Economia

L’indotto pronto a tornare in piazza a Roma

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Lavoro

L’indotto pronto a tornare in piazza a Roma

  • –Domenico Palmiotti

LE MANIFESTAZIONI

Oggi in programma nuovi blocchi dei Tir lungo

le strade regionali. Ma venerdì

gli imprenditori potrebbero

manifestare nella Capitale

TARANTO

Sale di tono a Taranto la protesta dell’indotto e dei trasportatori Ilva per i lavori non pagati dall’azienda. Dopo la marcia sulle statali per Bari e per Reggio Calabria effettuata giovedì scorso da 150 Tir, stamattina i mezzi pesanti invaderanno di nuovo le due strade alle porte della città e poi convergeranno verso il municipio dove tra le 11,30 e le 12 si terrà un sit-in al quale prenderà parte anche Confindustria Taranto.

È quindi finita, per ora, la parziale tregua concessa all’Ilva attraverso il transito dei mezzi e dei materiali indispensabili. L’azienda dal 21 gennaio è in amministrazione straordinaria con uno stato di insolvenza di 3 miliardi di euro dichiarato dal Tribunale di Milano, ma da oggi, e sin quando non arriveranno risposte dal governo e dai commissari, la protesta si inasprirà riducendo ulteriormente il movimento di materie prime e merci. Nell’assemblea svoltasi ieri sera nella sede di Confindustria Taranto sono state infatti annunciate «azioni anche clamorose che andranno avanti fino all’ottenimento di garanzie e risposte certe». Non si esclude che venerdì gli imprenditori, stavolta anche con i trasportatori, possano tornare a manifestare a Roma dopo il sit-in del 19 gennaio in piazza Montecitorio. Venerdì è previsto un nuovo vertice sull’Ilva tra governo, Cassa depositi e prestiti e commissari. «Il contenuto di alcuni emendamenti, peraltro ancora nell’alveo delle ipotesi» e «le misure che si avanzano a tutela dei crediti» non vanno, secondo Confindustria Taranto e trasportatori, «nella direzione auspicata dalle imprese dell’indotto, in crisi di liquidità ormai da troppi mesi». Con le ultime proposte di modifica al decreto legge sull’Ilva presentate dai relatori (i senatori Salvatore Tomaselli e Albert Laniece), si aumenta infatti da 24 a 30 milioni la copertura del Fondo centrale di garanzia per le imprese e si introduce la prededuzione per i crediti riferiti a lavori di risanamento ambientale effettuati nel siderurgico prima dell’entrata in vigore dell’amministrazione straordinaria. Queste misure, però, vengono ritenute molto parziali perché lasciano scoperta la gran parte dei crediti, a Taranto pari a circa 150 milioni solo per la parte industriale. «Le imprese fanno ancora appello al premier, ai ministri competenti, ai commissari Ilva, affinché trovino la soluzione per corrispondere a questa numerosa platea di imprese e di lavoratori quanto loro dovuto per lavori realizzati a costo di enormi sacrifici» scrive Confindustria Taranto.

La mancanza di liquidità resta il principale problema dell’Ilva. Nell’immediato potrebbero affluire solo gli ulteriori 160 milioni messi a disposizione dell’azienda dalle banche, mentre per i 156 accantonati da Fintecna, sebbene sia stato proposto lo svincolo dai pareri preliminari dell’Avvocatura dello Stato e del ministero dell’Ambiente, si deve comunque attendere che il decreto sia convertito in legge, il che dovrebbe accadere ai primi di marzo. Più complesso, invece, il discorso relativo ai 500 milioni che Cassa depositi e prestiti potrebbe garantire all’Ilva con la garanzia dello Stato. «Sull’Ilva partecipiamo al cantiere delle idee e diamo il nostro supporto, ma il tema dell’utilizzo delle risorse è più complicato» dice l’ad di Cdp, Giovanni Gorno Tempini, intervenendo al Global Connectivity Forum 2015 organizzato dal Sole 24 Ore, riguardo un possibile intervento sulla partita dell’Ilva. «È un sentiero più stretto che comunque esiste – precisa Gorno Tempini –. Ma deve essere opportunamente costruito: si sta lavorando sulle garanzie».

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