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Plafond alternativi per la Sabatini bis

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Plafond alternativi per la Sabatini bis

LE ALTRE MISURE

Ultime limature al decreto:

potrebbe saltare la norma che affida all’Istituto di tecnologia la commercializzazione dei brevetti del sistema pubblico

ROMA

Finanziamenti agevolati per i macchinari industriali con condizioni più vantaggiose. Potrebbe essere questo l’effetto della norma sulla “Sabatini bis” inserita in extremis nel decreto su banche e investimenti approvato martedì dal consiglio dei ministri. Decreto che ancora ieri risultava in via di perfezionamento da parte degli uffici legislativi e che potrebbe dunque contenere nella veste finale qualche modifica rispetto alla versione entrata in Cdm. Potrebbe uscire, ad esempio, la norma che affiderebbe all’Istituto italiano di tecnologia di Genova la commercializzazione dei brevetti di enti di ricerca, università e ricercatori del sistema pubblico. Sempre alla fondazione finanziata dal ministero dell’Economia spetterebbe la regia per la costituzione di «reti tecnologiche e di ricerca» con le imprese.

Quanto all’acquisto o al leasing dei beni strumentali definiti dalla “Sabatini bis”, il nuovo decreto dispone che i contributi statali per abbattere il tasso di interesse siano riconosciuti alle Pmi anche per finanziamenti che non rientrano nel plafond di provvista costituito a questo scopo dalla Cassa depositi e prestiti (2,5 miliardi iniziali poi raddoppiati con la legge di stabilità). Una norma sollecitata con forza dalle società di leasing. In sostanza le banche e gli intermediari finanziari potranno ricorrere ad una raccolta di provvista alternativa a quella della Cassa Depositi e Prestiti, ad esempio della Bce o della Bei, senza la necessità di stanziamenti di risorse finanziarie da parte dello Stato.

Secondo un’elaborazione di Assilea, che raggruppa gli operatori di leasing, per un finanziamento a 5 anni attualmente il costo di provvista Cdp è pari a 0,70% (dato al 20 novembre 2014) a cui aggiungere l’Euribor a 6 mesi pari a 0,18%. Con la provvista Bce invece si arriva a 0,10% mentre in caso di provvista Bei a 0,48% (0,30% + Euribor 6mesi 0,18).Con uno spread del 2% e un costo del bene finanziato pari a 100mila euro, secondo i calcoli di Assilea, in caso di provvista Cdp la quota interessi restituita dalla Pmi alla banca sarebbe pari a circa 8mila euro, mentre in caso di provvista Bce pari a 5.865 euro e in caso di provvista Bei a quasi 7 mila.

«Ci sarebbero vantaggi per le Pmi che sono i clienti finali - commenta il d.g di Assilea Gianluca De Candia -. L’effetto sarebbe una maggiore concorrenza sul mercato. Teniamo conto anche che attualmente per gli intermediari finanziari che attingono alla provvista Cdp è richiesto il ricorso a una fideiussione bancaria. Ora, ricorrendo a provviste alternative, questo passaggio che allunga i tempi potrebbe essere tagliato».

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