Nel processo per l’inquinamento dell'Ilva in corso a Taranto, il giudice dell'udienza preliminare, Wilma Gilli, stoppa le richieste di risarcimento danni avanzate nelle precedenti udienze dalle parti civili. Un colpo di scena giudiziario che arriva alla vigilia del vertice di oggi a Palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi, il ministro Federica Guidi, i commissari straordinari e i vertici di Cassa Depositi e Prestiti e Fondo strategico italiano nella quale l’esecutivo metterà a punto gli emendamenti al decreto legge sull'Ilva attualmente al vaglio del Senato. Aldo Di Biagio, vice presidente della commissione Ambiente del Senato, sollecita in proposito «una coordinata celerità» evidenziando come sia «indispensabile una vera e propria cabina di regia a Palazzo Chigi che coordini tutti gli interventi e gli attori istituzionali coinvolti».
Lo scossone giudiziario di ieri è il secondo nella lunga vicenda Ilva. A dicembre 2013, infatti, la Corte di Cassazione annullò senza rinvio il sequestro per 8,1 miliardi di euro disposto per danni ambientali dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, sui beni delle società Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva. Accogliendo le richieste presentate dagli avvocati delle società, il gup Gilli ha deciso che Riva Fire, capogruppo, e Riva Forni Elettrici, azienda controllata, vanno escluse dalle pretese risarcitorie in quanto nella primavera del 2012 non furono coinvolte nell'incidente probatorio che riguardò solo Ilva. Quest’ultima adesso è esclusa perchè dal 21 gennaio scorso è cambiato lo stato giuridico della società: è infatti in amministrazione straordinaria. Restano quindi le eventuali responsabilità penali dei singoli, ma per i risarcimenti le parti civili che si ritengono lese o dovranno procedere nei confronti dei singoli, oppure fare istanza al Tribunale fallimentare di Milano che sovrintende alla procedure dell’amministrazione straordinaria. In questo modo non vengono violate le pari condizioni che la norma prevede per tutti i creditori.
Erano state più di un migliaio le parti civili che al gup avevano chiesto l'ammissione al giudizio. Il magistrato aveva poi ridotto il numero a circa 600 accettando le richieste degli enti locali, dei ministeri dell'Ambiente e della Salute, dei sindacati metalmeccanici, dei movimenti ambientalisti e di varie associazioni di categoria. Oltre 30 miliardi l'ammontare dei risarcimenti chiesti, di cui 10 da parte dei ministeri e 10 a testa da parte di Comune e Provincia di Taranto. Risarcimenti che già apparivano problematici e la cui esigibilità adesso è ancora più incerta.
Il vertice di oggi a Palazzo Chigi dovrebbe invece sbloccare i 150 milioni dell’accantamento Fintecna che saranno liquidità per l'Ilva con la conversione del decreto. Ma all'ordine del giorno c'è anche la costituzione, con Cdp e Fsi, della società per la patrimonializzazione e ristrutturazione delle imprese in base all'Investiment Compact che dovrebbe debuttare entrando proprio nella newco dell'Ilva.
Quest'ultima prenderà in fitto gli impianti dall'amministrazione straordinaria che ha avuto dalle banche disponibilità su ulteriori linee di credito. L'Ilva è con le casse vuote come dimostrano le proteste di indotto e trasportatori che da diversi giorni hanno ridimensionato l’attività nel siderurgico. Chiedono certezze su pagamenti e crediti maturati. I trasportatori stamattina effettueranno blocchi lungo le statali alle porte di Taranto.
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