Economia

Effetto domino sui poli minori

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Effetto domino sui poli minori

  • –Emanuele Scarci

INDUSTRIA

Bianchi (Cfi): troppi

eventi internazionali

non hanno i requisiti adeguati È necessario rispondere
a esigenze di sistema

MILANO

Dal piano straordinario del governo pioggia di milioni per una quarantina di grandi manifestazioni fieristiche mentre per le altre rimane la speranza di intercettare qualche rivolo dei fondi ordinari. Un obiettivo anche per i quartieri che da troppo tempo vivono una crisi profondissima causata dalla recessione.

Negli ultimi anni l’effetto domino ha colpito dalla Sicilia alla Lombardia: recentemente hanno alzato bandiera bianca Brixia- Fiera di Brescia (con la sua fiera internazionale delle armi leggere Exa, trasferita a Vicenza)e Reggio Emilia che cerca di uscire dal tunnel con lo strumento del concordato; in difficoltà anche la Fiera di Cesena che ha ceduto, almeno temporaneamente, il gioiello MacFrut a Rimini, a sua volta oggetto di un processo di privatizzazione per iniziativa del suo azionista; difficoltà diverse anche per la Fiera del Levante di Bari, per il Salone nautico di Genova e la Fiera di Roma e diversi altri quartieri. A Palermo invece dopo sette anni di chiusura, dovrebbe riaprire i battenti, per un evento, la Fiera del Mediterraneo (almeno su una porzione del spazio disponibile).

Il Piano straordinario del Governo - osserva Franco Bianchi, segretario generale di Cfi, l’agenzia di Confindustria per le fiere - ha messo al centro gli organizzatori di eventi e le associazioni di riferimento ma non ha eliminato il piano ordinario che prevede risorse per l’incoming di qualche manifestazione particolare o roadshow promozionali».

«La crisi - interviene Paolo Lombardi, consigliere di Fondazione fiera Milano - ha messo alle corde i quartieri che non hanno in calendario eventi legati a distretti produttivi. I piccoli quartieri hanno maggiori possibilità di sopravvivenza se si specializzano». Lombardi cita i casi virtuosi dei poli di Cremona con la fiere zootecniche e gli strumenti musicali, di Expo Riva Schuh con l’evento internazionale sulle calzature oppure Villa Erba con le manifestazioni sul tessile. «Alla fine - conclude Lombardi - ci sono quartieri marginali che vanno avanti grazie a calendari legati ai beni di consumo, ma si rischia molto».

«In Italia - conclude Bianchi - abbiamo in calendario 200 fiere internazionali contro le 130 della Germania. Sono troppe e molte prive dei requisiti necessari. La verità è che diverse non rispondono a esigenze di sistema e non si può sopravvivere sperando nel finanziamento delle camere di commercio o dell’ente locale».

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