda straniera che deve eseguire la registrazione si trova così di fronte a una situazione difficile per un duplice motivo: in parte perché la registrazione deve essere fatta solo in cinese, in parte perché è necessario indicare tutti i costitutivi del prodotto nei minimi dettagli e i test devono essere fatti in laboratori cinesi. Questo rappresenta una chiara diffusione di aspetti riservati che dà la possibilità alle autorità cinesi ma soprattutto agli intermediari di incamerare informazioni sui prodotti». Per quanto le informazioni vengano trasmesse alle autorità ai fini della registrazione, certamente le imprese si vedono costrette a cedere dati che sono spesso frutto di molti investimenti in ricerca e sviluppo.

    La situazione è quindi molto delicata. E anche considerando paesi, come gli Stati Uniti, dove il processo è più semplice, tuttavia il momento della registrazione, negli Usa chiamata notifica, rappresenta sempre un dispendio di energie e costi importante. «Viene fatta per quelle sostanze di nuova sintesi – continua a raccontare Lamberti – e ha un costo fisso di 2.500 dollari. A differenza del Reach, negli Stati Uniti i dati che devono essere notificati sono proposti dalla Società notificante che indica a quale famiglia chimica appartiene il prodotto, l’impiego che se ne vuole fare e i quantitativi da immettere sul mercato. È colui che notifica che prende gli impegni su cui le autorità fanno i controlli, secondo un sistema molto pragmatico».

    Due esempi, quello cinese e quello americano, che raccontano due approcci molti diversi, ma che per le imprese hanno la medesima conseguenza: più burocrazia. Per questo sarebbero «utili sistemi di registrazione prodotto simili al Reach o che quantomeno consentano a chi ha una registrazione secondo Reach di non doverne fare altre - osserva Lamberti -. È arrivato il momento che le istituzioni europee negli accordi bilaterali con Cina, Stati Uniti e altri paesi aprano un capitolo sui vari aspetti regolamentatori, altrimenti le imprese si trovano a dover subire altri costi aggiuntivi e ad avere uno svantaggio competitivo forte».