Economia

Contratti, salta il tavolo dei chimici per il nodo degli aumenti

  • Abbonati
  • Accedi
rinnovi

Contratti, salta il tavolo dei chimici per il nodo degli aumenti

  • –di Cristna Casadei

Il contratto dei chimici non supera l’incontro di verifica sull’inflazione: salta il tavolo tra Federchimica e Farmindustria e i sindacati (Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil). In questa fase di congiuntura economica difficile l’aumento è un tema sensibile. Per i lavoratori certamente, ma anche per le imprese che hanno chiamato i sindacati per discutere dello scostamento troppo alto, a vantaggio dei lavoratori, tra l’inflazione reale e quella prevista.

Del resto c’è una norma contrattuale che lo prevede, ossia l’art. 69 ultimo comma ccnl chimico-farmaceutico. Secondo questa norma entro i primi mesi del terzo anno di vigenza del contratto le parti nazionali si incontrano per prendere atto degli eventuali scostamenti significativi tra inflazione prevista e reale ed attuare la correlata variazione dei minimi da realizzarsi entro la medesima vigenza contrattuale.

Le differenze ci sono, inutile negarlo. L’ultimo contratto, siglato a settembre del 2012 e in vigore fino a dicembre di quest’anno, prevedeva un aumento medio di 148 euro in 4 tranche, di cui due sono già state corrisposte e due devono ancora esserlo, una dal primo gennaio e l’ultima da ottobre di quest’anno. In una nota congiunta, Federchimica e Farmindustria dicono che «lo scostamento in atto tra inflazione prevista al momento del rinnovo del ccnl chimico-farmaceutico e inflazione reale relativa al biennio 2013/2014 e prevista per il 2015, terzo anno di vigenza contrattuale, si presenta considerevole». Il caso è eccezionale, si tratta della prima volta che le parti si ritrovano a dover discutere in un incontro di verifica un conguaglio secondo cui i lavoratori hanno ricevuto un aumento più alto - basato sull’inflazione programmata - di quello che avrebbe generato l’inflazione reale. In genere è sempre avvenuto il contrario. Come scrivono le imprese questa situazione «richiede quindi la necessità di impegnarsi per individuare tempestivamente soluzioni anche innovative ma rispettose delle disposizioni normative e contrattuali vigenti».

L’incontro decisivo, la scorsa settimana però per i sindacati si è trasformato in «un’occasione persa. È mancato il coraggio – sostengono Emilio Miceli, Sergio Gigli, Paolo Pirani, rispettivamente segretari generali Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil -, è mancata quell’autonomia che ha da sempre contraddistinto le relazioni industriali nel sistema chimico-farmaceutico che ha permesso uno sviluppo di modelli di relazione in grado di valorizzare il lavoro e l'impresa». Quindi? «Si è aperta una fase nuova, piena di incognite, che rischia di fare arretrare e non progredire le basi su cui si regge il contratto nazionale», continuano i sindacalisti che avevano proposto di «anticipare la scadenza del contratto del settore chimico-farmaceutico, procedendo da subito alla apertura del negoziato per il rinnovo».

Sorprese le imprese che precisano: «Nell’incontro del 12 gennaio non era in discussione l’anticipo della scadenza del contratto, ma l’individuazione di soluzioni concrete e coerenti con le regole definite dalle parti, regole che fra l’altro nella scorsa vigenza contrattuale erano state puntualmente applicate per riconoscere un incremento retributivo aggiuntivo ai lavoratori del settore. Federchimica e Farmindustria ritengono che credibilità e trasparenza siano fondamentali per la sopravvivenza di un sistema di relazioni industriali utile e costruttivo». Per questo Federchimica e Farmindustria «si augurano che questo possa essere considerato uno spiacevole incidente di percorso e che emerga al più presto una reale volontà di rispettare le intese sottoscritte nel ccnl, condizione indispensabile per salvaguardare il positivo sistema settoriale di relazioni industriali».