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Brasile, il business dei Giochi

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Brasile, il business dei Giochi

  • –Roberto Da Rin

ripresa appesa ai Giochi

Le Olimpiadi 2016 potrebbero rilanciare l’economia in stagnazione soprattutto dopo il processo di deindustrializzazione

Un 2015 di attese ma soprattutto grandi eventi: politici, economici e sportivi. Il Brasile, ancora una volta, torna sotto i riflettori internazionali. Innanzitutto l’insediamento della nuova presidenza, il re-insediamento per l’esattezza, dato che Dilma Rousseff (nella foto a fianco)○guiderà il Brasile per altri quattro anni.

Poi l’auspicata ripresa economica di un Paese il cui Pil, nel 2014, è cresciuto solo dello 0,12%. E che quest’anno, se le previsioni degli economisti sono corrette, guadagnerà solo qualche posizione.

Infine il 2015 è la vigilia di un appuntamento epocale, le Olimpiadi 2016 che si svolgeranno a Rio de Janeiro. Il proscenio di questo grande show sarà Copacabana, una delle spiagge più famose del mondo. «Belvedere sul blu» nella lingua quechua.

I lavori saranno consegnati in tempo? Le polemiche sono già ripartite, molto simili a quelle dello scorso anno, in occasione dei Campionati del Mondo di calcio. Cambiano gli attori, ma il film resta identico. Non più la Fifa (Federazione calcio internazionale) ma il Cio, il Comitato olimpico internazionale. Tutti contro la cidade maravilhosa, tanto che il vicepresidente del Cio, John Coates, è stato costretto a correggere il tiro: «I preparativi vanno meglio». Il budget olimpico è di 12 miliardi di dollari, una torta enorme. La metà sarebbe finanziata da gruppi privati.

Il sindaco di Rio de Janeiro, Eduardo Paes, annuncia un programma ambizioso: «Diverremo un esempio urbanistico, superemo Barcellona 92». Sono 52 le grandi opere, da consegnare in due tempi: settembre 2015 e giugno 2016.

Un ruolo importante sarà giocato dal ministro dello Sport, George Hilton, 43 anni, appena nominato da Dilma Rousseff. Una figura controversa, quella del ministro: pastore evangelico, esponente di un piccolo partito, il Prb, partito repubblicano brasiliano. Non possiede alcuna esperienza sportiva, eppure Hilton, oltre alla più potente chiesa pentacostale del Paese dovrà veleggiare tra mille difficoltà nel condurre in porto i giochi olimpici. E a proposito di navigazione perigliosa ...le prime obiezioni sono arrivate dal velista svizzero Yannick Braulic. Che ha fatto sapere all’agenzia di informazione Swissinfo un dato inquietante:  nella spiaggia di Flamenco sono stati ritrovati batteri pericolosi. Quello di Kpc sarebbe addirittura resistente agli antibiotici.

Insomma l’inquinamento pare il primo nodo tanto che il Cio ha già annunciato la ripulitura delle acque dai rifiuti più tossici e pericolosi.

L’economia è l’altra faccia di un prisma complesso: «La Banca centrale del Brasile conta 379 miliardi di dollari di riserve, dieci volte più alte del 2002. E questo è un fattore di stabilità. Ma l’inflazione resta un elemento di estrema preoccupazione, sempre vicino al 6% , con una bolla immobiliare che ha gonfiato i prezzi delle case di Rio de Janeiro e di San Paolo e da troppo tempo non perde volume. Non solo. «È in corso un pesante processo di deindustrializzazione - spiega un diplomatico alla Farnesina che chiede di non essere citato - le cui conseguenze non lasciano presagire una ripresa in tempi rapidi».

Dopo 10 anni di crescita vigorosa i consumi delle famiglie sono in diminuzione e, in molte regioni del Paese, è in corso una palese contrazione della produzione industriale con investimenti in netto calo. «Negli ultimi tre anni sono stati persi 190mila posti di lavoro - spiega l’economista Benjamin Steinbruch - e ciò rivela la serietà della crisi del Paese. È come se due imprese della dimensione di Petrobras avessero chiuso i battenti».

Eppure al di là delle criticità gli osservatori più ottimisti ricordano che il settore minerario, quello aerospaziale e quello agricolo continueranno a trainare l’economia di un Paese grande 27 volte l’Italia. Duecento milioni di abitanti, in gran parte giovani. La sintesi di questo Paese-continente è «lirismo e innovazione», scrive Ferreira Gullar, uno dei più grandi poeti brasiliani.

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